|
26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
|
|
|
( 3451 letture )
|
Il problema principale della carriera solista di Jørn Lande è sempre stato essenzialmente uno: un songwrinting non all’altezza di quello delle band (Ark, Masterplan, etc.) nelle quali ha militato. Se egli è assolutamente inattaccabile quale vocalist puro ed interprete, le composizioni incise sui suoi lavori in proprio, pur essendo solo raramente brutte, sono sempre state complessivamente di qualità media; troppo media. Quando la carriera personale di un certo soggetto, specialmente se molto dotato, diventa lunga molti anni e si scontra con episodi di livello assoluto ai quali ha partecipato, ma firmati da altri, lo sfornare prodotti in serie semplicemente piacevoli, diventa insufficiente. Dopo una sfilza di album più o meno tutti segnati dalle stigmate della mediocrità, il nuovo lavoro, denominato Traveller, era chiamato a segnare un punto di svolta per una carriera sulla quale aleggia anche l’ombra del fantasma della clonazione di Ronnie James Dio. Almeno stavolta, il vocalist norvegese sarà riuscito a far centro pieno?
Mutata la formazione della sua band con gli innesti del chitarrista Trond Holter e del bassista Bernt Jansen dei Wig Wam (mentre il batterista Willy Bendiksen ha lasciato pochi giorni dopo l’uscita dell’album), Jørn mette insieme un nuovo lotto di pezzi che, come al solito, risulta sempre avvincente ai primi ascolti. Ciò in quanto gli stessi sono basati su temi correttamente costruiti, altrettanto correttamente arrangiati, suonati forse meglio rispetto al passato, specialmente per ciò che attiene agli assoli di chitarra, talvolta con accenti sinistri come li si intendeva un tempo e nobilitati dalla prestazione del nostro, sempre appagante da ascoltare. Questo dovrebbe risultare vero specialmente per quella fascia di ascoltatori provenienti, o comunque rapiti, da una certa musica anni 80 che ha proprio nei lavori di Dio il suo perché più profondo. Dieci canzoni senza pecche evidenti, per la grandissima parte basate su mid-times dall’incedere maestoso, con momenti quasi di felicità per il tipo di ascoltatore di cui sopra, quando sfilano in parata Overload, Cancer Demon, Traveller e tutte le altre, ognuna col loro sapore a cavallo tra hard rock e metal, con canzoni dense di pathos e melodia, tutte invariabilmente “giuste” e con la sola Monsoon -ma siamo già quasi in chiusura- ad incepparsi leggermente per poi lasciare che i giochi musicali vengano chiusi da The Man Who Was King, closer affidabile nella sua prevedibilità e sentito omaggio al suo mentore/ispiratore, anche nel testo. Ecco, proprio in queste due ultime affermazioni, sta il punto nodale della discussione circa Traveller. Ascoltando il disco, infatti, è automatico che vengano in mente Rainbow, Black Sabbath dell’era Dio e Ronnie James Dio stesso, tanto che se Jørn avesse fatto uscire Traveller a metà anni 80 e con la produzione del tempo, sarebbe stato veramente difficile stabilire al buio se si trattava di uno spin-off della carriera di Ronnie, od un prodotto autonomo da lui e dal suo entourage. Le canzoni sono belle, ma manca ancora il guizzo di classe superiore. Inteso come lavoro-omaggio è eccellente e, inoltre, può solo insegnare a tanti come si pensa una canzone e poi la si traduce su disco curandone ottimamente ogni aspetto, ma è solo questo che dobbiamo aspettarci da Jørn? È questo tutto ciò di cui può o deve accontentarsi? Di una carriera solista che è solo un omaggio al più grande eroe dell’Olimpo metallico e nulla più?
Ancora una volta, per stabilire se vale la pena disturbare il sonno profondo delle tarme che riposano beate all’interno del portafogli, è necessario stabilire con cura le proprie priorità. Se ai suddetti animaletti non dispiace troppo essere importunati per qualcosa di valido, ma non oltre un livello di conclamata ed apprezzabile professionalità, che può molto validamente far compagnia anche a distanza di tempo, se ascoltato con parsimonia dopo il primo entusiasmo e capace di far annusare ancora un po’ del profumo dei tempi andati, allora il vostro allevamento di lepidotteri può anche essere smosso. Se invece state curando da tempo le vostre camole e siete disposti a scomodarle solo per qualcosa di destinato a restare nel tempo, che mostri con chiarezza segni di ispirazione divina non riconducibili soltanto a Dio inteso come vocalist, allora lasciate che si moltiplichino e continuino a pascersi placidamente delle vostre banconote. Per album con le caratteristiche appena enucleate, ci ha già pensato il vecchio Ronnie e, probabilmente, avete già acquistato tutto.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Overload 2. Cancer Demon 3. Traveller 4. Window Maker 5. Make Your Engine Scream 6. Legend Man 7. Carry the Black 8. Rev On 9. Monsoon 10. The Man Who Was King
|
|
Line Up
|
Jørn Lande (Voce) Trond Holter (Chitarra) Jimmy Iversen (Chitarra) Bernt Jansen (Basso) Willy Bendiksen (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|