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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Inferi - The Path Of Apotheosis
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( 2567 letture )
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Formatisi nel 2005 dalle ceneri dei Death Looks Promising, gli Inferi -da non confondere con l’omonima black metal band finlandese- sono una melodic death metal band con due album alle spalle. Dopo aver pubblicato Divinity in War nel 2007, rilasciano, due anni dopo, The End of an Era, il disco che ha cambiato le carte in tavola per il gruppo. È proprio da quello che si sentiva nel precedente lavoro che la band riparte, tirando fuori un disco melodic death dalle tinte molto moderne e (aspetto fondamentale per il loro sound) molto tecnico.
I più esperti e attenti alle uscite più recenti potrebbero aver notato subito la presenza di Malcolm Pugh (ex-Enfold Darkness), chitarrista dei Diskreet e unica mente degli A Loathing Requiem, band entrambe devote al technical death metal più virtuoso che tanto fa storcere il naso a certi estimatori del death metal più puro. La presenza di Pugh, quindi, vi farà ben capire davanti a quali livelli di tecnica e di virtuosismo chitarristico ci troviamo. È con la partenza di These Who From the Heavens Came che la band si presenta a tutti gli ascoltatori come una delle formazioni più preparate strumentalmente. I tecnicismi e le melodie che escono dalle chitarre sono senza ombra di dubbio di alto livello, risultando sempre piuttosto varie e figlie di una certa fantasia. Non si può inoltre non notare il lavoro di batteria di Jack Blackburn (Vital Remains), che però, a differenza delle chitarre, non stupisce tanto per quanto concerne l’estro o la varietà, ma colpisce più che altro per le velocità raggiunte a colpi di blast beat. Ma oltre ai virtuosismi di Pugh e Mike Low, il gruppo invita anche il noto Ralph Santolla ad eseguire un assolo sul brano A Betrayal Unfortold. La scelta risulta naturalmente azzeccatissima tenendo conto della proposta dei ragazzi, con un Santolla che, a differenza di quanto combinato con Obituary e Deicide, risulta essere adatto al contesto. Ma gli Inferi, nonostante siano ottimi musicisti, peccano per quanto riguarda l’aspetto compositivo. Il disco infatti soffre di una certa monotonia generale che rende l’ascolto davvero troppo ostico. Le melodie, per quanto possano essere varie e in un certo senso ricercate, risultano essere stucchevoli dopo qualche minuto. E il motivo di questo giudizio è dato dal virtuosismo forsennato ed esagerato delle chitarre: tra sweep picking velocissimi e assoli che durano un po’ troppo, sembra di assistere più che altro ad una prova di abilità alle sei corde. L’attenzione cala non solo per questo motivo, ma anche perché il disco dura più di un’ora. E, cosa più grave ancora, le canzoni –salvo qualche episodio– non godono di momenti memorabili capaci di intrattenere l’ascoltatore.
Non è un caso che le canzoni più convincenti siano Wrath Of the Fallen One e la successiva The Ophidian Form, le quali presentano al loro interno attimi più ragionati e atmosferici dove la band riesce a dare un’impronta particolare grazie a degli stacchi acustici arricchiti da tastiere. Quindi, nonostante l’inserimento di piccole orchestrazioni e tastiere, e nonostante si noti un’evoluzione stilistica rispetto ai lavori precedenti che rende The Path Of Apotheosis il disco più maturo degli Inferi , nel complesso ci troviamo dinanzi ad un album piuttosto monotono e ridondante che, sebbene qua e là ci presenti stacchi più progressive e un riffing più "black" (dati dalla presenza di membri ed ex-membri degli Enfold Darkness), non riesce a travolgere e convincere. Degli attimi meglio congeniati, seppur pochi, ci sono, ma, complice anche una prestazione vocale fin troppo monocorde, il disco si lascia ascoltare con fatica e non lascia nulla di concreto, se non il ricordo di aver ascoltato degli ottimi musicisti dilettarsi con i loro strumenti.
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7
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Dopo la sorpresa positiva di Revenant, mi sono buttato anche su questo Album.. Concordo con la maggioranza dei commenti sottostanti.. L' ora è passata piacevolmente senza che l'ascolto sia risultato ostico né tantomeno monotono. Ho preferito Revenant a questo, perché più compatto e lineare e con melodie che mi han preso maggiormente, ma anche TPOA, seppur più complesso, non mi è risultato affatto dispersivo.. |
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6
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Giudizio un po' sbrigativo. E' un buon album e piu' che di melodic death io parlerei di Technical Death Metal. Otimo l'alternarsi di scream e growl e buoni le aperture "prog". E' vero che non sono particolarmente originali, ma nemmeno noiosi. E lo dico da estimatore col contagocce di band tech-death.... |
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5
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Sono d'accordo con metallo. Grande album |
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4
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Pezzi che non annoiano mai, gutarworking meraviglioso, songwriting e lyrics fatti per bene, e appropriate le orchestrazioni, per me non e' affatto monotono, anzi il contrario, molto ben strutturata la prova batteristica, belle e accattivanti le voci, 65 e' davvero poco, per me un 88 se lo meriano tutto. |
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3
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Per me un 70 se lo meritano, non di meno |
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2
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Concordo con la recensione, certe idee sono davvero buone ma alla lunga il disco risulta più piatto di quello che ci si potrebbe attendere da una band con tali capacità. Comunque a livello tecnico sono veramente tosti, spero crescano ancora. |
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1
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Grande esordio Krieg! Complimenti| Per quanto riguarda il disco, per quel poco che ho ascoltato, mi è sembrato buono, approfondirò a breve! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Those Who from the Heavens Came 2. The Promethean Kings 3. A Betrayal Unfortold 4. Wrath of the Fallen One 5. The Ophidian Form 6. Prelude to a Perilous Fate 7. Destroyer 8. Onslaught of the Covenant 9. Marching Through the Flames of Tyranny 10. The Ancients of Shattered Thrones 11. The Path of Apotheosis
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Line Up
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Josh Harrell (Voce) Malcolm Pugh (Chitarra, voce) Mike Low (Chitarra) Nevin O’Hearn (Basso, voce) Jack Blackburn (Batteria)
Musicisti Ospiti: Eric W.Brown (Voce nella traccia 3) Ralph Santolla (Chitarra nella traccia 3) Steve Boiser (Voce nella traccia 4)
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RECENSIONI |
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