Sganciasi da quel metodo rigidamente conservatoristico su accordi maggiori (nel blues sono comunemente 3) rende, Bonamassa, ancora poco distinguibile ed entrare a pieno titolo nei grandi del blues. Lui ci mette veramente l'anima e in questo brano è sufficientemente palese godere di uno splendido rock-blues accompagnato da una gradevole, ma non perfetta, voce con -finalmente- accattivanti ritmi shuffle/binari di batteria. Ancora oggi, selezionando tutta la sua ricchissima produzione artistica, faccio fatica a ricordarmi di un peculiare brano ed a esaltarmi come spesso mi accade quando faccio girare le traccie di un inossidabile Eric Johnson. Sicuramente un Mio limite. La critica giustamente lo osanna, ma non vi è nulla da recriminare nella sua tecnica: ha un picking con "mano alta" perfetta, braccio immobile e movimento del polso che si alternano metronomicamente negli incroci di cambio corda e presa sul plettro che si alleggerisce nelle pressioni morbide della mano sinistra. Insomma tecnicamente un mostro della perfezione, ma ancora oggi la "setta blues" non lo riconosce come l'erede di quella musica emozionale del delta. Il brano in questione è, in ogni sezione, veramente ben fatto, magari pecca un po' di quell'emozione, rabbia, odio, amore che il blues deve, necessariamente, trasmettere: il solito "limite" di Joe Bonamassa. Brano meritevole come tutto il disco. Jimi TG |