"Nelle parti vocali di Blue non c'è una sola nota di disonestà , credo. In quel periodo della mia vita ero totalmente priva di difese. Mi sentivo come un involucro di cellophane sopra un pacchetto di sigarette. Come se non avessi alcun segreto da proteggere dal mondo, né potevo fingere di essere forte o felice nella mia vita."
Joni Mitchell a Rolling Stones, 1979
Finalmente mi sono decisa ad aprire questo topic.
Vi chiedo scusa in anticipo, perchè non so esattamente come si faccia a presentare un artista in modo completo, anche perchè, detto sinceramente, ho letto un paio di volte la storia di Joni, ma non saprei tracciare una biografia.
Per cui decido di presentarvi Joni Mitchell, questa magnifica cantautrice folk canadese, nel modo in cui l'ho conosciuta. Cioè con "Blue".
Nel 1970 Joni Mitchell ha già pubblicato tre album: "Song to a Seagull" (1968), "Clouds" (1969) e "Ladies of the Canyon" (1969), ottenendo un grande successo prima con "Both sides now" e poi con "Big yellow taxi", ""The Circle game" e "Woodstock".
Ma la fama sta stretta alla Mitchell, che riguardo a questo periodo dice: "Ero isolata e cominciavo a sentirmi come un uccellino in una gabbia dorata. Non avevo occasione di incontrare le persone. Il successo può emarginarti in tante maniere." E' per questo motivo e per la rottura con il suo compagno Graham Nash che nel 1970 decide di fare un viaggio in Europa, in cui impara a suonare il dulcimer e scrive gran parte delle canzoni di "Blue".
"Blue" in inglese vuol dire (oltre a blu, il colore) depresso, malinconico, giù di tono, che è proprio lo stato d'animo dell'album. Anzi, è più appropriato dire che l'album è il ritratto del blue, la sublimazione della malinconia, impreziosita da una sensibilità e una dolcezza tipicamente femminili.
Non voglio dilungarmi troppo, quindi mi limiterò a dire che quando ho ascoltato questo disco me ne sono follemente innamorata, e piano piano ho imparato a conoscere questa straordinaria artista, raffinata e malinconica, ma soprattutto estremamente sincera: le sue canzoni sono come tristi sussurri rubati alle sue più intime confessioni in cui non ci si può non specchiare.
I suoi dischi sono praticamente tutti meravigliosi fino a Hejira. Poi lo stile inizia a cambiare, avvicinandosi sempre più al jazz, e, personalmente, non riesco ad apprezzarlo.
Joni Mitchell rimane, comunque, un'artista immensa, che vi consiglio caldamente.
Song to a Seagull (1968)
Clouds (1969)
Ladies of the Canyon (1970)
Blue (1971)
For the Roses (1972)
Court and Spark (1974)
Miles of Aisles (live) (1975)
The Hissing of Summer Lawns (1975)
Hejira (1976)