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BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)

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ENEMIC INTERIOR + LOIA + LESLIE NIELSEN
CIRCOLO DEV , VIA CAPO DI LUCCA 29/3G - BOLOGNA

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FUROR GALLICO
ALCHEMICA MUSIC CLUB, VIA DEI LAPIDARI 8B - BOLOGNA

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NOBRAINO
VIPER THEATRE, VIA PISTOIESE 309/4 - FIRENZE

Hoobastank - Every Man For Himself
( 3849 letture )
All you people listen up
You are incapable of rational thought
You will not think, you will not move, you will not twitch
You will not have random synapse in your brain housing group
Is that clear
Sir yes sir
If I give the word, you will move
If I do not give the word, you will not carry on random thoughts
Is that clear
Sir yes sir
You will not tell me what you think
I don't care what you think
What you think is irrelevant
Now
Lock your bodies
And stand by for command!


Esordisce così Every Man For Himself, album definito da molti “il più maturo” della carriera degli Hoobastank. Se vi eravate innamorati di quella band che agli inizi del 2004 spopolava in tutto il mondo col singolo The Reason, non aspettatevi di ritrovare ora, due anni dopo, le stesse sonorità. Ciò potrebbe essere visto come un bene, ma, a seconda dei punti di vista, anche come un male. Sicuramente, per quanto riguarda il successo commerciale, il discorso assume aspetti tutt’altro che positivi; d’altra parte, invece, se si considera la maturità artistica, e soprattutto la volontà di andare al di là di certi limiti imposti dal music business, questo cambiamento sarebbe dovuto essere accolto in maniera più benevola sia dalla critica, sia dagli stessi fan.
E’ anche vero, direte voi, che se si va a guardare il lato strettamente musicale, allora le varie stroncature che l’album ha subito negli anni non sono poi quella grande ingiustizia. Perché -ed è appurato- Every Man For Himself non è propriamente un gran passo avanti nella carriera del combo statunitense. Eppure è considerato ancora oggi un album maturo. Vediamo allora di scoprire insieme i motivi fondanti di tale giudizio.

Innanzitutto, rispetto al precedente The Reason, vi è un cambio di line up. Il bassista Markku Lappalainen, per potersi dedicare maggiormente alla propria famiglia, ha infatti lasciato il posto al nuovo entrato Joshua Moreau. Venendo poi alla struttura del disco, possiamo notare come vi sia una netta standardizzazione del sound, a favore di brani più colmi di aspetti emotivi a discapito di quelli più orientati ad un suono duro. Ciò è reso esplicito in particolar modo dalla batteria (che fa notare assai di rado la sua reale presenza) ma anche dal cantato di Doug Robb, teso alla ricerca di una linea vocale delicata e posta su toni pressoché calmi. La scelta di suoni in qualche modo più leggeri orienta il disco verso una gamma di ascoltatori più ampia; questi ultimi vengono assuefatti da melodie dolci ed orecchiabili ma, una volta giunti al termine dell’album, ne ricavano un contrastante sentimento di non totale appagamento. Contrastante perché, dopo cinquantuno minuti di musica, chiunque si aspetterebbe di poter delineare un quadro ben preciso di quanto appena ascoltato, ma così non potrà essere nel nostro caso, proprio per via di quella sovracitata maturità artistica che pare non aver portato molta gloria agli Hoobastank, ma solo una ventata di confusione artistica. A parte rari episodi, infatti, l’album non riesce a soddisfare appieno i bisogni musicali dell’ascoltatore.

Ma allora cosa si salva? Sicuramente Inside Of You ed If I Were You, canzoni diverse tra loro, ma dal forte impatto iniziale. La prima si distingue per il piglio diretto con cui ci viene proposta, merito in particolare della voce di Doug Robb, ma anche del “simpatico” sfondo musicale su cui la canzone stessa è impostata; la seconda può invece essere definita una ballad di tutto rispetto, con un tipo di cantato malinconico che si accompagna perfettamente alla melodia dolce costruita dagli strumenti. Altri episodi positivi -solo in parte- sono Born To Lead e Moving Forward, che si lasciano ascoltare tranquillamente, pur non esibendo particolare attrazione sonora, alla pari di If Only, che si pone come ulteriore ballad romantica quasi in chiusura di album. Discorso a parte va fatto per More Than A Memory, ampiamente criticata negli anni, ma considerabile l’apice dell’album. Proprio così. Questo perché, tornando al discorso iniziale, non riesco a trovare canzone più matura di questa. Per mezzo di strumenti a fiato che evocano luoghi e situazioni a noi lontani, percepiamo -piacevolmente- un insieme di emozioni miste a malinconia che completano, almeno momentaneamente, il percorso di accrescimento musicale da parte degli Hoobastank.

Col senno di poi, si può facilmente criticare i quattro statunitensi per essersi lasciati prendere in modo troppo sommario dal desiderio di andare oltre, volendo superare quei traguardi raggiunti col precedente The Reason. In aggiunta, il non aver saputo soffermarsi lì dove sarebbe stato opportuno (vedi Inside Of You o If I Were You), invece di portare a termine un lavoro con l’amaro sapore della sufficienza. Un’occasione persa per gli Hoobastank, pur non trattandosi ancora di un album da relegare del tutto nella sezione buia del vostro scaffale.



VOTO RECENSORE
63
VOTO LETTORI
22.96 su 31 voti [ VOTA]
Nu Metal Head
Domenica 15 Luglio 2012, 22.14.33
2
magari mi sbaglio, ma io questo gruppo all'interno dell'affollato panorama nu metal l'ho sempre considerato pressochè alla stregua di un clone dei linkin park, se non proprio dal punto di vista strettamente musicale, ma dal punto di vista della "commercialità" della proposta... stesse ambizioni pop, stessi ritornelli che si appiccicano facilmente in testa, stessa semplicità della proposta... fatto sta che il sottoscritto preferisce molto di più i linkin park... degli hoobastank ricordo molto bene il singolo tormentone del primo album "crawling in the dark", nonchè "same direction" tratta da quel "the reason" citato nella recensione, che c'aveva davvero un bel tiro.
ilsegugio
Domenica 28 Maggio 2006, 17.53.48
1
Questo disco ha almeno il merito di gettare un barlume di luce su un fenomeno per il quale la medicina si interroga (quasi inutilmente) ormai da anni: il coma. Inoltre, credo ridefinisca ed aggiorni il comune significato degli aggettivi: "sciatto" ed "inutile".
INFORMAZIONI
2006
Island Def Jam
Post Grunge
Tracklist
1. The Rules
2. Born To Lead
3. Moving Forward
4. Inside Of You
5. First Of Me
6. Good Enough
7. If I Were You
8. Without A Fight
9. Don't Tell Me
10. Look Where We Are
11. Say The Same
12. If Only
13. More Than A Memory
Line Up
Doug Robb (Voce)
Dan Estrin (Chitarra)
Joshua Moreau (Basso)
Chris Hesse (Batteria)
 
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