Lucky, di
John Carroll LynchSeconda visione in sala. Non posso che confermare che quest'uomo e questo film hanno un bel posticino nel mio cuore. Una cinica prospettiva sulla vecchiaia e sulla morte che riesce comunque ad essere piena di vita e di gioia - un sentito e sincero aggiornamento del capolavoro di DAVID Lynch 'The Straight Story'. Tutti i comprimari sono fantastici (a David è stata scritta una parte perfettamente su misura) ma ovviamente è il gigante Harry Dean a tenere su Lucky per tutta la sua durata. Altro che non abbia già detto? La prima regia di John Carroll Lynch è ottima, ricercata ma sempre posata, distante da qualunque eccesso, molto da film drammatico della New Hollywood anni '70. Colonna sonora poi fantastica in alcuni dei momenti più toccanti del film. Non c'è una scena da buttare, un frammento che non valga la pena di essere visto.
Streets of Fire (Strade di fuoco), di
Walter HillMa ditelo prima che Hill ha fatto film simili che magari lo apprezzo subito
Voglio rivederlo presto per capire bene quanto sia bello, ma finalmente Walter mi ha stupito, con il mix di generi, la fotografia, la musica. Michael Paré da quel che ho capito è un cane a recitare, ma qui è iconico, perfetto come tutti gli attori, pure Willem Dafoe che rischia di essere una macchietta sopra le righe in stile 'The Crow' e invece funziona come Gary Oldman in 'Leòn', anche grazie alla scrittura fantastica di Hill e Larry Gross. Memorabile e geniale lo scontro finale. Forse un po' troppo lunghe certe sequenze musicali (mi piace con riserve la classica musica anni '80) ma finalmente trovo un film di Walter Hill veramente particolare e entusiasmante, dopo diverse pellicole o datate o troppo nella norma, anche se probabilmente quelle norme le ha inventate lui
L'albero dei frutti selvatici, di
Nuri Bilge CeylanPrima delle mie nuove scoperte all'interno del cinema d'autore europeo. Il turco Ceylan fa un film di più di 3 ore che non si sentono, se ovviamente si sa a cosa si va incontro. Dialoghi lunghissimi e sensazionali, regia magniloquente, ricerca della profondità nei personaggi, con più o meno sottili stoccate politiche al classico paese che sta al passo con l'evoluzione tecnologica pur rimanendo indietrissimo a livello sociale e culturale. Ma in 3 ore c'è spazio per costruire un'opera ampissima che lavora su drammi umani, disagi interiori, religione, sogni, con uno stile inedito e potentissimo. Il protagonista sulle prime non sembra il massimo a livello recitativo (forse anche per colpa del doppiaggio) ma col passare delle ore acquista forza anche lui, e la sua espressività diventa sempre più sensata. La scelta dei corpi e dei volti è accuratissima e il lavoro di approfondimento sui personaggi è davvero enorme, che sia fatto con la scrittura, con la macchina da presa, coi suoni o con la fotografia. Grandissimo cinema
Anon, di
Andrew NiccolDisastro su tutta la linea. Niccol becca qualche scena perché come al solito le sue idee alla base della storia sono geniali, e questo porta a delle trovate interessanti, anche molto critiche, come la fantascienza dovrebbe sempre fare, ma per il resto il film è freddissimo (nel modo sbagliato) e piattissimo, girato peggio delle serie tv di terza lega. Clive Owen non ci prova neanche a recitare, la sceneggiatura è scontata come la merda, poi un fanculo a Netflix è d'obbligo perché se guardo Godzilla o Covenant e sento che avrebbero avuto bisogno del grande schermo la colpa è mia che non sono andato a vederli al cinema, ma loro non li mandano in sala i loro film, quindi fanculo Netflix perché ho avuto per tutto il tempo la sensazione che il mio televisore non fosse abbastanza, la frustrazione di non poterlo vedere gigantesco al cinema, senza poter nemmeno incolpare me stesso visto che un'altra possibilità non c'è mai stata.
Flandres, di
Bruno DumontSeconda delle mie nuove scoperte all'interno del cinema d'autore europeo. Dumont è una sorta di incrocio tra Pasolini, Bresson e Haneke che, almeno in questo film, non arriva nemmeno lontanamente al livello dei suoi maestri (può ricordare anche Kubrick nella ricerca delle inquadrature), pur dimostrando un grandissimo talento. Flandres ha quell'approccio fortemente metaforico e quasi fantastico che hanno certi film di PPP, ha degli attori non professionisti ottimi, che sapientemente Dumont confonde nelle scene di guerra. Quello che non mi ha convinto troppo è il trattamento riservato al personaggio femminile, che è dovuto sicuramente al pessimismo totale del regista, ma per me sfora di molto le barriere della misoginia. Comunque il film è bellissimo, cattivissimo e distruttivo
Venom, di
Ruben FleischerMi aspettavo un 3, e invece è solo un 4,5
Tom Hardy si salva perché è un attore della madonna (nonostante Nolan ce lo voglia far dimenticare coprendogli sempre la faccia) ed anche quando è sopra le righe al massimo funziona, ma il film è quasi tremendo, idiota, pensato male e uscito peggio. La regia e gli effetti speciali sono meglio di quel che mi aspettassi, ma quello scontro finale è tipo la morte del cinema - incomprensibile. Anche Riz Ahmed si comporta bene, è un bravissimo attore, ma il suo cattivo è scritto da decerebrati. Il simbionte Venom poi è forse la cosa più ridicola del film. La vena ironica dei dialoghi cozza proprio frontalmente con tutto il sottotesto dark del film ed è esilarante per quanto fa schifo.
Blow Out, di
Brian De PalmaNon riesco a capire perché continui ad avere voglia di scoprire De Palma anche se mi piace sempre meno
Non che questo Blow Out sia brutto, anzi. Non mi è piaciuta molto la gestione del cattivo di John Lithgow (poca suspense su di lui e così folle da sopprimere il sottotesto cospirativo), Nancy Allen è molto meno brava che in 'Dressed to Kill', e in generale non mi è sembrato dall'essere il miglior De Palma come alcuni - Tarantino - sostengono. Tecnicamente però siamo a livelli eccelsi, ed anche la sceneggiatura, tolto ciò che concerne l'antagonista, è molto buona. Poi John Travolta ovviamente è ottimo. Inoltre spero un giorno di poter vedere in sala un film di De Palma perché la resa dev'essere veramente incredibile.
Back to the Future (Ritorno al futuro), di
Robert ZemeckisPrima visione completa del film. All'inizio mi sembrava irrimediabilmente stupido, invece poi col passare dei minuti si è mostrato sempre più intelligente. Magari me lo sono sognato io ma ci ho visto una bella critica alla famiglia americana media, certo non spietata ma chiara. Esagerato il classico finale con l'eroe che diventa ricchissimo ecc. ma comprensibile, alla fin fine. Mi ha stupito Michael J. Fox, assolutamente fantastico nel ruolo. Ma il trucco dei genitori da vecchi è abbastanza inguardabile
The Party, di
Sally PotterCommedia nera inglese bomba con un cast spettacolare, difficile dire chi sia meglio, probabilmente Cillian Murphy che è il più esilarante, folle e alienato di tutti, ma non si può dimenticare un Bruno Ganz fuori dal mondo, una Patricia Clarkson cinica e realista, una Kristin Scott Thomas provata emotivamente in tutti i modi, la coppia lesbo della matura Cherry Jones e della misandrica Emily Mortimer, e un Timothy Spall perso nel disagio esistenziale. Bianco e nero stupendo, dialoghi fantastici in tempi ristrettissimi - molto simile a Carnage ma molto migliore, anche se dovrei dargli una seconda chance al film di Polanski. Visto due volte di fila, meno di 70 minuti pazzeschi e finale geniale. Bomba
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