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Area - 1978 gli Dei se ne Vanno, gli Arrabbiati Restano!
( 6227 letture )
Il disco su cui è incentrata questa recensione è sicuramente il più discusso, mal digerito e criticato degli Area. 1978 gli Dei se ne Vanno, gli Arrabbiati Restano! ha segnato una svolta epocale di questa band nostrana, una svolta che purtroppo non ha potuto aver seguito a causa della prematura scomparsa di Demetrio Stratos. Il gruppo, sotto lo stesso nome, anni dopo produrrà un solo altro disco, che però si distanzia fortemente da tutta la produzione avuta negli anni di attività con Demetrio Stratos alla voce. A tal proposito citiamo un estratto dal discorso di Gianni Sassi al decennale dalla scomparsa di Demetrio Stratos:

Se non fosse successa la tragedia di Demetrio, credo che lui oggi sarebbe forse il cantante più prestigioso al mondo e gli Area sarebbero un gruppo mondiale (intendendo per mondiale tutti i mercati, anche quello mediorientale e orientale). Gli Area sarebbero il gruppo più vivace e con un respiro completamente mediterraneo

Il primo punto di svolta è senza dubbio l'abbandono di Paolo Tofani, con lui non se ne andò solamente un chitarrista, ma venne meno tutta quella ricerca sperimentale di suoni che aveva contraddistinto la band nei precedenti dischi. Già in passato erano riusciti a sopravvivere all'uscita di membri fondamentali, tra cui ricordiamo Patrik Djivas, passato alla PFM subito dopo Arbeit Macht Frei, che per loro e nostra fortuna fu sostituito dall'egregio Ares Tavolazzi. Dopo l'uscita Paolo Tofani però non fu rimpiazzato, privando così il gruppo di un membro fino ad allora fondamentale. Quest'ultimo decise di abbandonare per potersi dedicare maggiormente alla sua ricerca musicale; inoltre, sembrerebbe che si fossero formate delle tensioni con gli altri membri a causa del suo avvicinarsi alla spiritualità dell'Hare Krishna; queste tensioni avrebbero definitivamente spinto il chitarrista ad approdare su altri lidi. Oltre al cambio di line up, gli Area abbandonarono la loro storica etichetta Cramps, che aveva anche una considerevole rilevanza nella realizzazione dei brani, grazie a Gianni Sassi che, oltre a produrre la band, dava il proprio contrubuto alla stesura dei testi e alla composizione dei brani stessi. Dopo il tour del '77 l'etichetta non poté più sostenere le spese di una band complessa e dispendiosa come gli Area, spostando i fondi su realtà più redditizie, come per esempio Eugenio Finardi e gli Arti e Mestieri. A questo punto la band accettò di pubblicare il proprio settimo disco sotto l'etichetta emergente Ascolto, creatura di Caterina Caselli, che assicurò loro la piena libertà di creazione, oltre ad un budget molto più cospicuo. Come sempre, quando avviene una svolta così netta, i fan si dividono in due, tra i conservatori (o defender come li chiameremmo in ambito metal) e coloro che riescono ad apprezzare questa svolta; proprio in virtù di questa naturale divisione, a distanza di quasi quarant'anni, ancora si discute sulla validità o meno di questo lavoro. Altro tratto distintivo rispetto al passato, nell’album non vi sono collaborazioni con altri musicisti, cosa molto spesso accaduta nelle pubblicazioni precedenti.
Con 1978 gli Dei se ne Vanno, gli Arrabbiati Restano! gli Area acquisiscono un sound più legato alla fusion, abbandonando parzialmente quell'aura sperimentale fino ad allora avuta. Le composizioni divennero più orecchiabili, senza però scadere mai nel banale, e vennero limate anche le durate dei brani, che infatti sono nettamente più brevi rispetto al passato. A livello testuale mantennero quell'acredine verso il sistema che è sempre stato un loro marchio di fabbrica. Viene meno però quel sentore di anarchia musicale che nelle precedenti release integrava proprio quel concetto anarchico di cui parlavano i testi, avvicinandosi ad uno stile più assimilabile a quanto veniva proposto oltreoceano. Specialmente nelle linee di basso di Ares Tavolazzi è infatti percepibile chiaramente l'influenza di Jaco Pastorius. Va però segnalato che su questo LP registriamo il massimo sviluppo raggiunto dalla voce di Demetrio Stratos e questo già basterebbe a considerarlo di valore inestimabile.

Il disco apre con l'atmosfera mediterranea de Il Bandito del Deserto. La struttura del brano non è delle più complesse e dopo il tema iniziale il medesimo progredisce in una seconda parte in cui Demetrio Stratos pronuncia delle frasi che sembrano frutto di un'improvvisazione jazzistica all'unisono con il bouzouki, per risolversi di nuovo sul tema inziale. La traccia, seppur non complessa, a livello di struttura è un concentrato di idee e preziosi virtuosismi che solo dei musicisti straordinari come loro potevano produrre. In questo pezzo è da segnalare la trionfale prestazione di Tavolazzi, che nulla ha da invidiare alle più avanguardistiche prestazioni di bassisti molto più blasonati. Il testo è liberamente ispirato allo scritto di Shanfara, poeta arabo di era pre-islamica. Interno con Figure e Luci è strutturata come uno scambio tra parti strumentali e momenti in cui Stratos resta solo sprigionando ogni forma di suono, immaginabile e non, dalla propria gola. Qui c'è da segnalare ancora una volta l'eccezionale prova di Tavolazzi. Il brano non ha testo, ma gioca tutto sul contrasto tra le parti: quelle cantante risultano più oscure e ripetitive, mentre le parti strumentali sono solari e radiose. Return from Workuta apre con un vocalizzo di Stratos che rimanda al suono grave del didgeridoo. Il pezzo è senza tempo e percepiamo solamente un tappeto di synth con un accompagnamento di contrabbasso pesante e sofferto che sostiene delle malinconiche "flautofonie". Il brano tenta di raccontare, con la sola musica, il viaggio di ritorno dal famoso Gulag sovietico. Guardati dal Mese Vicino all'Aprile! è senza dubbio il brano più free dell'album, qui salta ogni struttura, ogni forma di disciplina musicale; sarebbe impossibile o meglio infinitamente lungo, descrivere ciò che accade, quindi nel caso specifico rimandiamo all'ascolto diretto. Anche questo è un pezzo strumentale e questa volta è una forma di rammarico dopo aver tirato le somme a dieci anni di distanza dalla rivoluzione del '68, che negli anni successivi è riuscita a svilupparsi solo parzialmente. Ora giunge il brano più famoso e discusso della band: Hommage a Violette Nozieres, una ballad dalle atmosfere tipicamente mediterranee ed apparentemente quasi pop, anche se analizzandola a fondo troviamo delle scelte armoniche e soluzioni ritmiche di grandissima raffinatezza e complessità. Anche il cantanto è di un livello stratosferico, è uno dei brani in cui Stratos raggiunge l'apice del vibrato (in particolare il finale del brano contiene un vocalizzo ai limiti dell'inimmaginabile). A molti fan l'idea che un brano degli Area possa essere affine agli standard radiofonici non è mai andato giù, ma se lo standard radiofonico fosse questo, probabilmente, tutti noi vivremmo incollati alla radio ventiquattro ore al giorno. Anche il tema trattato nel testo è molto particolare: Violette Nozieres fu una criminale francese che divenne per i surrealisti una sorta di simbolo della ribellione, in quanto dichiarò più volte di aver ucciso il padre a causa di anni di violenze sessuali. Il testo infatti è riadattamento di un passo dell'Hommage cioè, appunto, una raccolta di poesie ed illustrazioni creata da Andrè Breton (scrittore e critico d'arte surrealista). Il disco prosegue con Ici On Dance!; in questo brano la cosa senza dubbio più strabiliante è il folle lavoro dalla sezione ritmica. Anche qui l'influenza mediterranea è predominante nel tema e nelle atmosfere create. Il testo è molto minimale ed ermetico, quindi è difficile capire cosa esattamente volevano comunicarci; l'unico fatto certo è che il titolo del brano riprenda una scritta attaccata ad un palo durante la presa della Bastiglia, che tradotta significa "qui si balla". Acrostico in Memoria di Laio è un brano funky jazz mediterraneo che gira quasi totalmente intorno al testo, che viene interpretato da Stratos con una sorta di parlato. L'aspetto sconvolgente di questo pezzo è proprio il parlato: Stratos cambia voce ed intonazione con una naturalezza imbarazzante, compiendo salti anche di più ottave, dandoci l'impressione che ci sia una folla di persone ad incidere il brano. Il testo è di difficilissima comprensione e parla di una situazione intricata che potremmo sintetizzare citando l'ultima parte del testo:

Un bambino nato tardi da un secondo matrimonio,
la cui giovane madre si trova ad avere
gli stessi anni di un fratello maggiore


Questo testo è interpretabile come un attacco alla legge e alla pubblica morale, che nei casi limite, rimane rigida, creando delle situazioni che possono distruggere la psiche di un individuo. Il disco prosegue con "FFF" (Festa, Farina e Forca) che è un altro brano strumentale molto particolare, inizia da un solo di batteria che sfocia successivamente in una parte distensiva quasi ambient per culminare in un'altra jazzistica in cui Fariselli dà sfoggio di tutta la sua classe pianistica. L'album si conclude con Vodka Cola, il brano più lungo dell'album. Qui l'influenza dei Weather Report è ancor più presente, in particolar modo nei suoni di tastiera che risultano quanto mai zawinuliani. Vodka Cola non ha una struttura ben definita ed ha una continua progressione di parti infarcite di soli e follie di ogni genere, da soli di fiati strampalati a coretti in stile zappiano.

1978 gli Dei se ne Vanno, gli Arrabbiati Restano!, come tutti i dischi degli Area, non è di facile assimilazione, per quanto sia certamente più "easy listening" rispetto alle altre produzioni. Probabilmente se Stratos non fosse venuto a mancare oggi parleremmo di un disco di assestamento verso un nuovo percorso, purtroppo lo dobbiamo etichettare come il "canto del cigno" di quello che probabilmente è il miglior figlio mai partorito dalla nostra penisola. Anche se non possiamo certo definirlo il loro miglior disco, questo è senza dubbio l'ennesimo capolavoro sfornato da questo straordinario gruppo. È una release meno avanguardistica, che è riuscita a miscelare quanto di meglio veniva prodotto oltre oceano in quel periodo con la musica mediterranea, qualcosa che solamente loro sono riusciti a fare in modo così egregio. Detto ciò, se non fate parte della schiera dei "defender" e apprezzate il genere, questo disco sarà senza dubbio di vostro gradimento.



VOTO RECENSORE
95
VOTO LETTORI
71.24 su 25 voti [ VOTA]
marco
Martedì 13 Settembre 2016, 18.36.36
11
qualcuno sa dirmi l'origine dell'illustrazione di copertina di questo album? grazie.
Gilli1997
Martedì 31 Maggio 2016, 20.52.50
10
Ma che razza di album è??? E' impensabile che nessuno li abbia eguagliati in Italia
JulieDeCorrencon
Mercoledì 12 Agosto 2015, 18.09.23
9
Io amo questo album. Mi permetto una puntualizzazione: non c'è nessun attacco alla pubblica morale in Acrostico. Il testo della canzone è tratto da un'opera dello psicanalista Lacan.
emiliano
Sabato 3 Maggio 2014, 23.41.09
8
scusate, dopo aver letto le dichiarazioni di Tofani sul fatto di sentirsi chiuso in una scatola rossa negli Area, mi è venuto un dubbio: non è che gli Dei che se ne vanno sono quelli di Tofani (Krishna) e gli arrabbiati sono appunto, gli Area rimasti? ps. non ho cercato in google perchè in questo caso la recensione è così bella che non voglio uscirne..
Lele "Armellin" DiAnno
Sabato 3 Maggio 2014, 2.36.10
7
Chiedevo: arriverà anche una recensione di Tic&Tac?
VomitSelf
Venerdì 2 Maggio 2014, 19.17.45
6
Che dire, non mi è mai piaciuto molto questo. Ma considero gli AREA non una delle più grandi band Italiane, ma una delle più grandi band mai esistite sulla faccia della terra. Solamente i primi due capolavori "Arbeit Macht Frei" e il folle ed elettronico "Caution Radiation Area" valgono intere discografie di altri gruppi molto più famosi.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 28 Aprile 2014, 13.24.12
5
Mi sembra di aver letto da qualche parte che questo disco e la dipartita di Tofani, furono determinate dal fatto che venivano spesso contestati, dal vivo, durante le loro session "sperimentali" e cacofoniche che gran parte del pubblico non capiva. Da qui l'avvicinamento (cautissimo!) a sonorità più assimilabili e naturalmente lo sbocco non poteva essere altro che i Weather Report e la fusion. Però loro erano (e sono) dei grandissimi e quindi il risultato è di assoluta eccellenza anche dopo la piccola "svolta" di questo album. Forse volevano anche sottolineare che il clima in Italia, nel 1978, era cambiato, con il cosiddetto "riflusso". Poi la perdita di Stratos, ha segnato la parola fine a questa eccezionale band. Volevo poi dire che l'Acrostico non è in realtà un acrostico, perché la lettera iniziale di ogni frase, non compone un nome o una frase a sua volta come, appunto, negli acrostici. Quoto infine il post n° 1 di therox68, sul fatto che questo sito sia il migliore e con ampie aperture mentali. Complimenti.
Lele "Armellin" DiAnno
Domenica 27 Aprile 2014, 4.16.52
4
Arriverà anche una recensione di Tic&Tac?
hulk
Sabato 26 Aprile 2014, 15.58.14
3
Bellissima recensione per un gran gruppo che ho rivalutato e finalmente assimilato solo 2 anni fa,per i miei gusti questa è la loro opera migliore,è vero come detto in rece che non è di facile assimilazione però se poi si familiarizza con il loro genere dopo vari ascolti almeno io mi sono calato perfettamente nelle loro atmosfere,belle la traccia 1 che parla di Shanfara poeta e fuorilegge arabo,e la traccia 5 che suona come un grido di rivalsa dall'oppressione familiare,belle anche per l'ironia che le pervade le tracce 7 e 9,quest'ultima probabilmente la più moderna dell'album che nel tema anticipa e precorre lo spinoso problema attuale della globalizzazione.Grade anche il compianto batterista Giulio Capiozzo,un bravo e epressivo sul serio batterista italiano.Anche per me voto 95 più che giusto.
ayreon
Sabato 26 Aprile 2014, 14.32.47
2
elio li ha invitati all'ultima puntata del musichione,solo lui poteva farlo
therox68
Sabato 26 Aprile 2014, 12.32.58
1
Accidenti, un'altra grande recensione di un disco "gigantesco" che, appassionati a parte, nessuno più ricorda, cita o almeno sa che esiste. Questo sito "rischia" di diventare seriamente il miglior sito italiano musicale tout court.
INFORMAZIONI
1978
Ascolto Records
Fusion
Tracklist
1. Il Bandito del Deserto
2. Interno con figure e Luci
3. Return from Workuta
4. Guardati dal Mese Vicino all'Aprile!
5. Hommage a Violette Nozieres
6. Ici on Dance!
7. Acrostico in Memoria di Laio
8. "FFF" (Festa, Farina e Forca)
9. Vodka Cola
Line Up
Demetrio Stratos (Voce, Pianoforte)
Patrizio Fariselli (Sintetizzatore, Pianoforte, Organo)
Ares Tavolazzi (Chitarra, Bouzouki, Basso Elettrico)
Giulio Capiozzo (Batteria)
 
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