Thief (Strade violente), di
Michael MannNon amo molto il Mann degli anni '80, ma questo debutto è naturalmente molto interessante, mostra già il talento del regista dietro la macchina da presa, la sua voglia di fare excursus nelle vite dei personaggi a costo di lasciare completamente da parte la trama, la grande abilità nel dirigere gli attori. Poi è un film che ha fatto scuola, per la pioggia, la notte, i neon.
Con questo film mi sono accorto che, per me, lo stile narrativo-visivo degli anni '80 è invecchiato molto peggio di quello anni '70 o '60 o '50 o '40. Sicuramente è quello che mi stimola meno
Only Lovers Left Alive (Solo gli amanti sopravvivono), di
Jim JarmuschI miei vampiri preferiti. Adoro il fatto che, nonostante siano superuomini che hanno potuto fare ed avere tutto nella vita, provino un disagio esistenziale comune all'essere umano, ed anche per la loro etica comportamentale è molto facile immedesimarsi. Pur essendo Jarmusch uno degli ultimi veri indipendenti del cinema americano, la sceneggiatura è strutturata alla perfezione: il film ha un movimento meraviglioso, sospeso solo dalle stupende musiche. Tom Hiddleston è ufficialmente uno dei miei nuovi amori gay, e Mia Wasikowska qui è di una bellezza esagerata (di Tilda Swinton inutile parlare
)
Yojimbo (La sfida del samurai), di
Akira KurosawaMazza se ha copiato Leone
Kurosawa da approfondire a tutti i costi, a livello drammaturgico e registico è gigantesco
In Time, di
Andrew NiccolBistrattato, ma è uno di quei film che solo per l'idea di base dovrebbe essere salvato. Siamo d'accordo su alcune ingenuità di scrittura (su tutto, i due eventi scatenanti iniziali, che avvengono troppo troppo velocemente) ma pur avendo un soggetto già visto - come tutti i soggetti del resto - ha una sceneggiatura molto interessante, una grande regia, un Justin Timberlake sorprendente (io pensavo che The Social Network fosse un caso), un gigantesco Cillian Murphy, e spinge tantissimo sulla politica, sull'uguaglianza. Non arriva comunque ad essere spietato, preferendo creare i Bonnie e Clyde moderni, ed anche questo può far storcere il naso, ma io l'ho trovato fantastico
Thor: Ragnarok, di
Taika WaititiConfermo che è un'opera divertentissima, a tratti geniale. Jeff Goldblum alla prima visione non mi aveva convinto, ma a 'sto giro l'ho capito, ed è strepitoso. Fortissimo il fascino della serie B, dell'ironia eccessiva, del non-sense, la Marvel ha capito tutto ormai. Forse Loki diventa troppo una macchietta, ma come detto sopra Tom Hiddleston è un amore e quindi funziona lo stesso
The Human Centipede (First Sequence), di
Tom SixGiusto mix di violenza, schifo e intrattenimento, mentre il secondo spingerà su violenza e schifo e non ci sarà un cazzo da ridere. Dieter Laser merita di essere un'icona, spaventosamente sopra le righe ma perfetto, e Tom Six è un regista molto interessante, ha ottime idee ed anche con la macchina da presa viaggia in maniera molto interessante, raramente inutile e non al servizio della storia
The Inauguration of the Pleasure Dome, di
Kenneth AngerScorpio Rising, di
Kenneth AngerThe Inauguration of the Pleasure Dome è veramente stupendo, una delle cose più pionieristiche che abbia mai visto, ci ho visto tutti i 65 anni di cinema che (ad oggi) lo hanno succeduto: Eyes Wide Shut, Suspiria, The Neon Demon, ma pure Holy Motors assurdamente deve tantissimo alla follia sperimentale di questo cortometraggio.
Scorpio Rising invece mi ha abbastanza deluso, meno interessante nel tema omosessualità, meno avanguardistico e molto più canonico all'interno degli anni sessanta
Shinjuku Swan, di
Sion SonoNon da strapparsi i capelli, ma ha qualche guizzo niente male, e comunque non si avvicina mai ai limiti dell'orrendo come Cold Fish o Himizu. Un film d'intrattenimento weird, la sua opera meno interessante delle 4-5 che ha girato nel 2015 (mi manca però The Virgin Psychics). Ora però bisogna vedere il 2 con Tadanobu Asano, chissà che con il seguito il grande Sion non abbia alzato l'asticella.
Das weiße Band, Eine deutsche Kindergeschichte (Il nastro bianco), di
Michael HanekeHaneke non delude mai. Qui risente già dell'impatto culturale di Béla Tarr, ma lo stile è sempre al 100% il suo. Ecco un esempio di un autore mai virtuoso, seppur faccia cose difficilissime con la macchina da presa. Freddo, pessimista ma mai nichilista, violentissimo psicologicamente e non fisicamente - in questo caso -; anche quando pare voler essere didascalico su un tema come l'educazione sbagliata dei figli, ribalta tutto e porta il cinema al di sopra della solita morale da scuola elementare. Autore miracoloso che riesce pure a rendere perfetta la voce fuori campo; non mi convince in toto il finale, ma bisogna tener conto di quanto Haneke sia stronzo dentro ed accettarlo.
The Meyerowitz Stories, di
Noah BaumbachAdam Sandler sa davvero recitare! Allora Punch-Drunk Love non era un caso!
Baumbach è effettivamente, come ho letto, un Woody Allen con i personaggi di Wes Anderson (in buona parte ideati infatti dallo stesso Baumbach), e soffre un po' l'essere post-alleniano, ma il film è molto divertente, con un grande cast e certe trovate fantastiche
X-Men: Apocalypse, di
Bryan SingerAncora una volta gli X-Men non deludono. La saga ha una marcia i più, e pur avendo evidenti difetti di scrittura (la storia di Magneto è mooolto tirata per i capelli) i personaggi hanno un appeal che nessun altro ramo supereroistico ha, e di certo non su questa scala. I recasting sono veramente eccezionali, avevo molta paura per Sophie Turner come nuova Jean Grey, ma effettivamente il personaggio non ha mai avuto bisogno di grande espressività, e lei è semplicemente perfetta nel ruolo. Si accantonano in parte le tematiche forti che caratterizzano l'universo degli X-Men ma non si manca di fare un film stupendo. La mamma è sempre la mamma.
Apocalisse non è nulla di che, ma comunque niente di paragonabile a certi cattivi di carta di casa Marvel/DC
The Spiral Staircase (La scala a chiocciola), di
Robert SiodmakOriginalissimo thriller/horror/noir che riesce a trattare alla grande il tema diversità, pur rimanendo un prodotto di massa (cosa che l'immenso capolavoro Freaks non era). Forte anche il discorso metacinematografico sull'evoluzione dell'immagine, della fotografia e del suono, molto ben integrato nell'opera.
L'identità del killer è intuibile, ma il regista è eccezionale nel mettere dubbi allo spettatore e nel dare giustizia alla rivelazione. Gli attori poi, oggi non più famosissimi, aiutano a rendere unico il film
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