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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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( 3277 letture )
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Non è cosa nuova incappare in band con discreti anni di lavoro alle spalle, che nonostante restino semi-sconosciute producano musica di un certo riguardo, impegnandosi in ciò che fanno e sognando un giorno di poter compiere il tanto agognato “grande salto”. Ecco, non è assolutamente il caso dei Gang e, sinceramente, dopo l’ascolto di questo loro sesto lavoro in studio, risulta ben chiaro il motivo di questa poca notorietà, nonostante abbiano suonato con nomi di un certo calibro quali: Tygers of Pan Tang, Tokyo Blade, Blaze Bayley e Paul Di’Anno, per citarne alcuni. Il gruppo in cinque album differenti non propone nulla di innovativo o anche lontanamente accettabile; riff scopiazzati dalle band più disparate, produzioni pessime, vocals al limite dell’orrore. Nonostante tutto il quintetto francese non si da per vinto e, a nuovo anno inoltrato, vediamo l’uscita della loro sesta fatica in studio Inject the Venom. Inutile dire che il risultato non potrebbe essere di peggior fattura.
L’album è completamente vuoto, noioso, ripetitivo ed oggettivamente brutto. Non vi è praticamente nulla di salvabile; sin dalla prima traccia ci si trova di fronte ad un insieme di riff triti, già sentiti e suonati in modo quantomeno sindacabile. Le chitarre suonano piatte, senza nessun tipo di piglio, con riff che oltre ad essere banali risultano oggettivamente smorti in ogni singola traccia; e qui entra in ballo la registrazione. Non possiamo immaginare con cosa -e con chi- questi signori abbiano registrato, ma ottenere un suono così “depotenziato” a livello chitarristico è decisamente difficile anche provandoci di proposito. Si può ottenere un suono migliore con un Roland da 40 watt senza nessun tipo di problema; una tale mancanza non è giustificabile nemmeno affermando che abbiano volutamente usato un suono “grezzo”, perché sarebbe ancor più grave. La dimostrazione più palese la troviamo nell’unica cover del disco, ovvero la bellissima If Heaven Is Hell dei Tokyo Blade, che qui viene immancabilmente rovinata nonostante la partecipazione dell’attuale cantante della band Nicolaj Ruhnow (che fa rimpiangere amaramente le varie interpretazioni di Alan Marsh e Vic Wright). Il pezzo risulta scialbo, privo di qualsiasi tipo di fascino, le chitarre, completamente piatte, fanno un lavoro imbarazzante con una produzione pessima riuscendo a smorzare il sound corposo dei riff che vantavano una produzione magnifica e decisamente migliore di questa già nel 1983. Nonostante questa produzione pessima, che declina tragicamente traccia dopo traccia, la cosa peggiore che si incontra immediatamente è la voce. Una delle più ridicole che possa mai capitare di sentire. Stridula, fastidiosa e senza nessun tipo di particolare apertura. Nonostante tutto, cerca di fare il verso a quella del buon Halford che ormai possiamo considerare come uno dei cantanti più copiati e scimmiottati che ci siano. Un solo dubbio ci sorge: la voce di Rob è una tra le più belle e potenti che si possano trovare e anche solo provare a replicarla risulta abbastanza difficoltoso e se a questo aggiungiamo la palese mancanza di materia prima a livello vocale potrete ben immaginare a che penoso spettacolo ci ritroveremo davanti; quindi viene spontaneo chiedersi il perché di ciò, ma potremmo giurare che secondo il loro orecchio tutto questo risulti grandioso. Altro problema a cui andiamo incontro è l’estrema ripetitività delle varie tracce di cui tutte, indistintamente, soffrono; ne è un esempio Man of Sorrows, che nonostante sia una delle più decenti -grazie ad una linea vocale che si adatta al cantante- si perde in un mare di ripetitività. Come già accennato in precedenza, man mano che si va avanti nel disco questo sfocia maggiormente nel ridicolo: tracce come The King Became a God la cui ritmica è di una monotonia dissacrante; State of Disgrace con i suoi vocalizzi a scimmiottare i Priest e ritornelli di una banalità e bruttezza unici; All of the Damned che soffre degli stessi esatti problemi della traccia precedente; la noiosissima Edge of Time e All the Fool Around non meriterebbero nemmeno lontanamente l’ascolto (a meno che non si tratti di qualche vostro nemico, esclusivamente in quel caso potrebbe essere un’applicazione giusta).
Il disco è veramente pessimo e ormai dovrebbe essersi capito. Detto questo, vale la pena di affrontare una piccola riflessione che sorge spontanea dopo l’ascolto: è davvero questo che si intende per heavy contemporaneo? Ovviamente il disco viene presentato come (citiamo testualmente la stessa band): “Una devozione all’Heavy Metal. Basato su forti melodie attrattive e potenti riff di chitarra”. Ma questo prodotto andrebbe invece reputato come un insulto all’heavy metal in tutti i sensi. Un insulto alle band passate che sentono il loro sound plagiato e scopiazzato in tutti i (peggiori) modi possibili ed immaginabili, senza un minimo di ritegno, ed un insulto anche verso tutti quei gruppi attuali che si sforzano di proporre materiale innovativo e di creare qualcosa di diverso, magari riuscendo ad emergere anche meno di loro, autoproducendosi, dannandosi per cercare un contratto discografico, cosa che invece questi signori hanno. E qui arriviamo all’ultimo punto da trattare, ovvero le case discografiche. Ormai si tende a mettere sotto contratto quello che si trova o che più si rifà alle grandi sonorità del passato, non importa che sia originale o meno, non importa che si tratti di un prodotto personale o sia suonato nel modo giusto, viene preso ciò che si trova andando a discapito della qualità e inevitabilmente contro tutti coloro che davvero meriterebbero. Ma è questa la strada giusta da percorrere? Noi crediamo di no.
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[niente link su Metallized, grazie] gang trailer |
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5
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@ad Unknown ti rendi conto che non ha senso quello che hai scritto vero? Se non te ne fossi accorto è una webzine di musica, non di retorica |
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4
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io l'ho ascoltato e il 30 è pure troppo generoso |
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3
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Non posso giudicare il suo pensiero sul disco ma posso esprimere un mio parere su come questa è scritta |
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2
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Se non hai ascoltato il disco come fai a dare un metro di giudizio alla recensione?? |
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1
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Il disco non l'ho ascoltato ma la recensione e' davvero scarsetta |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Primal Reign 2. Dying World 3. Chaos for Glory 4. Man of Sorrows 5. Midnight 6. If Heaven Is Hell (Tokyo Blade cover) 7. The King Became a God 8. State of Disgrace 9. All of the Damned 10. Edge of Time 11. Behind the Gate 12. All the Fool Around
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Line Up
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Bill (Voce) Steve (Chitarra) Biggy (Chitarra) Philty (Basso) Malo (Batteria)
Musicisti Ospiti: Nicolaj Ruhnow (Voce nella traccia 6)
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