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J.J. Cale - Troubadour
( 3798 letture )
John Weldon Cale, più famoso come J.J. Cale, comincia la sua carriera di musicista a metà degli anni sessanta, scrivendo e pubblicando alcune canzoni con i Leathercoated Minds, progetto psichedelico portato avanti per un paio d’anni in collaborazione con il produttore Snuff Garrett. Da tali sonorità, con l’impetuoso sopraggiungere degli anni settanta, J.J. Cale si discosterà lentamente sino a concentrarsi su quel particolare mix di influenze degli anni ’50 e ’60 che renderanno famoso e tanto amato il suo songwriting. L’artista originario di Oklahoma City, nella sua carriera durata quarant’anni prima della scomparsa nel 2013, si è sempre dimostrato come un personaggio schivo e poco avvezzo alle apparizioni dal vivo, preferendo il più delle volte la via della registrazione su disco. Grazie alle sue qualità, unite a un nuovo modo d’intendere la musica country/blues, si è creato negli anni un seguito di illustri appassionati, influenzando buona parte degli artisti e delle band che seguiranno il canovaccio denominato Tulsa sound, Eric Clapton e Mark Knopfler su tutti. Nel 1976, J.J. Cale giunge alla sua quarta pubblicazione solista con Troubadour, un disco che introduce nel sound del polistrumentista una matrice maggiormente jazzata, rompendo gli schemi utilizzati sin dall’esordio Naturally e portando una ventata d’aria fresca al suo modo d’intendere l’uso della chitarra e della voce.

Troubadour viene presentato da Hey Baby, brano che introduce immediatamente la soffusione jazzata che caratterizzerà quasi la metà del disco, anche se talvolta in modo meno definito, grazie ad elementi sonori più riconducibili ad un blues “swingato”. L’arpeggio acustico viene accompagnato da soffusi lick di chitarra in slide che donano una spruzzata country e affiancato la delicata voce dell’artista, intenta a sciorinare le liriche con classe e leggerezza. Il passaggio dalle quiete sonorità jazzate all’incedere funkeggiante della successiva Travelin’ Light è brusco, quasi come se volesse risvegliare l’ascoltatore con il suo sound più travolgente e meno riflessivo. Come se si lasciasse trascinare da una marea incontenibile, J.J. Cale torna sul blues sussurrato dei primi album, quando ci canta You Got Something, leggiadra ballad dalle sfumature country che si pone quasi in modo speculare alla penultima Cherry. Nessun brano presenta uno strumento che prevale sul resto, mantenendo un’amalgama di fondo che rende il risultato soffuso e compatto allo stesso tempo, spaziando da un genere all’altro con innaturale facilità. La chitarra elettrica si ritaglia i suoi spazi con riff leggendari, tra cui quello di Cocaine, affiancato agli altri brani come Travelin’ Light e Ride Me High. Malgrado l’utilizzo delle influenze jazzate, il blues vero e proprio non viene mai meno: sono due esempi The Woman that Got Away e la struggente Super Blue. Malgrado nemmeno essa sia posta in primo piano rispetto alla canzone in sé, la voce di J.J. Cale si adatta alla perfezione, vagando con eleganza su tutti i generi musicali approfonditi in Troubadour, snocciolando le liriche incentrate su tematiche classiche come l’amore, la vita, la felicità e l’uso di droghe.

A trentasette anni, J.J. Cale ci regala uno dei suoi dischi più belli con questi seminali quaranta minuti che contengono la vera e propria “hit” dell’artista, portanta alla ribalta da Eric Clapton. Malgrado ciò, sarebbe irrispettoso parlare di Troubadour come di un contenitore per la celeberrima Cocaine: il disco targato 1976 è molto più di questo. Ci troviamo di fronte a una grandiosa sintesi di generi come il blues, il country, il rockabilly, lo swing e il jazz in un songwriting intimo e, al contempo, carico d’immediatezza. Le vocals e il sound della chitarra di J.J. Cale tracciano un percorso caldo e sognante, sul quale si stagliano i numerosissimi musicisti che lo hanno affiancato durante le registrazioni, secondari osservatori di un risultato destinato a fare breccia in tutti gli appassionati della musica d’autore. John Weldon Cale non sarà stato l’artista appariscente che ha fatto breccia nel cuore degli appassionati per il suo modo di vivere o di essere, né l’autore imprescindibile nell’accezione popolare della musica settantiana, tuttavia rimane uno dei compositori più importanti nel filone country/blues americano d’autore. Se non lo conoscete, Troubadour potrebbe essere l’album perfetto per iniziare a scoprirlo; fate solo attenzione a non definirlo erroneamente come “l’album dove c’è Cocaine”, perché fareste un torto immane ad altri undici grandi brani d’autore.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
76.92 su 13 voti [ VOTA]
jaw
Lunedì 29 Gennaio 2018, 23.10.31
5
Knopfler gli deve tutto, ovvio 6 string fever
Steven
Giovedì 12 Giugno 2014, 20.03.52
4
@ Le Marquis de Fremont: con il tempo facciamo tutto, intanto goditi questa bela recensione
Le Marquis de Fremont
Giovedì 12 Giugno 2014, 13.32.54
3
Disco veramente bello. Permettete una domanda: ma i dischi nuovi non li recensite? Blue Horizon, l'ultimo dei Wishbone Ash, per che ama queste sonorità, è veramente bellissimo... Au revoir.
Hm is the law
Giovedì 12 Giugno 2014, 9.30.43
2
Una. Perla
Hm is the law
Giovedì 12 Giugno 2014, 9.30.43
1
Una. Perla
INFORMAZIONI
1976
Shelter Records
Blues
Tracklist
1. Hey Baby
2. Travelin’ Light
3. You Got Something
4. Ride Me High
5. Hold On
6. Cocaine
7. I’m a Gypsy Man
8. The Woman that Got Away
9. Super Blue
10. Let Me Do It to You
11. Cherry
12. You Got Me On so Bad
Line Up
J.J. Cale (Voce, Chitarra, Basso)

MUSICISTI OSPITI

Reggie Young (Chitarra in traccia 1, 6 e 9)
Lloyd Green (Chitarra in traccia 1 e 9)
Harold Bradley (Chitarra in traccia 2 e 12)
Buddy Emmons (Chitarra in traccia 5)
Bill Boatman (Chitarra in traccia 7)
Chuck Browning (Chitarra in traccia 8)
Gordon Payne (Chitarra in traccia 8)
Farrell Morris (Vibrafono, Percussioni in traccia 2, 9 e 11)
Don Tweddy (Sintetizzatore in traccia 3)
Bobby Woods (Pianoforte in traccia 8)
Bill Purcell (Pianoforte in traccia 12)
Billy Puett (Sassofono in traccia 10)
George Tidwell (Tromba in traccia 10)
Dennis Goode (Trombone in traccia 10)
Charles Dungey (Basso in traccia 1 e 9)
Tommy Cogbill (Basso in traccia 2, 5, 8, 11 e 12)
Joe Osborn (Basso in traccia 3)
Bill Raffenspeger (Basso in traccia 7)
Karl Himmel (Batteria, Percussioni in traccia 1, 2, 4 e 9)
Kenny Buttrey (Batteria in traccia 3, 6, 8 e 10)
Buddy Harmon (Batteria in traccia 5 e 12)
Jimmy Karstein (Batteria, Percussioni in traccia 7 e 11)
Audie Ashworth (Percussioni in traccia 3)
J. I. Allison (Percussioni in traccia 7)
Farrell Morris (Percussioni in traccia 11)
 
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