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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Oslo Ess - Alle Hjerter Deler Seg
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( 1645 letture )
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A quanto pare in Norvegia il nome degli Oslo Ess è sinonimo di qualità. La suddetta band si è creata un seguito molto rilevante nel proprio paese in appena tre anni -sono attivi dal 2011-, stabilendo un record nazionale per aver suonato più di 200 show in un solo anno, sfornando ben cinque hit radiofoniche, venendo nominata ai Grammy norvegesi e risultando al primo posto di vendite nelle classifiche nazionali; se consideriamo oltretutto che in appena tre anni il gruppo ha prodotto tre dischi possiamo comprendere bene il successo che ha avuto e sta avendo e la mole di lavoro a cui ha fatto fronte. Come dicevamo, per l’appunto, con questo Alle Hjerter Deler Seg i cinque norvegesi arrivano alla terza pubblicazione in studio e lo fanno in modo davvero energico. La band fa del punk roccioso, seppur comunque molto attento alla melodia, il proprio punto di forza, con un sound fresco e di produzione moderna nonostante proponga delle solide basi create da band storiche; si possono sentire infatti diversi rimandi ai Supersuckers e non vengono nascoste le influenze di band del calibro dei Ramones, Rancid e The Clash.
L’album si presta molto bene a qualsivoglia tipo di ascolto, da quello più superficiale di una traccia ogni tanto, ad uno più approfondito di tutto il disco. I pezzi risultano molto ben costruiti, veloci, diretti e senza troppi “fronzoli” e ciò ne permette una godibilità ancora maggiore come possiamo notare sin dalla prima traccia, Stormen, che con il suo incidere spedito mette subito le cose in chiaro. Uno stacco magistrale introduce al ritornello che si dimostra, come dicevamo, molto orecchiabile e con una minuziosa attenzione alla melodia; il solo veloce e incisivo si incastra benissimo con l’andamento della traccia chiudendo perfettamente un opener a dir poco esplosiva. La successiva Under Raden viaggia su lidi ben diversi, imponendosi come un pezzo molto allegro, reso tale anche dall’armonica presente sia nell’intro della canzone che nella restante durata. I riff precisi e possenti catturano fin dal primo ascolto e -anche qui- il ritornello si qualifica come punto forte, permettendo alla band futuri rodaggi radiofonici. La successiva Himmel & Helvete è una vera e propria scheggia in stile punk: non arriva a sfiorare nemmeno i due minuti, ma ciò nonostante i riff molto veloci si concedono stacchi centrali più lenti e soli che accompagnano tutta la durata del pezzo. Con Down At The Docks la sopraccitata eco dei Supersuckers si fa sentire, in una traccia che sembra fondere, almeno in parte, il sound della band insieme a quello degli americani con una miscela finale davvero godibile. Nonostante tutto gli Oslo Ess non disdegnano nemmeno brani di più facile assimilazione come Midnatt o la bellissima ballata Leiter Etter Jobb, interamente acustica con l’eccezione del solo. La traccia, allegra e molto spensierata è una boccata d’aria tra i vari pezzi “tirati” che compongono il resto del disco e permette all’ascoltatore di rilassarsi prima delle ultime tre composizioni. Tra queste tre rimanenti spicca Brenn Byen Ned, che con la sua carica fa immediatamente ripartire l’andamento muscolare del disco.
Con questo Alle Hjerter Deler Seg il gruppo norvegese riconferma la propria validità a livello compositivo, sfornando un altro prodotto ben riusciti. La stessa band definisce quest’album semplicemente come “true punk”, il che ci trova molto d’accordo, con la piccola precisazione che davanti aggiungeremmo un “all new” in quanto il gruppo propone del vero punk -con spunti innegabilmente radiofonici ma di tutto rispetto- melodico scritto e suonato con entusiasmo e voglia di fare. Una bella rivincita nei confronti di un genere diventato talmente mainstream da risultare privo di piglio -fatta esclusione per le band storiche e tutte quelle che cercano di portare avanti il genere a testa alta- , con gruppi che dal nulla hanno iniziato ad autodefinirsi punk -chi vuol capire capisca- senza criterio alcuno. Altra particolarità che si può riscontrare è il cantato quasi esclusivamente in norvegese, che molti vedranno come un difetto a causa della scarsa fruibilità dei testi ed anche a causa della pressoché impossibile reperibilità di questi in inglese. Nonostante tutto, speriamo di non essere gli unici a vederlo al contrario come un pregio, in quanto ascoltare il disco cantato in una lingua non con convenzionale, e che di solito poco si adatta a generi di questo tipo, si è rivelata un’esperienza estremamente interessante e divertente. In conclusione gli Oslo Ess fanno centro su tutta la linea e comprendiamo bene il riscontro che stanno trovando in patria, sperando che lo trovino anche al di fuori. Ultima, ma non per importanza, nota positiva è il bellissimo artwork che accompagna l’album: due cuori realistici, realizzati rispettando la fisionomia di quello reale, vicini che vanno a formare un solo cuore stilizzato, come nell’immaginario collettivo, spezzato. Un lavoro, quindi, davvero degno di nota.
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4
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ahahahah si si ma capisco quello che dici, capita parecchie volte pure a me con altri gruppi! dal vivo li vedo e mi piacciono ma su album no, la maggior parte delle volte è (a parte l'alcohol) che accelerano i pezzi. adesso questo cercherò di prenderlo proprio per vedere com'è la storia. sempre parlando di norvegesi e sempre punkeggianti un'altra band per esempio sono i Turbonegro o Turboneger come dicono su in Norvegia. li ho visti dal vivo e mi sono divertito un casino ma su album non li digerisco! |
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3
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Samba,ok, io giudico quello che ho sentito , poi magari live sono un'altra cosa. Il primo esempio che mi viene in mente sono i The Real McKenzies, non mi sarei mai sognato di comprare un loro album, neanche con una balla da ufo, però dal vivo mi erano piaciuti... |
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2
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L'album non l'ho preso ma li vidi dal vivo in Norvegia qualche tempo fa e li trovai veramente coinvlogenti. |
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1
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Per me , loro stanno al punk come i personaggi che vedrò più tardi al bar stanno all'acqua oligominerale......non voto perché mi rifiuto di ascoltare un loro album intero, ahah, mi bastano 5 o 6 pezzi per giudicarli, poi ditemi anche che sono superficiale e sparo giudizi alla cazzo, per me bocciati senza pietà... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Stormen 2. Under Radaren 3. Himmel & Helvete 4. ”Down At The Docks” 5. Midnatt 6. Det Brenner Under Beina Mine 7. Leiter Etter Jobb 8. Brenn Byen Ned 9. Den Gyldne Tiden 10. I Skrivende Stund
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Line Up
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Asmund Lande (Voce, Chitarra) Peter Larsson (Chitarra) Knut-Oscar Nymo (Basso) Einar Stenseng (Tastiere)
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RECENSIONI |
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