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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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The Isolation Process - The Isolation Process
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( 972 letture )
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Un buon album l’esordio degli svedesi The Isolation Process, fautori di un doom metal dalle forti tinte progressive, richiami gotici e una marzialità che in alcuni casi rimanda addirittura ai Tool . La band è sicuramente lontana dagli standard che il genere madre impone, ma il risultato è sicuramente apprezzabile anche se forse il fatto di non essere ne un disco completamente doom -né completamente progressivo o gotico- potrebbe farlo risultare indigesto per più di qualche persona, soprattutto per quei puristi che odiano gli ibridi. L'intreccio di stili è comunque davvero apprezzabile, se non altro per la capacità dei nostri di unire il vecchio al nuovo, la tradizione all'innovazione progressiva e alla malinconia di paesaggi gotici tanto cari ai Katatonia. L'opener A Simple Gesture è una naturale conseguenza di quanto detto, riff doom, strofa dalle linee vocali decadenti e ritornello in pieno stile gothic doom che non avrebbe certo sfigurato in album degli Amorphis. Visions parte con un riff ai limiti dell'alternative per tuffarsi poi in una strofa ''Katatonica'' come poche altre, discreto il ritornello che nulla di più aggiunge a quanto espresso sin'ora dalla band. Underneath It All è più lenta e ragionata, costruita su un arpeggio carico di pathos e su uno splendido ritornello, uno dei pezzi migliori del lotto. Nella maggior parte delle canzoni prevale un senso di isolamento che striscia come un veleno nelle vene ed investe con atmosfere buie, come nel pezzo migliore del disco, la bellissima The Dead End, mentre nel finale i nove minuti di Nothing To Collect mostrano il lato più marcatamente progressivo dei nostri chiudendo degnamente un ottimo lavoro. In The Isolation Process la band dimostra di avere gli assi giusti per poter puntare forte in futuro, questi ragazzi sono irradiati da un songwriting ispirato, con ancora qualche sbavatura quà e la, ma riescono a dare vita ad un debutto in cui le canzoni hanno la giusta alchimia ed il giusto mood, insomma i mezzi ci sono, eccome. Bravi, potenti, malinconici e sorprendentemente ispirati.
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3
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Voto definitivo 70. Bel disco, mi è piaciuto molto. |
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2
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Ascoltato già 2 o 3 volte su bandcamp. Veramente un disco gradevole, The Dead End è un pezzo stupendo. Molto forte l'influenza dei Katatonia e degli ultimi Paradise Lost ma nonostante tutto sono abbastanza personali. Un altro pò di ascolti e poi ripasso per il voto che, per ora, si assesta su un 75. |
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1
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Recensione breve ma che mi ha invogliato a buttarci un ascolto, dovrebbero piacermi in teoria. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Simple Gesture 2. Visions 3. Underneath It All 4. Inhale 5. Victims of the Masses 6. The Dead End 7. Exhale 8. It Will Burn 9. Nothing To Collect
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Line Up
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Thomas Henrikkson (voce, chitarra) Anders Carlström (basso) Patrik Juutilainen (batteria)
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RECENSIONI |
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