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19/03/21
MAYHEM + MORTIIS + GUESTS TBA (POSTICIPATO!)
ORION - CIAMPINO (ROMA)
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( 8250 letture )
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Heroes, nuova fatica discografica dei Sabaton, rappresenta un traguardo importante per la corazzata svedese. Se ormai la band di Brodén e soci non si può più considerare una novità né tantomeno una sorpresa, erano necessarie comunque alcune conferme. Il precedente Carolus Rex li ha spediti tra i big del metal, in modo del tutto meritato vista la bontà degli ultimi lavori e le ottime performance live, ma la separazione avvenuta due anni fa da ben quattro dei sei membri del gruppo lasciava sicuramente il dubbio se la band avrebbe saputo proseguire senza stravolgimenti, soprattutto anche dopo che i membri uscenti hanno pubblicato quasi immediatamente un ottimo album con la nuova band Civil War. Ebbene, tutto ha seguito il suo corso naturale, nessun stravolgimento stilistico, nessuna novità eclatante, Heroes è un disco Sabaton al 100%, produzione bombastica senza essere esagerata o plasticosa, suoni potenti, ma soprattutto ottimi brani pensati per rendere al massimo in fase live, e diciamocela tutta, la nuova formazione ha portato una ventata di freschezza, senza stupire, ma che male non fa.
Sin dai primissimi secondi di Night Witches ci si rende conto che l’anima della band risiede nel leader, cantante e tastierista Joakim Brodén, che non avrà un’ugola d’oro, ma negli anni ha imparato ad utilizzare al meglio le proprie potenzialità. Il brano è una cartella in faccia che non lascia tregua dall’inizio alla fine ed il ritornello, pur non immediatissimo, insieme ai cori botta e risposta faranno faville dal vivo. Unico neo, la vaga somiglianza di alcune melodie con Ghost Division, altro cavallo di battaglia dei Nostri. Ritmi leggermente meno sostenuti per No Bullets Fly, in cui però è più apprezzabile il lavoro chitarristico dei nuovi Chris Rörland e Thobbe Englund, che non sono per nulla dei novellini e si sono saputi inserire alla perfezione nel contesto della band. Ottimo il break centrale dopo il solo di chitarra che sarà un must in fase live. Smoking Snakes è l’ennesimo brano vincente, epico ed anthemico quanto basta per poter diventare un classico; Inmate 4859 è più cadenzato, mid tempo dall’incedere pesante e potente, teatrale nell’atmosfera e drammatico nella tematica, che, come di consuetudine anche in questo disco, è incentrata sulla guerra, nello specifico di questo brano sulla figura di Wiltod Pilecki, militare polacco che si fece imprigionare dalla gestapo nel campo di concentramento di Auschwitz delle Seconda Guerra Mondiale per organizzare una resistenza al nazismo e partecipò in seguito alla rivolta di Varsavia. To Hell and Back è il primo singolo estratto ed ha una melodia che si stampa subito in testa; il brano funziona ed è immediato. The Ballad of Bull è invece la ballata che i Manowar non riescono a scrivere da almeno quindici anni. L’accostamento alla band di De Maio non è casuale, vista la somiglianza di stile e di certe melodie con la celebre Heart of Steel; il brano è basato sul pianoforte e sull’interpretazione sentita di Brodén. Seguono altri pezzi killer come Resist and Bite e Soldiers of 3 Armies, funzionali in tutto e per tutto, per potenza, melodia, esecuzione ed arrangiamenti, senza strafare. La chiusura del disco è invece affidata a Far from the Fame e Heats of Iron, piacevoli come al solito nei ritornelli azzeccatissimi e pensati per essere cantati a squarciagola dal pubblico in fase live, la prima più ispirata agli Iron Maiden del periodo Peace of Mind mentre la seconda si presta benissimo ad essere l’epilogo di un disco perfettamente riuscito, teatrale ed eroica dall’incedere marziale, farcita di cori e con un bell’intermezzo strumentale che prende in prestito l’aria sulla quarta corda di Bach.
Heroes è in definitiva un disco che non presenta tracce filler o skip song ed è difficile trovare punti deboli. La produzione ed il mixaggio sono affidate ad un certo Peter Tägtgren, che riesce a far quadrare la pomposità della band senza farla risultare finta, con tutti gli strumenti perfettamente bilanciati. L’arma vincente dei Sabaton è la continuità stilistica, senza che ciò debba significare essere cloni di sé stessi, nonché la capacità, anche in questo caso, di partorire belle canzoni. È necessario essere realisti: mostri sacri come Manowar o Iron Maiden sono leggenda, più di nicchia anche Running Wild o Grave Digger, i quali hanno un peso storico indiscutibile e saranno sempre giustamente amati, ma è anche necessario guardare avanti, e quando queste band decideranno di godersi (speriamo il più tardi possibile) il giusto e meritato riposo saranno band come i Sabaton (che non possono più essere considerate giovani promesse, bensì certezze presenti e consolidate) a prendere in consegna il testimone. A loro va dato il merito di aver saputo dare una ventata di freschezza ad un genere che già nel nome è classico e di avere quella marcia in più rispetto all’agguerrita ed affollatissima concorrenza. Certo la strada della consacrazione è lunga, ma nel frattempo possiamo goderci l’ennesimo tassello di una carriera finora impeccabile.
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Seconda virata verso lidi decisamente più Heavy che Power come già successo con Coat Of Arms. Intrigante la continua narrazione nel songwriting di avvenimenti ed episodi del passato poco noti ai più. Tutto ciò rende piacevole anche la lettura dei testi. Infine, credo che il cambio massiccio di line-up non ha fatto altro che giovare alla band, rendendo il sound più fresco e dinamico soprattutto per quel che riguarda le sei corde (ottimi assoli). Insieme a Coat of Arms è il lavoro più piacevole da ascoltare per quello che concerne i miei gusti, decisamenti più inclini all'Heavy classico che al Power. Voto: 78 |
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Ok!...a distanza di mesi o qualche cosa di più devo essere onesto e dire che ho rivalutato di parecchio questo gruppo...forse l'avevo ascoltato senza attenzione o in periodi in cui ero poco incline ai generi. Ammetto quindi di aver sbagliato, anche in riferimento ai miei commenti precedenti. Chiaro non inventano assolutamente nulla..a volte esagerano nella pomposità e i dischi piu o meno sono in fotocopia, ma comunque li sto ascoltando piu che volentieri. Questo è un bell'album davvero e la recensione lo inquadra perfettamente. Andando a ritroso anche con gli altri devo dire che anche The Art of War è davvero ottimo. Bene così. |
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Ben fatto come gli altri, anche se mi sembra un po' corto e le canzoni forse un po' troppo simili, comunque i Sabaton sono una discreta garanzia, per me la valutazione è circa 75. P.S. Casomai correggete la svista sull'album "Peace" of Mind  |
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...ma si puo` darsi...anche se Gods of War nn l'ho mai preso...Pero sai se poi andiamo a guardare i capolavori che hanno reso celebri i Manowar...allora non ci vedo neanche un unghia! ...per me in parallelo sono due generi diversi...Sabaton molto piu vicini al power metal europeo degli anni 90...con tematiche piu epico-eroiche. Ribadisco comunque l'assoluta validita della band svedese..anche se dopo un po mi annoia. Comunque potendo daro' un ascolto approfondito snche a questo..chissa' che lo digerisca meglio rispetto ai precedenti! |
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ma anche una 'Call to arms' da 'Warriors of the world' direi che li ricorda eccome! |
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musicalmente direi che solo 'Gods of war' dei Manowar si avvicina a questo stile...ma sicuramente i 2 gruppi si assomigliano molto nel creare un'atmosfera 'eroica'! |
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Partendo dal pressuposto che non sono un loro grandissimo fan....ho solo Carolus rex...questo non l'ho ascoltato, ma mi sfugge qualcosa quando vengono paragonati ai Manowar...ma musicalmente o liricamente?????? Io personalmente non amo particolarmente queste sonorità....ma i Manowar, sopratutto i migliori quelli si che li amo...e sinceramente non mi risulta che abbiano mai suonato power metal di questo tipo e comunque non vedo nessuna similitudine che li possa avvicinare. Secondo me sono piu vicini ai classici gruppi power metal europei spuntati come funghi dalla fine degli 80 in poi. Ma preciso che dico questo non per sminuire i Sabaton..anzi nel loro genere sono sicuramente tra i migliori e quelli piu in rampa di lancio da qualche anno a questa parte! e proprio ieri vedevo un loro live in polonia spettacolare. Ma i Manowar erano altra roba per me e non si tratta di essere conservatori, ma di stili diversi. |
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Bello, bello. Sabaton sound. A mio parere è inferiore a Carolus Rex ma quello era un capolavoro che non è facile ripetere. Forse i pezzi andrebbero più raffinati, senza perdere la loro caratteristica power e l'essere trascinanti in sede live. Ma siamo ai dettagli. Sono gli eredi dei Manowar migliori, non c'è dubbio. Valutazione alta ed emozioni assicurate. C'è anche bel tempo, fuori e con un buon cavallo sono il massimo... Au revoir. |
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Disco buono con alcune tracce davvero belle, ma mi aspettavo qualcosa di piú. Le canzoni veloci sono belle mentre quelle piú cadenzate e la ballad sono nettamente inferiori. Mancano cioé le Price of a mile o Cliffs of Gallipoli per intenderci. Inoltre la produzione é fin troppo bombastica e la batteria non si sente un granché nel marasma di suoni. |
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Mi è arrivato! Per ora commento il digibook:eccezionale! Per ogni canzone testo, illustrazione apposita e spiegazione del fatto narrato nel testo. Per un appassionato di storia come me davvero bello. Per la musica ancora non mi posso esprimere bene, anche se il cd mi sembra molto vicino allo stile di Coat of arms. Concordo per la ballad che mi sembra pallosa. |
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Sorpresa, sorpresa non mi piace neanche un po'. Nulla a che vedere con il buon power di Helloween, Gamma Ray, Edguy, Rhapsody e anche Civil War. Li troco molto ripetitivi e uguali a se stessi. Voto: 45. Ma il successo che hanno, va tutto a loro favore... Fanno bene a continuare così... |
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riascoltato parecchio in questi giorni, sia questo che altri album della loro discografia...il giudizio è sicuramente migliorato, mi hanno preso parecchio sia questo che 'carolus rex' che, tra i 4 che ho ascoltato (gli ultimi), mi sembrano i più convincenti! ora mi piacerebbe si cimentassero anche in qualcosa con una struttura po' più complessa, magari con qualche elemento nuovo come le chitarre acustiche, a dare un po' di varietà...'hearts of iron', 'smoking snakes' e 'the ballad of bull' le mie preferite! |
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Disco piacevole con canzoni dai ritornelli orecchiabili che live faranno pogare a mille...unici nei sono il drumming, decisamente ripetitivo, poco incalzante ed estremamente elementare , e la canzone "the ballad of bule" che è una delle ballad più noiose mai scritte...skip assicurato Voto complessivo dell'album:75 |
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Non è il miglior album dei Sabaton...in ogni caso un lavoro godibile 77 |
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Certo però che è uno dei cd più bervi degli ultimi anni (meno di 40 minuti !). Comunque, pur essendoci alcuni pezzi interessanti, ho l'impressione che sia stato fatto in fretta e che non raggiunga l'ispirazione di Carolus Rex. Peccato perché mi aspettavo il cd top del 2014, ed invece è solo uno dei tanti buoni finora usciti. Tocca attendere Priest, Hammerfall e Dragonforce per sperare in qualcosa di rimarchevole (dopo le mezze delusioni anche di Sonata Arctica ed Edguy) |
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Li ascolto dal 2008 e li annovero tra i migliori gruppi power degli ultimi 10 anni, se non il migliore per quantità e qualità dei prodotti, e questo album non fa eccezione. GRANDI. |
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Ma quanto mi piacciono questi Sabaton!!! |
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Sto aspettando l'earbook, ma quello che ho sentito fin'ora mi piace. I Sabaton hanno sempre fatto anthems celebrativi verso i grandi del metal, nessuna novità. Hell and back non mi esce dalla testa. Grandi. |
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*conservatore @maurilio: non sapevo fosse una loro abitudine, come puoi vedere non li conosco molto! provvederò ad ascoltare 'the art of war', per ora ho ascoltato solo gli ultimi 3! |
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Bell'album avanti così Sabaton!!! Voto: 82 |
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@Master: le canzoni con testi fatti con i nomi di band metal o con titoli di canzoni metal i Sabaton le hanno sempre fatte; questo per rendere omaggio alle loro band preferite e ai creatori del metal. Se ti piace il genere ti consiglio vivamente di ascoltare bene i loro dischi precedenti e soprattutto The art of war. Il nuovo cd l´ho appena ordinato e aspetto con ansia che mi arrivi. Fino ad ora non hanno mai deluso e nel nuovo mi sembra che riprendano i loro brani piú aggressivi in stile appunto The art of war. |
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Smettiamo di fare i conservatori e accostiamoli a maiden e manowar. Non ne sbagliano una. |
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Colgo l'occasione di questa rece di ringraziare proprio l'amico Mauro My Refuge per avermi consigliato l'ascolto di questa band qualche mese fa e così mi sono (anzi...mi sto) assorbendo la loro discografia pian piano proprio come questa nuova loro fatica. Voto e giudizio condiviso in pieno! |
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Ho sentito ieri anche quella che credo sia una bonus track, dal titolo 'Man of war'..che dire, di sicuro è un'astuta mossa per accaparrarsi nuovi fan che, vedendo i loro Manowar in questo periodo un po' in crisi, potrebbero vedere nei Sabaton i loro eredi legittimati...certo che sentire una canzone di soli titoli di canzoni dei Manowar (per giunta neanche cantata da loro) mi ha lasciato un po' lì...interdetto tra il chiedermi se si tratta di un tributo o di una parodia! Per quanto riguarda l'album, l'ho ascoltato frettolosamente, ma trovo le loro canzoni davvero troppo simili tra loro e per questo prevedibili...insomma, nonostante potenzialmente il genere e lo stile potrebbero piacermi molto, un approccio così conservativo (per giunta non da parte di un gruppo storico) non stimola il mio interesse. |
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1
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scialbissimo............ |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Night Witches 2. No Bullets Fly 3. Smoking Snakes 4. Inmate 4859 5. To Hell and Back 6. The Ballad of Bull 7. Resist and Bite 8. Soldier of 3 Armies 9. Far from the Fame 10. Hearts of Iron
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Line Up
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Joakim Brodén (Voce, Tastiere) Chris Rörland (Chitarra) Thobbe Englund (Chitarra) Pär Sundström (Basso) Hannes Van Dahl (Batteria)
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