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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
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Fallen Angel - Crawling Out of Hell
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( 1734 letture )
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Il progetto Fallen Angel nasce da un’idea del musicista e scrittore americano John Cruppe, come concept album power/ thrash metal suddiviso in tre parti: questo Crawling Out of Hell costituisce la prima parte della trilogia. L’intento di Cruppe è quello, molto ambizioso, di costruire un vero e proprio universo letterario di riferimento per le sue intuizioni musicali. Lo spunto della trama (non il sound) ricorda vagamente l’avvio di The Human Equation di Ayreon: un uomo finisce nel limbo e si trova a combattere con i propri demoni interiori (e non solo). Le somiglianze finiscono qui. Tutto quello che nel concept di Ayreon è sofisticazione qui diventa potenza, tutto quello che in The Human Equation è introspezione qui diventa epica (a volte di grana grossa). Molto più diritto di cittadinanza hanno i paragoni con alcune delle band seminali del power metal a tinte epiche, sia ottantiano che contemporaneo. I maggiori riferimenti di Cruppe sembrano essere gli Iced Earth del periodo migliore (in primis) e maestri del power-thrash come Metal Church e Armored Saint (senza dimenticare una spruzzata degli Anthrax di Fistful of Metal e qualche effluvio Mercyful Fate e Queensryche prima maniera). Dopo quattro anni di silenzio più o meno forzato, la band è riuscita a ottenere la ripubblicazione di Crawling out of Hell, originariamente self published, da parte della label tedesca Killer Metal Records. I Fallen Angel si presentano ai nastri di partenza con la classica formazione a cinque. Il secondo chitarrista della line-up originale era Robb Lotta, già touring guitarist del frontman degli Anthrax Joey Belladonna nel suo progetto da solista, ora sostituito da James Dipinto. Una menzione particolare va spesa per il cantante Steve Seniuk, ottimo mix tra Tim Owens, il Geoff Tate di inizio anni ’80 e Matt Barlow. Completano il quintetto Bob Embury e Frankie Quaggs, che costituiscono una sezione ritmica senza dubbio solida.
Il disco prova a dare un senso di minaccia incombente già dall’artwork, invero piuttosto becero e stereotipato, ma in qualche modo adatto a settare il mood che si respirerà nell’opera. In tema di incombenza, impossibile non segnalare la soverchiante durata del lavoro: venti tracce per più di settanta minuti di musica. La struttura è quella consueta dei concept album, con una continua alternanza tra pezzi attorno ai cinque minuti e brani di raccordo decisamente più brevi. Proprio qui possiamo ravvisare il primo (e principale) dei veri difetti del disco. Il giochino funziona per i primi venti o forse trenta minuti, ma tende a stancare sul lungo (lunghissimo in questo caso) periodo. La band presenta un sound sì variegato, ma troppo compatto per poter plasmare con reale profitto un’operazione del genere. La suddivisione delle strutture e lunghezze dei brani sembra essere stata stabilita in modo vagamente arbitrario, senza tener conto fino in fondo del respiro dell’opera e del raffronto con l’audience. Forse Cruppe ha mirato troppo in alto: il power thrash non è certo uno dei generi più semplici da piegare alle esigenze del concept, soprattutto se quest’ultimo si attesta sulle tre ore (in proiezione) di durata. Un peccato, perché i Fallen Angel, nei brani più lunghi, sfornano una bella carrellata di riff schiacciasassi, ficcanti progressioni heavy-thrash e soluzioni melodiche di qualità. La chimica tra i musicisti è buona e un plauso particolare va ai due chitarristi, che si prendono buona parte del proscenio (rischiando a volte di esagerare) e sfoderano quasi su ogni brano prestazioni molto oltre la sufficienza, sia nel riffing che nei soli. I brani si costruiscono proprio intorno all’impianto chitarristico e non danno quasi mai impressione di mancanza di proprietà compositiva (solo di eccessiva foga e “affollamento”, talvolta). Più che positivo, come già detto, è anche il singer Steve Seniuk. Semplicemente devastanti i suoi falsetti, che ricordano da vicino quelli dei migliori cantanti del genere. L’unica cosa che gli manca è un po’ di varietà interpretativa, ma non si può avere tutto. Altrimenti sarebbe proprio Matt Barlow, né più né meno.
La parola d’ordine di questo disco è potenza, nell’accezione in cui questo termine era concepito dall’ondata power metal americana degli anni ’80. In sostanza: si va molto veloce e si pesta parecchio, senza per questo perdere per strada una consistente vena melodica. La produzione patinata e non eccelsa gioca a favore dell’impressione di “teletrasporto” nel passato. Il suono aspro delle chitarre e la violenza di basso e batteria vanno nella stessa direzione. Non così yankee, invece, il look con cui la band si propone al pubblico nel booklet del disco e in sede live: si tratta di una rielaborazione della spettrale mise di King Diamond, scelta perché rappresentativa del tema “infernale” affrontato dal concept. I Fallen Angel si propongono infatti, già dalla scelta del nome, di condurre l’ascoltatore in una vera e propria discesa negli inferi. Le lyrics dei brani trattano, guarda un po’ , temi apocalittici e oltreumani; nulla di particolarmente originale, ovviamente. Parlando più nello specifico delle singole canzoni, da segnalare almeno la iniziale e Motorhead-influenced Sinner’s Vengeance, degnissima apertura del lavoro, e la successiva Blood on My Soul, fedele riproposizione del sound degli Iced Earth di Horror Show. Ottima anche Dark Lord, con Seniuk che tenta di fare a cazzotti con Rob Halford, uscendo sconfitto ma non di molto. Insolito l’inizio pressoché grunge di Life or Death, che rivela ulteriori doti del vocalist. Le ballad o simil-tali presenti sul disco funzionano abbastanza bene, ma confermano come la dimensione più genuina dei Fallen Angel sia quella galoppante e spregiudicata di brani come The Reapers Shall Gather e The Neutral Zone.
In definitiva Crawling out of Hell è tutto fuorché un disco perfetto, ma ha indubbie qualità. Sicuramente non scontenterà gli amanti del power più ruvido e del thrash più impregnato di melodia e ha in assoluto buone possibilità di far breccia tra gli appassionati delle sonorità ottantiane. La speranza è che i prossimi due capitoli della saga riescano a sistemare i pochi tasselli fuori posto e a ripulire le impurità di questo Crawling out of Hell. Il disco è in ogni caso da promuovere senza riserve.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Crash to Oblivion 2. Sinner’s Vengeance 3. March into Hell 4. Blood on My Soul 5. The Grinding Wheels of War 6. The Reapers Shall Gather 7. Arrival 8. Dark Lord 9. Darkness 10. The One Who Walks Alone 11. The Answer 12. Respiration Desperation 13. The Neutral Zone 14. Life or Death 15. On and On 16. Ashes to Ashes 17. Leaving It All Behind 18. Watching 19. Sad Wings 20. Grant Me Peace
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Line Up
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Steve Seniuk (Voce) John Cruppe (Chitarra) James Dipinto (Chitarra) Bob Embury (Basso) Frankie Quaggs (Batteria)
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RECENSIONI |
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