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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Grey Skies Fallen - The Many Sides Of Truth
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( 1974 letture )
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Un goal sbagliato sottoporta, una risposta errata alla domanda più facile di un test, l’ingrediente che rovina la ricetta alla finale di MasterChef.... si potrebbe proseguire a lungo con le metafore poco lusinghiere per definire l’ultima fatica dei Grey Skies Fallen, soprattutto da parte di chi li ha ritenuti per anni una band dal potenziale smisurato, in attesa solo della definitiva consacrazione. La traiettoria artistica del quintetto newyorkese affonda le radici nel lontano 1999, quando debuttarono con The Fate of Angels, album interessantissimo (se pur, comprensibilmente, ancora acerbo in diverse componenti) con le sue derivazioni di scuola My Dying Bride innestate su spunti prog, a creare un impasto musicale decisamente più vicino alle sonorità europee che alla filiera della East Cost. Ancora più riuscito il successivo Tomorrow’s in Doubt, dove le influenze opethiane hanno nobilitato un impianto melodic death mai banale per un risultato qualitativamente di tutto rispetto. Del tutto inattesa, invece, la svolta con la virata quasi atmospheric rock del terzo lavoro, Two Way Mirror, tanto spiazzante quanto insipido nel suo insieme, a dimostrazione che per certe evoluzioni o si nasce Cavanagh o si rischiano brutte figure. Poi, all’improvviso, dopo un silenzio che durava dal 2006, a risollevare le sorti artistiche della band ha provveduto la magnifica suite che ha dato il nome all’EP Introspective, 20 minuti di fuochi d’artificio tra prog, death e psichedelia che rappresentano alla perfezione ciò di cui sono capaci i cinque quando li sorregge il sacro fuoco dell’ispirazione. Dunque niente di strano se, alla notizia dell’uscita di un nuovo full lenght, in tanti hanno scommesso su qualcosa di prossimo al capolavoro. E invece..... E invece eccolo, questo The Many Sides of Truth, sette brani che, al netto di tre filler “temporali” di breve durata, regalano a stento mezz’ora di ascolto che scivola via quasi nell’indifferenza, che è già di per sé la regina dei sentimenti da cui fuggire.... Nulla è rimasto di quello scintillante fiume in piena che solcava Introspective, capace di regalare ad ogni ascolto anse nuove da esplorare e paesaggi in perenne mutazione, qui siamo in presenza di un rigagnolo inaridito che cerca a stento di aprirsi un varco mentre arranca faticosamente verso l’epilogo. Non che la band si sia improvvisamente dimenticata dei punti di forza della propria creatività (in modo particolare l’alternanza tra le sfuriate death/black e gli inserti melodici e il particolare timbro vocale di scuola stoner del cantante Rick Habeeb), solo che stavolta le componenti si limitano a convivere come entità indipendenti, quasi che mancasse una “mano” unificante ad armonizzarle. Infatti, depurati dagli effetti speciali di una patina a volte tendente all'epico, brani come l’opener Ritual of the Exiter o Of the Ancients si rivelano allora molto meno memorabili di quanto un primo ascolto possa suggerire, come dimostra il finale davvero “faticoso e senza slancio” di quest’ultima che rovina le ottime intuizioni della prima parte. Un discorso a parte meritano gli intermezzi in chiave folk, espediente a quanto pare sempre più apprezzato dalle band ma che (salvo che non faccia parte agallochianamente del dna) risulta credibile solo in presenza di composizioni monumentali da separare, non fosse altro che per gestire e dosare il flusso del pathos. Sarà forse un po’ ingeneroso definire puri filler i tre pezzi di The Many Sides of Truth che rientrano in questa categoria, ma logica e orecchio presuppongono che, prima di concepire un passaggio da calo di tensione, si sia riusciti a costruirla da qualche parte, la tensione... A provare a risollevare almeno in parte le sorti dell’album provvede allora un unico brano, quell'End of My Rope che, dopo aver scatenato un melodic death quasi marziale, si rifugia in articolate architetture prog per poi planare su un doom magari un po’ scolastico ma comunque di buona resa. Questo effetto-caleidoscopio è il marchio di fabbrica dei Grey Skies Fallen, su questo avrebbero dovuto costruire il loro rientro sulle scene e trovarne ancora tracce qua e là non fa che aumentare il rammarico per ciò che sono rimasti purtroppo solo in potenza. Peccato, peccato davvero, il decollo definitivo è evidentemente rinviato a data da destinarsi.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ritual of the Exiter 2. Unroot Transparent Being 3. The Flame 4. Of the Ancients 5. Isolation Point 6. End of my Rope 7. Winter Hand
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Line Up
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Rick Habeeb (Voce, Chitarre) Joe Sanci (Chitarre) Craig Rossi (Tastiere) Tom Anderer (Basso) Sal Gregory (Batteria)
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RECENSIONI |
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