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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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Nonostante tutto, sembra che i gruppi composti da sole donne non siano poi così tanti in giro per il mondo. Almeno non così tanti da far sì che questo fattore passi del tutto in secondo piano e sia considerato normale, lasciando il posto alle sole considerazioni relative al valore della musica proposta. In effetti, questa situazione se vogliamo è dettata non solo dalla misogina incapacità maschile di guardare all’artista e non al suo sesso, ma anche al fatto che purtroppo quello è davvero l’unico dato di interesse, posto che lo spessore artistico delle band in questione si rivela quantomeno discutibile. È così che ad un numero non altissimo di band, si aggiunge una sostanziale incapacità di uscire dal cliché a causa di un livello musicale non proprio imprescindibile. Nel tempo, sono pochi i gruppi femminili che hanno saputo imporsi all’attenzione mondiale e quindi i nomi di riferimento finiscono per essere sempre gli stessi: The Runaways, piuttosto che le Girlschool (uno dei casi in cui essere un gruppo di donne ha forse limitato l’effettivo riscontro meritato dal gruppo) e, recentemente, le Crucified Barbara. Proprio di queste ultime, le nostre Snei Ap sono state gruppo spalla nel recente tour del 2013 in Italia. Un’esperienza che ha senz’altro consolidato la volontà della band e ha spinto avanti un percorso aperto nel 2011 che ha da subito puntato alla composizione di brani propri. Il primo atto ufficiale proprio nel 2013 con l’EP Hidden Floors a cui fa seguito oggi il primo full length Sick Society rilasciato dalla Buil2Kill Records, che ha evidentemente visto un potenziale nel gruppo.
Nel foglietto che al solito accompagna l’album, il gruppo in prima battuta viene definito come hard rock. Una collocazione che sembrerebbe spingere ulteriormente le Snei Ap proprio verso Mia Coldheart & soce, ma che di fatto non rende minimamente idea della proposta contenuta in Sick Society. In effetti, non risulta neanche troppo agevole definire la musica della band italiana, dato che di base sarebbe lecito fare maggior riferimento al punk, mischiato semmai con discrete venature di metal alternativo, che spingono il gruppo verso costruzioni piuttosto semplici e schiette, fortemente ancorate ai riff di Chiara Imperato, la quale sfoggia una distorsione estremamente scura e pesante e alle parti vocali di Martina Petocchi, vero fulcro melodico della band. La timbrica della cantante è piuttosto scura, quasi da contralto, mentre l’interpretazione indolente, quasi infastidita, rimanda all’alternative di matrice grunge e punk e ricorda Justine Frischmann degli Elastica, piuttosto che Eva Poles dei Prozac + o, ancora, Shirley Manson dei Garbage. A differenza dei gruppi citati, però, la musica delle Snei Ap non punta assolutamente alla costruzione di brani pop rock dal ritornello facile e dall’immediata presa melodica, preferendo anzi un approccio più ostico e riottoso, quasi mai giocato sulla velocità e anzi piuttosto ancorato a tempi medi scanditi in maniera potente dalla batteria di Sonia Ghirelli. In effetti, la band si cura poco di cercare facili consensi e a canzoni tutte incentrate su ritornelli ripetuti all’ossessione e facili ammiccamenti, preferisce un approccio più duro e una costruzione dei brani più ricercata, che tenta di creare delle canzoni in divenire, all’interno delle quali “succede” qualcosa. Il percorso musicale all’interno di Sick Society risente però, come tutte le opere prime, di un eccesso di polimorfismo, con canzoni che pur evidentemente riconducibili ad un’idea comune, finiscono per risultare slegate e senza che ci sia alla fine dell’ascolto un’indicazione precisa di dove il gruppo voglia andare a parare, restando fin troppo in bilico tra le varie influenze. Manca insomma un’identità specifica o, per meglio dire, essa risulta ancora in formazione, abbozzata ma non conclusa. Pensata e sentita dal gruppo, ma non veicolata ancora in maniera convincente all’interno dei brani. Le stesse canzoni risultano quindi altalenanti come qualità complessiva, con qualche episodio piacevole sparso qua e là, ma con una sostanziale sensazione di incompiutezza che ne mina la fruibilità. In ciascun brano si trovano idee discrete che però non portano ad un risultato finale riuscito in quasi nessuna occasione. A questo si aggiungano delle capacità strumentali non proprio imprescindibili, che in più di una occasione mostrano il fianco ad evidenti pecche e a soluzioni di arrangiamento decisamente rivedibili e ancora grossolane. È ovvio che il genere proposto non richieda particolari abilità compositivo/strumentali, ma visto che l’ambizione del gruppo sembra puntare lontano dalle sonorità da classifica diventa necessario avere un songwriting all’altezza, che consenta di supportare e veicolare il messaggio del gruppo in maniera più definita e con uno spessore di tutt’altro peso. Un brano come Amen (Hey Man), ad esempio, meriterebbe una trattazione a livello compositivo e di interpretazione che non è attualmente nelle corde del gruppo, per un risultato finale decisamente insufficiente sotto ogni punto di vista. Molto meglio invece nei casi in cui la band punta al sodo e tira fuori brani come Lucifer, pesante e oscura e ai limiti del doom, piuttosto che il trittico conclusivo, che senza dubbio costituisce il meglio che Sick Society possa offrire assieme all’opener Trouble.
Nel complesso siamo insomma davanti ad una band che è arrivata al disco probabilmente troppo presto, senza aver ancora maturato uno stile definito e convincente, che si regge ancora su abilità strumentali e compositive da affinare in maniera decisa e che ancora offre un’identità in divenire. Le qualità ci sono e la volontà di compiere un passo oltre le facili tentazioni della musica usa e getta, dimostra che per le Snei Ap può e deve esserci un futuro in continua crescita. Si tratta di lavorare duro e dare al progetto quel respiro che ancora non ha raggiunto. Quello che invece appare da subito convincente è il piglio con cui la band si scrolla direttamente di dosso il fatto di essere una all female band, puntando sulla musica e sulla profondità della propria ispirazione, senza aver paura di osare anche più in alto di quelle che sono le effettive possibilità odierne. Una scelta più difficile, che può garantire sicuramente maggiori soddisfazioni dell’essere un breve e scintillante fuoco di paglia.
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INFORMAZIONI |
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Buil2Kill Records / Nadir Music
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Tracklist
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1. Trouble 2. Feed My Rage 3. Amen (Hey Man) 4. Spiral of Silence 5. Lucifer 6. A New Choice 7. Revenge 8. Falling in My Rebirth 9. Game Over 10. Shame
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Line Up
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Martina Jey Petocchi (Voce) Chiara Attila Imperato (Chitarra) Valeria Goz Trevisan (Basso) Sonia Wild Ghirelli (Batteria)
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RECENSIONI |
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