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Kuolemanlaakso - Tulijoutsen
( 1467 letture )
Puntuali, secondo quanto annunciato non più tardi di tre mesi fa dal leader e deus ex machina della band Laakso in occasione del lancio dell’EP Musta Aurinko Nousee, tornano sulla scena i finlandesi Kuolemanlaakso con il secondo full-length della loro produzione.
Dopo la prova offerta nel debut album Uljas Uusi Maailma, un caleidoscopio abbastanza diseguale di spunti interessanti alternati a momenti tutt’altro che memorabili, erano in molti ad attendere al varco il quintetto finlandese per testarne la crescita e le prospettive, in un panorama come quello del doom/death dove è facile finire “fuori fuoco” e saturare l’ascoltatore con lavori scolastici di corto respiro.

Ecco allora che il buon Laakso ha radunato la band in un cottage disperso tra i boschi per meglio entrare in sintonia con le sue muse ispiratrici, dalla poesia finlandese di inizio ‘900 alla natura, dal folklore del grande Nord a Twin Peaks (?!?), passione dichiarata nei momenti di separazione dalla sei corde.
Al suo fianco, ovviamente, confermatissimo Mikko Kotamaki, infernale macchina da guerra vocale in libera uscita temporanea dal progetto Swallow the Sun. Rispetto ai due lavori precedenti, peraltro, Mikko risulta qui decisamente meglio integrato, tanto da far passare in secondo piano l’innegabile “ruvidità” dell’idioma finlandese, che finisce triturato, impastato e rigenerato a nuova vita grazie al solito cocktail spaventoso di growl, clean e soprattutto screaming declinato acidamente, di cui è capace l’ugola di Jyväskylä. Probabilmente gli amanti delle ampie volute malinconiche degli Swallow the Sun rimarranno un po’ spiazzati ascoltando la voce di Mikko utilizzata come pura arma da fuoco in un contesto spesso ridondante e ripetitivo (valga ad esempio la terza traccia, Me Vaellamme Yössä, pezzo un po’ troppo scolasticamente melodic death), ma non bisogna dimenticare che Laakso non è Juha Raivio e che nei Kuolemanlaakso è predominante la ricerca di una patina quasi epica, come omaggio alla cultura finlandese del passato e in linea con la poesia che viene richiamata nell’ispirazione.
Detto che questo Tulijoutsen (termine finlandese che traduce il cigno di fuoco raffigurato in copertina) affonda saldamente le sue radici nei lavori precedenti della band, a partire dalla scelta del cantato in lingua madre fino al lavoro (eccellente) di V.Santura in produzione, non sorprende che anche in questo caso il risultato sia un monolite granitico innalzato dal lavoro incessante delle chitarre alla ricerca di un difficile equilibrio tra potenza e melodia, cercando di disegnare sprazzi doom incastonati su una base death. Il problema è che spesso queste due linee guida si limitano a sovrapporsi senza fondersi davvero, il che, sommato alla durata media dei pezzi, conduce talvolta a una sensazione di stanchezza che interrompe il flusso della tensione e sconfina nella monotonia (Musta può forse riassumere al meglio questo esito).
Oltretutto, la band decide all’improvviso di spiazzare l’ignaro ascoltatore inserendo nella tracklist un brano come Glastonburyn Lehto, in realtà per ammissione dello stesso Laakso una sorta di “gioco” nato nei tempi morti delle registrazioni, che combina elementi jazz su una base folk, conferendo a più di un passaggio tratti addirittura avantgarde. Un pezzo probabilmente destinato a dividere i fans tra chi ne esalta il coraggio e lo sperimentalismo e chi, come il sottoscritto, lo ritiene di alquanto dubbia qualità.
Fortunatamente, c’è appena il tempo di rimanere perplessi, perchè con la successiva Tuonen Tähtivyö arriva finalmente la vera perla dell’album. Annunciato da un intro in clean che disegna linee delicate, il brano si rivela presto un vero e proprio fuoco d’artificio con soffi gothic a insinuarsi tra il cantato in growl di Mikko e una voce femminile a fare da controcanto, il tutto accompagnato da un tappeto di tastiere che regala aperture alla Labyrinth of London di swallowiana memoria.

In definitiva, i Kuolemanlaakso lanciano inequivocabili segnali di crescita, così come è evidente che in questo Tulijoutsen si vada oltre quella sensazione di “b-project” di artisti impegnati altrove che caratterizzava il debut album, ma non siamo ancora al decollo definitivo, consideriamolo come l’ultimo rollio sulla pista di lancio prima dell’approdo tra i giganti.



VOTO RECENSORE
72
VOTO LETTORI
65.5 su 2 voti [ VOTA]
Legalisedrugsandmurder
Martedì 9 Gennaio 2024, 3.16.12
3
La scart records è un\'etichetta underground che scova molte cose interessanti tipo questi o i seremonia
Red Rainbow
Martedì 22 Aprile 2014, 22.05.49
2
Ben detto, Delirious.... dimenticavo il giusto tributo all'artista, Maahy Abdul Muhsin, dalle Maldive per illustrare lo spirito del grande nord
Delirious Nomad
Martedì 22 Aprile 2014, 16.42.47
1
Loro mi interessano relativamente ma... CHE MAGNIFICA COVER!
INFORMAZIONI
2014
Svart Records
Death / Doom
Tracklist
1. Aarnivalkea
2. Verihaaksi
3. Me Vaellamme Yössä
4. Arpeni
5. Musta
6. Glastonburyn Lehto
7. Tuonen Tähtivyö
8. Raadot Raunioilla
Line Up
Kotamäki (Voce)
Laakso (Chitarre, Tastiere)
Kouta (Chitarre)
Usva (Basso)
Tiera (Batteria)
 
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