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19/02/21
THE DEAD DAISIES
LIVE CLUB - TREZZO SULL'ADDA (MI)
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The Intersphere - Relations in the Unseen
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( 1338 letture )
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I tedeschi The Intersphere giungono con Relations in the Unseen al quarto disco in carriera, mantenendo indefessamente il songwriting ancorato al loro passato. Anche in questo caso, infatti, i brani si presentano orecchiabili e dalla struttura piuttosto semplice, con influenze sparse di combo quali Muse, Incubus, Von Hertzen Brothers, Biffy Clyro e Dredg. I componenti del gruppo dimostrano una tecnica pregevole che emerge nelle rare parti in cui si cimentano in un sound maggiormente articolato.
Il problema di fondo è che lo scopo primario dei The Intersphere è palesemente quello di puntare al mainstream e per raggiungere tale ambizioso obiettivo non occorre ricorrere ad astrusità di sorta, ma proporre, come nel caso in specie, tracce eleganti, non eccessivamente lunghe, equilibrate e in grado di interessare un’ampia fascia d’utenza. La melodia la fa da padrone costituendo la colonna portante del full length, mentre le canzoni hanno il pregio di essere furbescamente orientate in varie direzioni abbracciando in un certo qual modo la storia del rock degli ultimi quarant’anni. A titolo esemplificativo la title track ha contorni precipuamente hard rock, The Ones We Never Knew ristagna nel pop (da segnalare l’ottimo intro al pianoforte), Panic Waves deraglia nella dance, mentre Out of Phase e Origin: Unknown hanno una veste dai contorni prog. In questo senso Relations in the Unseen si rivela un prodotto versatile e non del tutto scontato. Non si riscontrano momenti di stanca, sebbene, a dire il vero, non siano presenti neppure parti esaltanti in grado di elevare le quotazioni del platter. Il pezzo migliore del lotto è rappresentato dalla convincente Joker per merito del vocalism, degli azzeccati cambi di tempo e dell’apporto delle due chitarre adeguatamente incisive ed in piacevole contrasto con le aperture melodiche. Degna di menzione, infine, il rarefatto andamento della conclusiva Golden Mean. In definitiva siamo al cospetto di un lavoro ben arrangiato, curato in ogni particolare (l’artwork è davvero bello) e concepito all’insegna di un raffinato easy listening posto a metà strada tra il pop ed il post rock con qualche labile incursione nel progressive. Ciò che ne scaturisce è un album di discreto livello compositivo, da gustare rilassati e con la mente sgombra dai problemi quotidiani (magari in automobile guidando in un assolato weekend primaverile o disteso su un prato guardando il cielo terso). Se, però, siete inclini a una musica strutturalmente meno immediata, un’opera di tale fattura non fa proprio per voi. Riflessione finale: è difficile fare previsioni sulle possibilità di affermazione di questa formazione originaria di Mannheim; tuttavia, nella considerazione che, come predetto, con Relations in the Unseen siamo già al quarto disco in studio, qualche dubbio in merito comincerei ad averlo. Peccato, perché il quartetto sembra possedere delle potenzialità destinate, tuttavia, a rimanere inespresse fino a quando si proseguirà con grande stile e perfezione maniacale a non azzardare praticamente nulla.
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3
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Recensione interessante che dimostra competenza e vasta cultura musicale... |
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1
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La frase finale è da manuale della critica musicale. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Relations in the Unseen 2. Thanks for Nothing 3. The Ones We Never Knew 4. Out of Phase 5. Panic Waves 6. Joker 7. Tonight 8. Origin: Unknown 9. Walk on Broken Glass 10. The Ghost of a Chance 11. …Like It Is 12. Golden Mean
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Line Up
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Christoph Hessler (Voce, Chitarra) Thomas Zippnes (Chitarra, Cori) Sebastian Wagner (Basso, Moog, Piano, Cori) Moritz Muller (Batteria, Piano, Glockenspiel)
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RECENSIONI |
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