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21/03/24
KRASUE + ANTARES + WAH ‘77
FREAKOUT CLUB, VIA EMILIO ZAGO 7C - BOLOGNA
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( 5002 letture )
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Dopo Around the Fur e White Pony era pressoché impossibile fare di meglio. Per riuscire ci sarebbe voluto un vero miracolo. Un miracolo che, purtroppo -o per fortuna- non arrivò. Deftones, malgrado le grandi aspettative che lo precedettero all’uscita, non riuscì a tener testa con quanto fatto dal gruppo fino ad allora, aprendo così quella che molti definirono come la fase calante della band di Sacramento, proseguita con il successivo Saturday Night Wrist e conclusasi tragicamente due anni più tardi con l’incidente di Chi Cheng. Ciononostante i Deftones sono sempre stati una spanna sopra tutti gli altri e a voler fare dei paragoni tra la loro fase calante e quella di un qualsiasi altro gruppo degli ultimi trent’anni, quest’ultimo, qualunque esso sia, ne uscirebbe con le ossa rotte. Il perché potete facilmente intuirlo ascoltando quest’album.
Un attimo. Ma che cos’è Deftones? Fondamentalmente è un disco sull’amore, sulle sue infinite forme (ricordiamo che in origine l’album avrebbe dovuto chiamarsi Lovers) e sul modo in cui esso si manifesta tra le persone; ce ne parlano i testi, abili nel coniugare stralci di vita quotidiana e sensazioni post-moderne a figure ideali, oniriche, delicatamente erotiche. Così, proprio come l’amore tra due amanti si alterna a carezze di passione e momenti d’astio e crudeltà, anche la musica segue questo bipolarismo intersecando riff e urla abrasive a note sospese, eteree e dolcissime all’interno di una struttura fortemente contrastante tutta giocata sul confine di queste due anime (basti ascoltare Hexagram per averne una prima idea). Ma se in White Pony il colpo di fulmine era pressoché scontato, o quantomeno auspicabile, il percorso di Deftones viaggia sul filo di una corda e necessita di tanti, tantissimi ascolti prima che venga assimilato del tutto. A rigor di fatti, si tratta del disco più denso e meno accessibile che Chino Moreno e compagnia abbiano mai registrato ed è probabilmente per lo stesso motivo che in molti l’abbiano voluto scartare a prescindere. In un contesto storico, potremmo considerarlo come una sorta di episodio a sé che verrà poi ripreso anni più tardi con Diamond Eyes, seppur in modo totalmente diverso. Nel suo insieme l’album vanta un’ottima coesione e un certo ritmo tra un brano e l’altro, di cui alcuni formalmente molto riusciti e altri dei veri capolavori. Uno su tutti, Minerva: una delle canzoni più belle dell’intera carriera dei Deftones se non -e non credo di esagerare- tra le migliori mai scritte nell’intera storia della musica. Un inno e un omaggio alla musica stessa, a quanto la sua presenza possa condizionare i nostri pensieri, i nostri sentimenti e addirittura le nostre vite. Proseguendo, trova spazio il lato più sperimentale del gruppo, che ci regala la straniante Anniversary for an Uninteresting Event, brano condito da atmosfere quasi “natalizie” che rinuncia a quel contrasto delle parti di cui si parlava per mantenersi su di un crescendo costante e lineare. Una sorta di anticipazione di ciò che verrà proposto nell’album successivo, dove le influenze prese in prestito da altri generi si faranno ancora più marcate e preminenti. A volerne trovare a tutti i costi uno, il difetto principale del disco sta probabilmente nella stretta vicinanza col suo predecessore. Se in White Pony avevamo Teenager, Elite e Knife Party, qui abbiamo Lucky You, When Girls Telephone Boys e Moana che, pur non essendo in nessun modo scopiazzati sulla falsa riga dei loro antecedenti, paiono esserne il perfetto continuum logico.
Già, fare di meglio di Around the Fur e White Pony era pressoché impossibile. Ma nemmeno richiesto. Dal canto mio, ciò che ho sempre chiesto come ascoltatore ad un gruppo è di fare dei bei dischi. Loro ci sono sempre riusciti. Mentre la stampa e gli intellettualoidi si sforzavano di tracciare dei confini precisi in cui far rientrare tutti quei gruppi coniando il termine numetal, i Deftones nel frattempo riuscivano, disco dopo disco, a uscirne completamente proponendo qualcosa avanti di diversi anni luce dalla concorrenza. Questo il tempo l’ha ampiamente dimostrato: mentre l’88% dei gruppi si è sciolto, il 10% tenta un disperato ritorno alle radici e l’1% a stento sopravvive, loro hanno sempre continuato la loro scalata musicale all’interno di un percorso intimo e personale fatto di costante miglioramento e cambiamento. Se è vero che un gruppo lo si giudica non solo per i suoi capolavori ma anche per i suoi dischi peggiori, allora Deftones dovrebbe dar da pensare su quali siano le grandi doti di questo gruppo. Nel caso ancora ci fossero dei dubbi al riguardo.
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14
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Non sono quasi per nulla d'accordo nel dire che questo disco non riesce a reggere il contronto con Around the fur e White Pony...
Questo comunque venne fuori nell'ultimo anno fortunato per il Nu Metal e c'è quella "Minerva" che oggi é uno dei brani più celebrati del gruppo. |
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13
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Album che mi è piaciuto parecchio. Il sound della chitarra è identico a quello dei Korn dell'omonimo e alcune canzoni sembrano quasi le loro se non fosse per la voce di Chino Moreno( When Girls Telephone Boys e Bloody Cape ). |
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11
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Questo disco e il suo seguito vengono fortemente messi in ombra dai due precedenti,questo è un peccato perchè sono dei prodotti davvero validi! Nello specifico questo "Deftones"contiene canzoni come Minerva e Bloody Cape che sono delle vere perle! |
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10
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Bello, estremamente introspettivo e orizzontale, uno dei più particolari dei Deftones e il primo loro disco che comprai. In una ideale classifica per me viene immediatamente dietro a White, Around e Diamond. |
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9
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@Djentleman Ganzo: Se ti riferisci a ciò che ho scritto a lato come genere dell'album, sappi che è esclusivamente indicativo. Tant'è che in conclusione alla recensione ho ribadito quella che è la mia (e anche la tua) posizione riguardo al termine a loro affibbiato. |
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8
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Bel disco, meno bello di quasi tutti gli altri tranne SNW ma comunque molto apprezzabile. Minerva è il top. Per favore però, smettetela di etichettarli nu metal, è offensivo pure per loro, non hanno proprio nulla a che fare con quel filone. |
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7
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Esattamente in linea con il pensiero di Resurrection, anche se credo che in questi giorni lo rispolvererò |
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6
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Non mi esprimo sul disco....i Deftones stanno nella ristretta cerchia di quei gruppi che mi fanno totalmente cagare.....ma la loro importanza storica è indiscutibile....se poi lo sia per il metal o per altri generi è un'altra storia |
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5
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Non è un brutto disco ma non mi viene mai voglia di riascoltarlo, cosa che invece accade regolarmente con quasi tutto il resto della loro discografia. |
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4
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A me 'sto disco è sempre piaciuto assai, a differenza di certa stampa. Ps. Nu Metal...mah...per me, ripeto, loro poco c'entrano, da sempre, col cosiddetto Nu Metal. Forse i primi due, vagamente..ma a parte la loro superiorità, di Nu Metal ci hon sempre sentito poco nei Deftones. Post-Hardcore...più che altro. Maledette etichette |
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3
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Concordo assolutamente con Carlo su Minerva, canzone meravigliosa. |
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2
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Dai Deftones non sono mai usciti dischi scarsi o in qualche modo sottotono, solo "differenti!"! Comunque, per me è incredibile come qualunque cosa faccia Moreno si traduca in capolavoro! Voglio dire...i Deftones (uno dei migliori gruppi degli ultimi 20 anni), i Palms (adoro il loro album, per me disco dell'anno 2013), i Crosses (album di grandissima classe), i Team Sleep (da approfondire ulteriormente, ma quello che ho sentito mi piace!). Cavolo.....questo è capace di creare un capolavoro anche suonando il campanello di casa! |
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1
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non posso esprimermi, ho ascoltato la sola "hexagram", niente di meno che sulla compilation uscita ai tempi "mtv2 headbangers ball"... gran bella canzone comunque... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Hexagram 2. Needles and Pins 3. Minerva 4. Good Morning Beautiful 5. Deathblow 6. When Girls Telephone Boys 7. Battle-Axe 8. Lucky You 9. Bloody Cape 10. Anniversary of an Uninteresting Event 11. Moana
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Line Up
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Chino Moreno (Voce) Sthepen Carpenter (Chitarra) Frank Delgado (Tastiere) Chi Cheng (Basso) Abe Cunningham (Batteria)
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