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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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( 1085 letture )
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Io lo avrei chiamato Gengis Khan metal, ma lo ammetto, suona decisamente ridicolo; inoltre la componente metal si limita alla produzione vigorosa, quasi ai limiti del decoro, e ad una più generale e vaga disposizione “heavy” che si esprime nella potenza marziale, cupa e ferace delle melodie. Sta di fatto che fin dal primo ascolto Casta ha evocato in modo inequivocabile ed immediato un immaginario molto specifico ed anche decisamente “cinematografico” fatto di cavalcate epiche attraverso le steppe ucraine, di sanguinarie orde guerreggianti alla conquista degli altipiani asiatici, di devote adunanze al cospetto del mistico di turno. Credo proprio che siano stati la selezione e l’uso degli strumenti musicali nonché le scelte compositive a caratterizzare in modo etnicamente precipuo questa mia rêverie. Ma facciamo un passo indietro per comprendere il motivo di questa inusuale, apparentemente stravagante connotazione sonora.
I Parzival sono una band fondata a Copenhagen nel lontano 1992 dal singer Dimitrij Bablevskij e da altri tre esuli russi emigrati in Danimarca; dopo aver pubblicato i primi due album come Stiff Miners passano nel 1998 all’odierno monicker; attualmente, dopo numerosi cambi di line-up, il gruppo è composto da Bablevskij e da musicisti sia russi che nativi danesi. Dopo una lunga ed onorata carriera che tiene sicuramente in gran conto il lavoro degli sloveni Laibach pur non ereditandone la prevalente attitudine elettronica, i Parzival approdano al loro decimo album che si distingue dai precedenti per la scelta di avvalersi della speciale collaborazione di musicisti indiani di religione sikh che utilizzano i loro strumenti tradizionali, a fiato e ad arco. E così questa singolare declinazione del metal neoclassico dai tratti epici e marziali che campiona elettronicamente i suoni e li utilizza nei misurati arrangiamenti sinfonici si fonde con naturalezza in Casta alle sonorità prodotte dagli strumenti della tradizione indiana ed alle melodie che questi intessono: non stupisce pertanto che questa combinazione così peculiare crei l’immediata suggestione di una specifica atmosfera. È l’imponente apparato ritmico edificato da ben due batteristi/percussionisti a conferire alla maggioranza dei brani quel tono solenne e quella cadenza battagliera, senza considerare il valido supporto della campionatura elettronica. I colpi, suggestivi già solo per il suono emesso, ripetono, pur con complesse e raffinate varianti, pattern che enfatizzano il magnetismo guerriero. Strumenti tradizionali ad arco ed a fiato ed inserti sinfonici campionati approfondiscono l’effetto mesmerico dei pezzi che si avvalgono anche dei suggestivi e mai ridondanti cori e soprattutto della voce imponente del singer, profonda, solenne, enfatica e dove necessario ferace, capace di trovare sempre una buona sintonia con le melodie e gli altri elementi costitutivi di un sound davvero unico e peculiare. Il fatto che si alternino testi in lingue diverse quali il latino, il tedesco ed il sanscrito sembrerebbe a prima vista un’incongruenza rispetto al tessuto sonoro molto omogeneo ed identificabile; sospetto tuttavia che questa scelta sia dovuta al suono che caratterizza la pronuncia delle tre differenti lingue ed alla sua compatibilità con il mood delle diverse song. In quest’ottica, quindi, trova una più valida giustificazione.
Se c’è un difetto da rilevare in questo interessante lavoro, esso consiste in una certa monotonia di fondo che affatica l’ascolto. Se è infatti vero che i nostri si impegnano a diversificare i brani con un’accurata e fine opera di arrangiamento, è altrettanto incontrovertibile che riescano solo parzialmente in quest’operazione. E d’altronde, a loro parziale difesa, c’è da riconoscere che l’effetto ipnotico dei brani contribuisce a modellare il fascino della loro proposta musicale. Casta è dunque, proprio in virtù dei caratteri intrinseci che la contraddistinguono, un ascolto riservato a pochi amatori e non facilmente apprezzabile dal grande pubblico.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Kalachakra 2. Kurushektra Purana 3. Himagni Purana 4. Airyanem Vaejah Purana 5. Uttara Purana 6. Navadi Purana 7. Ayo Purana 8. Rudra Purana 9. Yavashtra Purana 10. Andra Purana 11. Regnabit
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Line Up
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Dimitrij Bablevskij (Voce, Programmazione) Jens Hansen (Tastiere) Tim Ellegaard (Basso) Oleg Naumov (Batteria, Percussioni) Michael Hedelain (Batteria, Percussioni)
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RECENSIONI |
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