@noncha di Widows ne parlano male tutti, e mi dispiace che McQueen si stia perdendo visto che Hunger e soprattutto Shame sono due dei film più belli del nuovo millennio.
Io intanto ricomincio a fare megapost che coi post singoli mi caga ancora meno gente
Benny's Video, di
Michael HanekeMi sono accorto solo ora della chiara ed evidente influenza bressoniana su Haneke - ed effettivamente sono andato a cercare i suoi film preferiti e i primi sono proprio due film di Bresson. Non che la glacialità degli attori raggiunga la non-recitazione bressoniana, ma l'idea è più o meno quella, così come il discorso sulla violenza umana viene dal maestro, pur reso da Haneke molto più scioccante (il film si apre con una ripresa di un maiale sgozzato), meno "spirituale" e più metacomunicativo. Ancora più potente, allora, coinvolgere in questa riflessione un adolescente (in altri casi Haneke ci butterà in mezzo addirittura i bambini, figure intoccabili ed innocenti per la nostra cultura).
Ma rimanendo al film, Benny's Video contiene già quell'ossessione per il video, appunto, che sarà alla base del suo capolavoro Caché di lynchiana memoria, ha un Arno Frisch che, prima di essere in tutt'altro modo protagonista di Funny Games, anticipa la Isabelle Huppert solitaria di La Pianiste in qualche suo "svago", e detto ciò forse Benny's Video non è incredibile come i film appena citati che lo succederanno, ma si parla comunque di un'opera magnifica sulla cattiveria umana che non fa che espandersi col tempo.
Far From Heaven (Lontano dal paradiso), di
Todd HaynesHaynes cerca di recuperare gli stilemi sfarzosi del cinema anni '50 e, se sulle prime pensavo che avrei odiato l'operazione, proseguendo ho potuto poi constatare che lo ha fatto per parlare di quegli argomenti che ai tempi non potevano essere trattati con questa chiarezza; omosessualità, razzismo, adulterio. Il dramma della storia è vivo e vero, il film non è mai melenso e tutta la tecnica impiegata finalmente ha un senso a livello contenutistico e non solo per esibizionismo e vanto. I tre attori protagonisti sono eccezionali, la fotografia è dell'altro mondo; che dire, finalmente un Todd Haynes che mi piace veramente (ma dovrei pure rivedere il film su Bob Dylan visto che non lo vidi nelle migliori condizioni)
Sinister, di
Scott DerricksonIo non so perché ma non indovino mai i colpi di scena, tranne che nei film horror
Derrickson fa lo stesso gioco di Wan, ma lo fa ancora meglio. Non c'è un dialogo buttato lì, una scena brutta, una ripresa di troppo (e le sue capacità registiche sono al livello di Wan) e sebbene molta dell'attenzione se la prenda il grande Ethan Hawke, tutti i personaggi secondari hanno senso di esistere. Ma già l'idea alla base del soggetto è vincente, così come singole scene potentissime - dico solo TOSAERBA, e non quello del forum - e fighissima colonna sonora con, su tutte, Gyroscope dei Boards of Canada #altramusica. Uno dei picchi dell'horror più "classico" degli ultimi anni.
First Man (First Man - Il primo uomo), di
Damien ChazelleSono rimasto più che deluso da questo nuovo Chazelle. Si ritorna un po' stilisticamente a Whiplash ma si mantiene (grazie al cielo) l'emotività di La La Land, e devo ammettere che comunque First Man spicca all'interno del trend degli ultimi anni del biopic superintimista, che comunque rischia nelle ellissi temporali e nella sceneggiatura in generale, ma sono stato più a pensare a quello che non c'era piuttosto a quello che c'era. Per carità, suggestiva la parte finale sulla Luna, ma perché si è persa la capacità di parlare di qualunque cosa che non sia l'interiorità dei personaggi? Va bene citare 2001 a ruota, un chiaro "non sono degno", ma per esempio un po' di spazio in più ce lo potevi far vede' a' Chazelle.
Ah, poi attorno ai protagonisti ci sta una valanga di attori sprecatissimi, seppur tutti caratteristi - il perché di 'sta cosa me lo dovrà spiegare
The Usual Suspects (I soliti sospetti), di
Bryan SingerMa seriamente devo parlarne?
Le conseguenze dell'amore, di
Paolo SorrentinoNon mi ero reso conto di quanto fosse bello - ma anche qui ricordo bene che non c'erano le condizioni adatte quando lo vidi. Forse il miglior Sorrentino finora. Rimangono sempre le mie critiche morali al suo superomismo, ma qui è molto mitigato, per certi versi persino negato (anche se quel finale...). Le frasi da lui scritte sembrano non voler per forza diventare aforismi, e le scelte estetiche hanno un senso, che spesso si rivela a poco a poco. Bellissima colonna sonora, una delle sue migliori, e Servillo che lo dico a fare poi, gigantesco
En guerre (In guerra), di
Stéphane BrizéFilm di grande impegno politico come non se ne vedono da nessuna parte oggi. Proteste e lotte operaie che sanno, come si può evincere dal titolo, di bellico, riprese con stile documentaristico, come se si dovesse combattere anche solo per vedere cosa sta succedendo. Si susseguono scene lunghissime dal ritmo forsennato che non stancano mai, con un Vincent Lindon enorme che si trascina dietro gli attori non professionisti attorno a sé in improvvisazioni intense e realistiche. Come si schiera Brizé rispetto alla situazione politica attuale in Francia è chiaro, ma nel finale commette secondo me l'errore di eroicizzare il suo protagonista, indebolendo la forza proletaria che si propone di ricordare al mondo.
Nota a parte: molti sono i legami con 'La classe operaia va in paradiso', che mi hanno ricordato ancora una volta quanto sia immenso quel capolavoro di Petri
Breakfast at Tiffany's (Colazione da Tiffany), di
Blake EdwardsMa seriamente devo parlarne? Pt.2
Dico solo che non l'avevo mai visto e che credo di preferire il Blake Edwards puramente comico (infatti pure Hollywood Party non può mancarmi...), ma Audrey Hepburn è diventata la nuova donna più bella di sempre, oltre che essere strepitosa nel fare per un'ora e mezza l'ingenua che se la fa con i ricchi e per venti minuti la vera donna problematica e malinconica.
Si vede tantissimo poi che è un film tratto da un libro, per la quantità di dettagli, la complessità della trama, e perché praticamente ogni scena rivela qualcosa in più sulla psicologia o sul passato dei protagonisti. Finale bellissimo e gatto rosso meraviglioso.
Unica cosa che contesto forse è la scena in cui la Hepburn canta Moon River, stranamente non mi ha detto molto nell'economia del film.
8 Mile, di
Curtis Hanson#altramusica
Non è poi un film eccezionale, ma fa bene il suo nel descrivere Detroit, un mondo di povertà, disagio, degrado, criminalità, sebbene Curtis Hanson non calchi eccessivamente la mano su nessuno di questi aspetti. La parte più riuscita è indubbiamente quella musicale, e c'è da dire che la famosa battaglia rap finale è scritta e messa in scena alla perfezione. Eminem è molto sincero e molto bravo in questa parte, sicuramente autobiografica, ed il film in sé si regge molto sulle interpretazioni - la regia, infatti, si concentra più sugli attori che su una rappresentazione che potrebbe distrarre lo spettatore; indipendente, anche se non credo proprio che il budget sia da film indipendente.
In ultimo, a parte, ho notato stranissime le somiglianze con Dancer in the Dark, uscito l'anno prima (il lavoro in fabbrica è lo stesso della Selma di Bjork, in più c'è naturalmente la musica, anche se nei due film ha una funzione narrativa completamente diversa)
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