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Ibridoma - Goodbye Nation
( 1749 letture )
Possedere una personalità particolare non può essere considerato un difetto e tanto meno una colpa, specialmente in un mondo come quello della musica odierna, nel quale invece la mancanza di personalità o le personalità omologate sono la stragrande maggioranza. Chi sa di possedere una personalità particolare, d’altra parte, deve essere consapevole che a causa di questo potrà non piacere a qualcuno, forse anche a molti; altra cosa di cui dovrà prima o poi tenere conto, è che possedere una personalità particolare non può divenire la scusa per comportarsi sempre in maniera divergente e ostinatamente incurante dell’altrui opinione, pena l’autoreclusione in un piccolo spazio sempre più stretto e sempre più obbligato.
Il caso dei marchigiani Ibridoma è particolarmente significativo ed interessante. Il gruppo nato nel 2001 arriva sul mercato con il proprio nuovo album Goodbye Nation, il terzo a partire da Ibridoma del 2010, di nuovo per la SG Records. In questi anni il gruppo ha potuto dimostrare una crescita notevole e collezionare varie esperienze in giro per l’Europa e per l’Italia come supporto anche di nomi di un certo rilievo internazionale. Il terzo album come si sa è un momento importante per ciascuna band e i nostri erano chiamati in questo caso a dimostrare qualcosa, di aver capito dai propri capitoli precedenti e di essere pronti per spiccare il balzo verso la propria maturità artistica.

Musicalmente parlando, Goodbye Nation si muove attorno ad un heavy/thrash piuttosto tagliente ed arrembante, memore dei Judas Priest come dello US Power, con riff appuntiti e tempi medi piuttosto elevati, senza però arrivare mai alla velocità pura del thrash. L’ottima produzione esalta canzoni potenti e agili, fortemente incentrate sui riff ma dotate di una dinamicità davvero invidiabile. Niente di particolarmente nuovo, ma davvero ben fatto, suonato con ottime qualità tecniche e buon gusto tanto nelle soluzioni adottate, quanto nei suoni. Piace in particolare il suono adottato in fase solista, molto ricco di riverbero, che rimanda a quello tipico utilizzato tra gli altri dai Vicious Rumors e da Rocky George nei Suicidal Tendencies. La particolarità degli Ibridoma non va quindi riscontrata nella parte musicale, tutto sommato piuttosto classica, quanto nell’esuberante personalità vocale di Christian Bartolacci, come ben sa chi conosce la band. Il cantante, destinato nel bene e nel male ad essere la figura che attira l’attenzione primariamente, possiede infatti un tono di voce molto acuto, quasi femmineo, che potrebbe somigliare a quello di Geddy Lee dei Rush; le scelte stilistiche messe in campo da Bartolacci conducono però molto lontano da quanto fatto dal celebre bassista canadese. Il polimorfismo che da sempre è la cifra stilistica del nostro, infatti, richiama maggiormente un approccio alternative e funky, come quello utilizzato da Scott Holderby dei Mordred o da Mike Patton nei Faith No More. Due riferimenti molto importanti, anche se il nostro non scimmiotta né l’uno né l’altro, contribuendo a donare alla musica degli Ibridoma una identità ben precisa ed immediatamente riconoscibile. Come detto, questo non può e non deve essere considerato un difetto, ma anzi dovrebbe essere salutato come un fatto importante: un gruppo che si riconosce dalla marea montante di cloni senzienti e salmodianti deve essere apprezzato a prescindere dal fatto che poi la musica che propone piaccia o meno. Nel caso specifico, Goodbye Nation si rivela disco davvero ben strutturato e suonato, con canzoni aggressive e ottimamente interpretate da una band che sa quello che fa e lo sa fare molto bene. Le canzoni reggono ottimamente l’attenzione dell’ascoltatore, differenziandosi ottimamente da un punto di vista melodico, pur essendo quasi tutte riconducibili ad una matrice di ispirazione comune. Come detto, heavy/thrash di buona fattura, potente e sufficientemente melodico, sul quale si inerpica la particolare vocalità di Bartolacci, il quale tenta riuscendoci spesso di offrire una interpretazione credibilmente originale in canzoni comunque cantabilissime, dotate di refrain che restano subito in mente. A cercare il pelo nell’uovo forse qualche costruzione un po’ più ardita sarebbe stata gradita, come qualche brano più complesso e strutturato e, ancora, qualche sezione solista più generosa. Molto buono il trittico iniziale, con City of Madness che presenta subito in maniera ottimale il disco, mentre la seguente Land of Illusion cerca di bilanciare con maggior aggressività piacere di ascolto e qualità tecniche; molto buona anche la titletrack, centrata su un refrain ruffianissimo e piacevole. Altri spunti positivi provengono da Dreams of the Dreams e, in particolare, da My Dying Queen, probabilmente la miglior canzone dell’album per merito di una più ricercata atmosfera e di una narrazione emotiva più profonda. Il livello qualitativo comunque regge fino in fondo e anche My Star e You Are a Liar confermano quanto detto rivelandosi anzi due tra le migliori tracce ascoltate. I problemi emergono invece quando da brani aggressivi e strutturati si passa a canzoni più assimilabili al concetto di ballad, come Anja e, soprattutto, Arcobaleno, unica traccia cantata in italiano. Se nel primo caso l’interpretazione di Bartolacci risulta troppo leziosa, caricando il brano forse in maniera eccessiva, nel secondo caso ci troviamo purtroppo di fronte una interpretazione oggettivamente opinabile, come opinabile è in realtà il brano stesso, totalmente avulso dal contesto del disco con la sua sonorità praticamente pop. Una scelta che comunque non giova affatto al disco, affossandolo proprio dopo il brano probabilmente migliore del lotto e prima del finale.

Si è detto che la personalità in una band non può e non deve essere considerata un difetto e questo resta. Gli Ibridoma sono una ottima band, che ha realizzato un disco solido e ispirato, valido da un punto di vista compositivo e molto buono da un punto di vista tecnico strumentale. Non capita spesso di sentire una tale maturità e un tale equilibrio nei vari fattori che compongono un disco in un gruppo italiano, compresa la produzione che riesce ad essere moderna senza apparire gonfiata o artificiale. Le linee melodiche sono sicuramente di livello più che discreto e anche questo non è scontato per un gruppo italiano, anzi. Eppure, ancora non si può dire che il combo sia riuscito a dare l’impressione di aver dato tutto quello che poteva. Mancano composizioni di livello superiore, i brani sono tutti piacevoli e ottimamente arrangiati, ma non incidono come ci si aspetterebbe e anche se resistono benissimo alla prova degli ascolti ripetuti, alla fine si aspetta inutilmente quella canzone o quelle canzoni capaci di fare davvero la differenza. In più, come detto, sebbene la vocalità di Bartolacci risulti senz’altro un’arma in più per la band, ancora il cantante indugia in qualche caso -minoritario, si intenda- in interpretazioni che paiono discutibili o perfino forzate. Peccato. Non si può parlare di occasione perduta, perché alla fine il disco offre diversi spunti e un lotto di canzoni molto valide, ma ancora gli Ibridoma non hanno saputo dare fondo al proprio potenziale. Goodbye Nation conferma però che il gruppo merita rispetto e il livello qui raggiunto dimostra che da loro è giusto pretendere ancora di più.



VOTO RECENSORE
72
VOTO LETTORI
63.88 su 9 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2014
SG Records
Heavy/Thrash
Tracklist
1. City of Madness
2. Land of Illusion
3. Goodbye Nation
4. Anja
5. Dreams of the Dreams
6. My Dying Queen
7. Arcobaleno
8. My Star
9. You Are a Liar
Line Up
Christian Bartolacci (Voce)
Marco Vitali (Chitarra)
Sebastiano Ciccale’ (Chitarra)
Leonardo Ciccarelli (Basso)
Alessandro Morroni (Batteria)
 
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