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ProgressiveXperience - Inspectra
( 1360 letture )
Il terzo disco per una band spesso è la prova del 9, quell’uscita che di frequente nella storia (e in modo particolare nel progressive) ha segnato il capolavoro della formazione o l’inizio del filone definitivo. I ProgressiveXpirience raggiungono questo importantissimo traguardo dopo sette anni dal debutto. Dopo le prime due release, avvenute nell’arco di un anno, abbiamo perso le loro tracce; in molti forse li avranno dati per dispersi, ma ecco che nel 2013 la combo fiorentina rilascia Inspectra, un concept album ambientato nella San Francisco degli anni ‘50.

Iniziamo parlando dell’artwork, una immagine fotografica che inquadra quello che è divenuto il simbolo principale di San Francisco, il Golden Gate, incorniciato da una vecchia catena intaccata dagli anni e dalla salsedine. La foto vanta una composizione semplice e lineare che le dona un senso di movimento perfettamente armonico. L’immagine già ci indirizza verso il concept e può essere pienamente ritenuta uno dei punti di forza dell’album.

Premendo il tasto play siamo subito colpiti dal suono: la produzione di questo album è una scelta a dir poco coraggiosa. Sul web leggiamo che è una precisa scelta della band l’adottare una produzione più reale possibile, andando a strizzare un occhio a quelle utilizzate negli anni ’70. Il motivo principale è da ricercarsi nella volontà di distanziarsi da quel tipo di sound, oggi molto in voga, “iper prodotto” dove il suono di ogni singolo strumento è totalmente costruito in studio. La scelta dei toscani è veramente coraggiosa: un ritorno al passato di questo tipo può infastidire molti ascoltatori e quindi andare ad intaccare il seguito di una band che di sicuro non è di prima fascia. Questa produzione, come tutte le scelte di questo tipo, ha come unico giudice il gusto soggettivo. Rispetto ai dischi di oggi abbiamo un suono meno pulito e più grezzo; d’altro canto abbiamo un prodotto che suona sicuramente più vero e genuino, con un retrogusto vintage. Dato che alla fine la loro è una scelta coerente con il proprio pensiero e anche più o meno in linea con il genere, preferiamo lasciare all’ascoltatore l’onere di decidere se questa scelta è un pregio o un difetto, noi ci limitiamo a prenderne atto. Bisogna però constare che questa scelta riduce il range dinamico, limitando la “botta” in alcune aperture a cui gioverebbe una maggiore potenza.

Inspectra apre con 1958: l’influenza floydiana è molto presente seppur molto appesantita nei suoni. Una apertura non di grande impatto e con un moto armonico che riserva ben poche sorprese. Passiamo senza soluzione di continuità a Madness Of Illusion, un brano dall’ottimo range dinamico tra le parti e con buone progressioni, anche se non lascia particolari tracce nella memoria. Something Like Death è forse il brano migliore dell’album, molto vario e intrigante. Molto ben congegnato il gioco tra “tensioni” e punti più rilassati, in particolare sono molto interessanti le soluzioni di passaggio dalle parti più psicotiche a quelle semiacustiche. Velvet Sky può essere definita una ballad elettronica accomunabile ai Tangerine Dream, brano carino ma che non risulta particolarmente intrigante. È ora il turno della title track, una intro da ballad ci accompagna verso lidi più aggressivi, anche se sempre molto contenuti. La componente floydiana è predominante donando quell’aura di psichedelia che fa trascorrere il brano in men che non si dica. Da una title track sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di più di un brano psichedelico abbastanza ordinario, quindi può lasciare un po’ di amaro in bocca . Giunge il turno di San Francisco un po’ più pesante rispetto ai precedenti , la componente progressiva è rilegata quasi esclusivamente alle variazioni metriche evolvendosi molto poco nell’interezza della struttura, sia armonica che ritmica. Potremmo quasi definirlo un brano hard rock condito con delle variazioni ammiccanti al prog. Silent Secrets è una ballad chitarra e voce che gioca molto sulle dissonanze, il che destabilizza un po’ il brano. Pezzo considerabile senza remore come di riempimento. Anche Trial of Fear è etichettabile come ballad, anche se in uno stile diverso, qui rimanda quasi allo stile di brani come Harvest degli Opeth con la componente malinconica a farla da padrone. Into Abeyance è un cortissimo pezzo psichedelico che ci lega, senza lasciare gran che, ad un’altra ballata, Somewhere in time; stavolta però il mood è più disteso e rilassato, quasi spensierato. È ora il turno di Black Clouds primo pezzo che ha delle chiare sonorità metal, anche se sempre molto quiete. Questo è il probabilmente il brano che in tutta la tracklist è più penalizzato dalla produzione, nelle crescite dinamiche manca veramente qualcosa. In questo caso lo stampo compositivo è senz’altro assimilabile allo stile dei colleghi di Long Island. Con Deafening Silence di nuovo troviamo una ballad dal sapore floydiano delle ere più recenti, altro brano che non riserva grandi sorprese. L’inizio di Cellar Door ci dà l’idea di trovarci di fronte ad un nuovo pezzo lento, ma nella seconda metà il tutto si movimenta facendo uscire l’anima “metallara” della band, è senz’altro uno dei brani meglio strutturati dell’album, nonché uno di quelli con la componente progressive più accentuata. Il disco chiude con The End of a Day, per la prima metà assimilabile alle altre ballad del disco, mentre nella seconda metà succede qualcosa di molto particolare: veniamo accolti da dei suoni di synth che sembrano appena usciti dai dischi più datati dei Kraftwerk e questa atmosfera “psicoelettronica” ci accompagna fino alla fine. Questa parte finale contiene un ottimo spunto, peccato che sia stata poco sviluppata.

Tirando le somme, Inspectra è un disco che non fa gridare al miracolo, il suono generale non è riconducibile direttamente alla band che possiamo affermare non avere un “suo suono”; questa forse è la pecca più grande. Le composizioni sono senza dubbio valide, ma allo stesso tempo non hanno spunti innovativi riguardo a quanto sentito nella musica fino ad oggi. Un altro punto a sfavore è da ricercarsi nel non affatto eccellente rapporto che vi è tra durata complessiva del disco e lassità dei brani; un disco così pieno di brani lenti risulta un po’ “stucchevole” se applicato ad una durata così importante (63 minuti di musica). Detto ciò è doveroso riconoscere una ottima preparazione tecnica dei componenti che eseguono in modo praticamente perfetto ogni parte; questi ragazzi oltre ad eseguire bene le parti riescono anche a trasmettere delle emozioni, cosa non affatto banale, specialmente in un genere che molto spesso pecca proprio sotto questo punti di vista. Riprendendo l’apertura possiamo dire che questo terzo disco invece che un miglioramento porta ad una flessione della band; forse è solamente il punto di partenza per un nuovo ciclo, ma Inspectra è lontano da essere il loro capolavoro.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2013
Sweet Poison Records
Prog Rock
Tracklist
1. 1958
2. Madness Off Illusion
3. Something Like Death
4. Velvet Sky
5. Inspectra
6. San Francisco
7. Silent Secrets
8. Trial Of Fear
9. Into Abeyance
10. Somewhere In Time
11. Black Clouds
12. Deafening Silence
13. Cellar Door
14. The End Of A Day
Line Up
Giovanni Valente (Voce)
Marco Giovannetti (Chitarra)
Francesco Munaò (Chitarra)
Claudio Bianchi (Tastiere)
Marco Moroni (Basso)
Emicant (Paolo Lastrucci) (Batteria, Voce)
 
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