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The Kindred - Life in Lucidity
( 2608 letture )
Quando hai a che fare con le label USA, in particolare con la Sumerian Records, raramente esistono mezze misure: o producono dischi sbalorditivi, o danno il via a certi obbrobri che definirei come “sonore pettinate pubiche al mercato americano”, risolvibili altresì, da noi fruitori del resto del mondo, con il medesimo gesto di polso e di spazzola. Chiusa questa pelosa parentesi, la band in questione, i The Kindred, fortunatamente hanno poco o niente a che vedere con quest’ultima categoria, rientrando quindi per le ragioni che adesso vedremo nella prima.

Nati quasi una decina d’anni fa sotto il monicker di Today I Caught the Plague, questi cinque ragazzi di Ottawa sono riusciti nel giro di pochissimo tempo a farsi conoscere dal grande e variegato pubblico del web 2.0 distinguendosi dalla massa sia per le loro capacità tecniche che, soprattutto, per il loro smodato estro compositivo fuori dalla norma, nonché per merito di un cantante, David Journeaux, che definire bravo è dire poco.
Tuttavia, se nei lavori passati si sentiva ancora la necessità di affiancarsi in parte ad una corrente (in questo caso metalcore), con Life in Lucidity, vero e proprio debutto sul mercato discografico, non solo i The Kindred hanno tagliato definitivamente qualsiasi tipo di contatto residuo ci fosse con il suffisso -core, ma sono riusciti a raggiungere un livello di maturità artistica impressionante, volto ad uno stile musicale ancor più dinamico e sempre più svincolato da ogni tipo di impostazione, dando un’indelebile impronta carica di personalità ad ogni sfaccettatura del loro suono.
Un suono poliedrico, eterogeneo, posto come una sorta di ponte di scambio tra la vecchia e la nuova scuola del prog europeo (Pink Floyd da una parte e Leprous dall’altra) evitando però di appoggiarsi comodamente sugli allori del semplice citazionismo o della rivisitazione scolastica in chiave post-moderna dell’operato altrui. E forse è proprio la mancanza di quella scolasticità che sa tanto di omologazione a rendere i The Kindred un gruppo prog a tutto tondo, curioso, estroverso, anticonvenzionale e soprattutto ambizioso. Non sorprende quindi che le numerose trame cucite all’interno di questa grande tela rasentino la perfezione: intricate e imprevedibili nei modi, quello che il gruppo fa in tracce come Wolvish, Decades e Dreambender è il riuscire a tirare in mezzo senza preavviso trombe, violini, organetti hammond, colonne sonore western, delirio free jazz e blues che potrebbero apparire in un primo momento come capitati lì per caso, insignificanti e caotici, salvo poi rivelarsi - per l’appunto - progressivamente funzionali al proseguimento della linea musicale intrapresa. Siamo distanti anni luce dagli esercizi di stile professati con tanta rigidità dalle ultime leve dal dogma neo-prog, dall’ostentamento ottuso dell’abilità tecnica che tenta in tutti i modi di scalzare quella interpretativa. In queste dieci tracce c’è molta, moltissima intelligenza che viene mostrata ma mai spiegata coi sottotitoli a se stessa. Si, sono numerose le prove di forza sparse qua e là (si pensi alla strumentale Millennia) ma il vero pregio dei The Kindred è che non sfoggiano, ma comunicano. Incantano con uno stile spigoloso tirato da un contenuto poetico e filosofico elevato, dandoci grande prova, traccia dopo traccia, della profonda e delicata sensibilità che gli appartiene non solo come esecutori, ma come musicisti.

Un contenuto colto, si diceva, riversato fortemente nei testi, che spaziano da intricate questioni filosofiche di matrice romantica e illuminista (il titolo stesso dell’album “Vita in Lucidità” è tutto un programma) fino ad arrivare a citazioni più o meno velate al filone del western all’italiana (vediamo se qualcuno troverà tracce di Sergio Leone sparse qua e là!). Insomma, uno dei rari casi dove a essere progressiva non è soltanto la musica, ma anche il contenuto!

Pur non essendo un capolavoro assoluto del genere (seppur molto valido vi sono alcune pecche nel songwriting, sicuramente aggiustabili col tempo), Life in Lucidity è da considerarsi come una delle uscite di maggior rilievo e importanza di quest’anno per il semplice motivo che non si tratta soltanto di un disco circoscrivibile al genere prog, ma di un disco di Musica. Di buona Musica. Di un tipo Musica di cui oggi, tutti noi, abbiamo molto bisogno.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
78.12 su 8 voti [ VOTA]
Vulgar Puppet
Lunedì 29 Dicembre 2014, 13.52.44
8
Un bellissimo lavoro, da ascoltare e riascoltare a ripetizione! Molto variegato, dalle mille sfaccettature. Una grande scoperta, dopo che mesi fa lo avevo segnato in seguito alla letta di questa recensione... e finalmente l'ho ascoltato come si deve!
HeartOfWinter
Lunedì 12 Maggio 2014, 17.53.24
7
Davvero un bel disco! Sicuramente qualcosa di nuovo
Povero Yorick
Venerdì 9 Maggio 2014, 17.15.24
6
Ciao Michele! Sì, te lo consiglio vivamente, soprattutto vedendo quelli che hai indicato come gruppi preferiti!
Michele "Axoras"
Giovedì 8 Maggio 2014, 23.19.00
5
Ciao collega ! Mi hai incuriosito da morire, ergo, provvedo ad ascoltare !
Christian
Giovedì 8 Maggio 2014, 22.02.39
4
Non sarà un capolavoro, ma è semplicemente un album suonato benissimo. Voto giustissimo: 84/85 senza troppe discussioni.
davide
Giovedì 8 Maggio 2014, 14.52.37
3
ottimo lavoro..ragazzi !!!
ricco96
Giovedì 8 Maggio 2014, 14.37.54
2
Ottimo! Non li conoscevo affatto, segnalazione preziosissima. Grazie
GT_Oro
Giovedì 8 Maggio 2014, 8.10.49
1
Bene bene! Recupero assolutamente quindi!
INFORMAZIONI
2014
Sumerian Records
Prog Metal
Tracklist
1. Wolvish
2. Heritage
3. Everbound
4. An Evolution of Thought
5. Decades
6. Millennia
7. A Grand Debate
8. Seekers & Servants
9. Dreambender
10. Like a Long Life
Line Up
David Journeaux (Voce)
Matt Young (Chitarra)
Ben Davis (Chitarra)
Steve Rennie (Basso)
Eric Stone (Batteria)
 
RECENSIONI
 
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