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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Chronosphere - Embracing Oblivion
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( 2357 letture )
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Chi sono i Chronosphere? L’ennesima band proveniente dalla Bay Area che cerca di calcare i palchi, seguendo l’ombra tracciata dall’incredibile successo dei Big Four? Un gruppetto di ragazzi cresciuti a pane e Slayer nei sobborghi di San Francisco, per i quali l’unica legge musicale è quella di suonare il più veloce e cattivo possibile? Malgrado il monicker, i titoli dei brani ed il genere di riferimento, nessuna di queste due supposizioni è propriamente corretta. I Chronosphere sono un quartetto nato ad Atene nel 2009 e si presentano come l’ennesima nuova band che si sta facendo spazio in terra greca, sempre più centro nevralgico di giovani talenti metallari: a partire dai Firewind di Gus G, intrepidi cavalieri heavy/power, sino a giungere a thrasher come i Suicidal Angels o agli stessi Chronosphere, il mercato musicale europeo sta venendo progressivamente invaso da uscite made in Grecia. Al contrario dei Suicidal Angels, tuttavia, i Chronosphere hanno cercato di evolvere il loro sound dal thrash pedissequo ed emulativo di Envirusment, album di debutto del 2012. Con il qui presente Embracing Oblivion, i quattro cavalieri ellenici si sono posti l’obiettivo di entrare a far parte di quella categoria denominata “new wave of thrash metal”, alternando sezioni melodiche a qualche sfuriata maggiormente thrash/death in un risultato che, almeno sulla carta, dovrebbe discostarsi sufficientemente dal thrash tipico della Bay Area e offrire la possibilità di spiccare nel mercato musicale mondiale, il tutto sotto l’egida della Punishment 18 Records.
Sin dall’inizio, malgrado le premesse volte al discostamento del sound, l’imprinting old-school della Bay Area è ben percepibile: Killing My Sins è una mazzata che colpisce in pieno volto l’ascoltatore con violenza inaudita, rallentando esclusivamente nel bridge che conduce ad un assolo slayeriano nello smodato uso della leva unito ad una bruciante pennata alternata. La successiva One Hand Red Per Saint mantiene il piglio tipicamente thrash, unendo cambi di tempo e riffing che innalzano il livello tecnico e modernizzano il sound complessivo. Con il succedersi dei brani, la sensazione si mantiene sempre positiva: malgrado il livello di personalizzazione sonora non sia netto e stravolgente come ci si potrebbe attendere, siamo lontani da un disco meramente old-school e pezzi come City of the Living Dead ed Herald the Uprising ne sono una dimostrazione lampante. Soprattutto quest’ultima si merita la palma di miglior pezzo del platter, grazie a una ritmica elaborata e ad un songwriting travolgente, sul quale si staglia l’incredibile assolo di Josh Christian dei Toxik, leggendario ospite d’eccezione. La lunghezza media dei pezzi è di quattro minuti, in grado di rendere brani più ostici e furibondi (come Seize Your Last Chance e Beyond Nemesis) facilmente assimilabili dall’ascoltatore, così da rendere il platter omogeneo e privo di rovinose cadute di stile. Ottima la chiusura offerta dalla strumentale The Redemption, nella quale spicca un sound chitarristico più melodico e meno saturo nella sua perenne aggressività; gli ottimi cambi di tempo, l’assenza dell’aggressività della voce e il muro sonoro costruito sono gli elementi che spiccano in questa strumentale, quasi come se essa avesse assunto il ruolo di un congedo voglioso di dimostrare ancora una volta la grande capacità esecutiva che il quartetto greco possiede.
Riassumendo, il disco offre un quantitativo di rasoiate ritmiche non indifferente, a dimostrazione che i Chronosphere masticano thrash metal da parecchi anni e sono in grado di riproporlo con una personalizzazione sufficientemente valida da non farli sprofondare nel solito copia-incolla. La produzione non è patinata, né eccessivamente rimaneggiata nella fase post-registrazione ed offre un prodotto acusticamente non perfetto ma che, proprio per questo motivo, acquisisce un maggiore fascino durante la riproduzione. Come preannunciato dagli stessi Chronosphere, non ci troviamo di fronte ad un disco esclusivamente nostalgico ma ad un platter che mette in mostra la voglia di personalizzare un genere musicale ipersfruttato senza per forza scivolare nelle consuete moderne contaminazioni metal-core. La prestazione strumentale è validam con basso e batteria che offrono un tappeto ritmico serrato e travolgente, sul quale le due chitarre di Panos e Spyros possono dileggiarsi con riff al fulmicotone ed assoli isterici. Vero valore aggiunto è il brano Herald the Uprising, probabilmente il più ispirato del lotto che, giustamente, è stato scelto per avere l’onore di ospitare l’incredibile assolo di Josh Christian dei leggendari Toxik, chitarrista che stravolge momentaneamente la qualità solista del lavoro e che farà godere i padiglioni auricolari di tutti gli amanti del thrash più tecnico. In conclusione, ci troviamo di fronte a una seconda prova valida e coinvolgente che fa compiere un passo avanti ai Chronosphere rispetto all’album di debutto e che fa ben sperare per il prosieguo della carriera del quartetto greco. Come raramente accade, con Embracing Oblivion sia gli amanti dell’old-school, sia i sostenitori della personalizzazione sonora potrebbero rimanere più che soddisfatti.
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5
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Concordo con i commenti, band dal bel tiro, belli gli inserti mosh come su Brutal Decay ma anche le "riprese" dal ritmo davvero incalzante! È vero che ogni tanto ricordano "qualcuno", a tratti gli Anthrax di Among the Living negli stacchetti mosh ma hanno personalità secondo me quindi alla fine sono solo normali reminiscenze. Anch'io alzerei il voto un po' |
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4
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Bello anche questo qua, d'accordo col voto recensione, alzo un po', dai ,77. |
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3
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Buon album...sono anche abbastanza bravi tecnicamente. Mi ricordano qualcuno..ma nello specifico non mi viene. Un 7 pieno ci puo' stare |
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2
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ma i greci son proprio bravi a fare thrash. buona band secondo me. Brutal decay un ottimo pezzo. complimenz per la rece! |
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1
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Ma che bel disco, altra ottima segnalazione, grande Davide. L'assolo di Herald the Uprising e veramente ottimo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Killing My Sins 2. One Hand Red Per Saint 3. Porce Fed Truth 4. Brutal Decay 5. Frenzied from Inside 6. Herald the Uprising 7. City of the Living Dead 8. Seize Your Last Chance 9. Beyond Nemesis 10. The Redemption
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Line Up
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Spyros Lafias (Voce, Chitarra) Panos Tsampras (Chitarra) Kostas Spades (Basso) Thanos Krommidas (Batteria)
MUSICISTI OSPITI
Josh Christian (Chitarra in traccia 6)
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