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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Hybrid Circle - A Matter of Faith
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( 2847 letture )
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Dopo Before History, un esordio ancora acerbo ma che mostrava ottime potenzialità e voglia di fare musica, gli Hybrid Circle tornano con il loro secondo full length, A Matter of Faith; l'album è una combinazione di prog metal moderno (che ha molto a che spartire col djent) e musica elettronica che, seppur non privo di difetti, riesce a coinvolgere l'ascoltatore nel mondo futuristico della band in maniera efficace e naturale grazie anche a dei testi pregevoli ed evocativi.
Un grande punto di forza di questo disco è che la sostanza è presente in quantità. Spesso, i gruppi che impiegano elementi elettronici cadono nell'insidiosa trappola di elevare questi al rango di protagonisti assoluti dei propri brani, relegando di conseguenza gli altri strumenti ad un ruolo marginale e trascurabile. Gli Hybrid Circle capiscono invece che, in un disco di questo genere, sono la qualità dei riff e la solidità ritmica a fare la differenza, impiegando l'elettronica come un elemento aggiuntivo che è presente, ma non è soffocante né eccessivamente centralizzante. I ragazzi hanno affinato le proprie capacità dai tempi di Before History, limando gran parte delle ingenuità d'esordio e presentando dunque un songwriting più maturo e conciso, che va dritto al punto (sono pochi i filler presenti) ma non è privo di quella ricercatezza che si confà al prog metal. La formula di base vede l'impiego di strofe ricche di energia, caratterizzate da una ritmica molto "quadrata" ed incisiva, da riff più pesanti e harsh vocal di buona fattura. In queste sezioni è evidente la devozione della band agli stilemi del djent; da ciò deriva un'occasionale monotonia del riffing che insiste troppo sulle note basse per creare un muro sonoro che risulta però piuttosto monotono e non solamente nel corso dei breakdown. È opportuno, tuttavia, spezzare una lancia a favore dei ragazzi che in più occasioni arricchiscono con intelligenza le sopracitate sezioni con ispirati accompagnamenti di tastiera che lasciano intatto il senso di progressione musicale, eliminando così quella fastidiosa sensazione di trovarsi ad ascoltare un break in cui le chitarre rimbalzano da una parte all'altra senza concludere nulla. Non tutti i complessi che pescano a piene mani dal djent hanno tanta lungimiranza. Troviamo anche ottimi intermezzi di chitarra pulita, dal grande valore evocativo, nonché (e questa è la parte migliore di A Matter of Faith) splendidi chorus in un'ottima voce pulita, dotati di grande immediatezza ed orecchiabilità e abilmente strutturati come climax dei brani. Vanno menzionate, in genere, le componenti più atmosferiche dei pezzi nelle quali è stata riposta una buona cura, come ad esempio l'outro di Eternity e la conseguente intro di Trial of Trust (Arrival on Titan), prima parte di una suite di tre canzoni che rappresenta il picco di ambizione dell'album. Tra i pezzi migliori si segnalano la succitata suite, Science Fiction e The Parallax.
Le capacità tecniche dei ragazzi sono di prima scelta (colpiscono gli assoli per gusto compositivo), come si conviene a musicisti che si cimentino in questo tipo di musica e la produzione modernissima, definita e d'impatto si dimostra perfetta per il disco. I punti a sfavore non sono moltissimi: oltre a qualche falla nel songwriting, come scritto in precedenza, si potrebbe obiettare che la band si discosti raramente dalla formula basilare, osando in poche occasioni, e che la proposta musicale in generale non abbia ancora quel pizzico di originalità che potrebbe aiutare gli Hybrid Circle ad emergere dalla affollatissima massa che affolla il mercato di questo genere giovane eppure già saturo. Inoltre, appare piuttosto fuori luogo la cover dei Deftones, sicuramente ben interpretata e personalizzata, ma restia ad inserirsi nel contesto dell'album, altrimenti molto coerente con se stessa (per quanto non si abbondi in variazioni sul tema).
In conclusione, A Matter of Faith costituisce un grande passo in avanti per una band che non dà segno di voler smettere di migliorare: nonostante alcune imperfezioni che il gruppo avrà tempo di limare, vi sono espedienti e soluzioni già molto mature ed efficaci, e questo rende l'album consigliabile (almeno per un ascolto) anche a coloro che solitamente si tengono alla larga da questo genere, tanto più che l'album è stato reso disponibile gratuitamente dalla band stessa. Aspettiamo gli Hybrid Circle al varco con un terzo full length che ne rappresenti il definivo salto di qualità!
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@Brutal Madness su questo album concordo, anche se secondo me tutto sommato la sufficienza se la prende. Il problema è che le band valide nate nei '10, djent o no, ci sono eccome, ma non gli si dà il giusto peso perchè c'è una vena troppo conservatrice all'interno della "vox populi"... Nessuno vuole paragonare le band giovani con i mostri sacri, però potrebbe essere che tra qualche anno alcuni album siano rivalutati e considerati come seminali per le varie proposte di quel periodo futuro |
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@Frankey e @BlackSoul: avete ragione.Il nuovo.Qui di nuovo non c'è nemmeno la copertina, come la mettiamo? Il genere è complicato e su questo non ci piove, ma io qui ho sentito solo ritornelli da boyband e roba orecchiabile americana.Sbaglio?Il nuovo che avanza in italia ha altri nomi e purtroppo non posso darvi ragione perchè ci sono centinaia di band che non hanno il becco di un quattrino e rimangono in un angolo, qui abbiamo una band che mi sembra aver capito abbia speso una cifra su questo disco e a conti fatti ha fatto un disco che non vale il 73 del recensore.Vox Populi, basta guardare la media dei voti ragazzi Poi ok i Maiden, i Sabbath e i Fear Factory, ma qui stiamo paragonando una Ferrari con un risciò.Di Ferrari in Italia, c'è ne sono gia troppe e la maggior parte sono parcheggiate nei box perchè non hanno benzina per camminare. |
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@Frankey sono completamente d'accordo con te, ma sai com'è, ormai tutto ciò che esce e che non è nei canoni di quanto uscito negli anni '70/'80/'90 è merda... Poi ci si lamenta del metal che muore, beh, io non lascerei al loro destino tutte queste nuove band e valuterei oggettivamente i lavori che stanno proponendo, e se ne trovano di molto buoni e innovativi. Poi oh, gli Iron Maiden sono sempre lì per tutti, ma la musica va avanti. |
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Ragazzi, in giro c'é tanta merda e anche in campo metallico non ci facciamo mancare nulla. Il djent (o lo djent, vabbè.) é interamente composto da band giovanissime che suonano un genere complicato e non di facilissima accessibilità. Mi viene da pensare ai TesseracT e ai Monuments, per citarne due. Perché non dare una possibilità al nuovo che avanza, invece di crogiolarci nei gruppi che, seppur meritevoli, producono la stessa roba da anni? |
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Commenti esageratamente negativi!un 50 se l'aggiudicano, ma la pesantezza è palpabile |
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Le prime tre canzoni sono di alto livello, poi però il nulla. Non è un disco da 73, ma dai commenti sotto mi aspettavo una vera e propria merda, invece dai, si lascia ascoltare almeno... 63. |
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Cristo che disco di merda! |
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Ma che cazzo è il djent?Il degènte? |
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La risposta è no e una simile illazione è falsa e offensiva. |
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dopo aver ascoltato per ben tre volte il cd (menomale gratuitamente) posso tranquillamente dire che chi ha fatto la recensione secondo me ha preso un centone |
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Ma come cazzo si fa a dare 73 a na palla del genere? |
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2 commenti positivi su 12, la curiosità me l'avete smossa darò un ascolto. |
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Noioso a morte.Arrivare alla fine è un impresa.50 |
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Per me un 70 è equilibrato, nonostante il disco sia ripetitivo e un pò pesante nell'ascolto. |
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@ Lizard Io ho ascoltato tutto il disco e arrivare alla fine ti assicuro che è quasi impossibile.Pesantissimo e privo di contenuti.Hanno pompato questa band e mi trovavo i link ovunque, chiaro esempio che gli investimenti economici non valgono nulla se il prodotto non vale nulla.Puoi fregarci un pò di gente ma non puoi mettere una carrozzeria Ferrari su un motore di un trattore. |
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9
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Certo... dall'ascolto unico di una singola traccia si può dare un giudizio obbiettivo pomderato e approfondito su un album. Secondo me, molti dei commenti qua sotto non hanno niente a che vedere con l'effettivo valore musicale espresso da questo disco e dal gruppo in generale. |
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8
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Mi accodo.Ho sentito The Impossible sul canale di BlankTV. 30 regalato, peccato non esista lo ZERO. |
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7
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Carlos 60 è regalato. 40.è un disco brutto e basta. |
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6
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Qualche idea decente c'è, ma è troppo lungo e dispersivo come disco.Purtroppo di band clone cosi ne esistono a centinaia.Lascio un 60 d'incoraggiamento nonostante tutto e se decidete di fare il botto datevi al POP, di Metal ho sentito ben poco e per cambiar strada state ancora in tempo. |
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Disco di merda, salvo soltanto la copertina palesemente plagiata ahahha |
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Deftones e Max Cavalera che si rivoltano nella tomba...mi sono avvicinato a questa band per via della cover, ho ascoltato un paio di pezzi su youtube.Non commento.Anzi siessimi. |
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3
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Pesantissimo da sentire tutto, le clean-vocals sono aberranti.Giusto gratis. |
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dare 73 a questo disco è come glorificare le deiezioni di giraffa. 40 palla al centro. |
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Secondo me è un ottimo album, me lo sono ascoltato parecchie volte e l'ho trovato discretamente divertente. Nulla di trascendentale...però ha buone atmosfere, alcuni riff al posto giusto e difficilmente stanca. Lo passo con un 73\100. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Son of Galileo 2. My Twins 3. The Impossible 4. Age of Rationality 5. Science Fiction 6. The Parallax 7. Digi-Christ 8. Eternity 9. Trial of Trust (Arrival on Titan) 10. Trial of Trust (Colony of Salvation) 11. Trial of Trust (The Giant Leap) 12. Headup (Deftones cover)
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Line Up
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Antonio Di Campli (Voce) Simone Di Cicco (Chitarre, Voce) Alessandro Mitelli (Chitarre) Giuseppe Costantino (Tastiere, Sampling) Matteo Mucci (Basso) Vittorio Del Prete (Batteria)
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