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Voice of Ruin - Morning Wood
( 1243 letture )
Panta rei diceva Eraclito o chi per lui, con un’idea ben precisa stampata in mente: Tutto Scorre. Un prototipo della teoria del divenire, con tutto ciò che ne consegue: la continua evoluzione e trasformazione dell’essere e della materia. Effettivamente, quella gran testa di Eraclito, tutti i torti non li aveva. Sì che tutto cambia, dal linguaggio, alle mode, fino alle correnti artistiche e, a proposito di arte, cambiano anche gli stili musicali. Basti pensare alle continue mutazioni succedutesi nella sfera del rock negli ultimi 60 anni, da quando è nato fino a oggi. Si considerino tutte le novità e le modifiche apportate a ogni genere. Ormai non ci si meraviglia più di niente. Nemmeno di come siano cambiati i tempi nell’affrontare determinati argomenti: prima si parlava di sesso e donne nel glam, ora lo si fa nel death e i ‬Voice of Ruin lo fanno che è uno spasso. La band ha una storia particolare: si forma nel 2008 a Nyon, tra le stalle e i secchi di latte di una fattoria svizzera. Ma i cinque componenti, spinti da un profondo senso di ribellione, unito all’arrapamento spinto, decidono di abbandonare i loro attrezzi per inforcare dei veri e propri strumenti lasciando libero sfogo alla loro fantasia, fino a definire un nuovo stile che unisce tematiche prettamente sessuali alla rabbia da fattoria: l’horny-farmer metal.
E’ così che, adottando nomignoli piuttosto espliciti, Randy Bull si ritrova a cantare, affiancato Nils Bag e Tony Cock alle chitarre, Erwin Van Fox al basso e Oli Dick alla batteria. Tra un raccolto e l’altro, nel 2011 i ‬Voice of Ruin sfornano il loro omonimo album d’esordio, che ha raccolto non pochi consensi, consacrandoli tra le migliori band metal del loro paese e, nel 2014 danno alle stampe il loro secondo, cattivissimo lavoro: Morning Wood, il cui nome è tutto un programma, visto che sta a simboleggiare l’altissimo concetto nostrano di “alza bandiera mattutino”.

Welcome to the Stud Farm dà il benvenuto in fattoria con un’introduzione superheavy, quasi in ultimo stile maideniano, non fosse per una batteria martellante. Poi si lascia il posto al death spinto con Party Hard che inizia con un urlo potente, di quelli da pelle accapponata. La qualità si sente da subito: la grande voce accompagna i riff taglienti e adrenalinici con una batteria che sembra un kalashnikov. Segue Through the Eyes of Machete dove i cinque ragazzoni sfogano tutta la loro rabbia attraverso gli occhi del personaggio di Rodriguez. Machete uccide. Brano coinvolgente che alterna sezioni più lente ad altre in cui si raggiungono delle velocità folli. In Days of Rage la potenza sprigionata ricorda quella dei vichinghi norvegesi Amon Amarth ma con una voce che arriva al limite dello scream. Le cavalcate e gli improvvisi cambi di tempo donano alla traccia un ritmo davvero accattivante. Un urlo di Randy lacera il silenzio per lasciare il campo a quel fabbro che picchia sul rullante. Così si fa largo The Rise of Nothing. Anche qui le trame e melodie ostentano una grande padronanza di genere e strumenti, e pare quasi di trovarsi nel mezzo di una tormenta nei freddi boschi della svizzera. Morning Wood si presenta con un altro intro orecchiabile in stile quasi power; si sente che è un genere a cui sono molto legati, soprattutto per le trame delle chitarre. Ma subito ci si incanala nuovamente nel classico death metal. Il pezzo si differenzia presentando bei cori in voce clean del bassista Erwin Van Fox, che si intersecano alla perfezione con le urla di Randy. Parte subito forte invece Viols Dèsinvoltes, pezzo in cui non ci si ferma un attimo. La strofa è coinvolgente e ben cadenzata con riff che a tratti toccano il progressive. Solo a questo punto troviamo il primo vero assolo del disco e di sicuro male non ci sta. Peccato se ne trovino solo pochi altri. In Cock’n Bulls i chiari riferimenti sessuali del titolo giustificano il nome del genere ideato dal gruppo e, ormai superata la metà del disco, non ci si stupisce più delle sequenze di grandi riff sfornati da questi fattori svizzeri. Anche qui l’assolo, che in questo disco ogni volta è un evento, distoglie piacevolmente l’attenzione dagli intrecci tagliagole di Nils, Tony ed Erwin. È il turno di Today Will End, brano strumentale più lento e melodico, con la chitarra che canta l’apocalisse. Molto interessante l’ultima sezione lenta che presenta un bell’arpeggio suonato su accordi pieni e pesanti. Ottimo intermezzo e, come si dice in questi casi, breve ma intenso. Parte Sex For Free ed evidentemente i ragazzi si sentono fortunati. Ritornano a spingere forte con un pezzo cantato in francese e vanno alla ricerca di soddisfazioni senza dover spendere una lira. Si sfiora lo stoner con pezzi quasi rappati. Chitarre e basso si abbattono come asce, alternandosi in sezioni più veloci e più lente. Superdotati in vista con Big Dick. Qui, anche a sentire il ritornello, l’esplicitazione è quasi imbarazzante, ma considerando il genere, la novità di questo connubio antitetico (death e sesso) risulta più che divertente. Si chiude con Dirty. Il solo iniziale, che vista la carenza non guasta, dà il via all’ultima traccia del disco. Forse la più dura dell’intero lavoro, tanto che con le cuffie nelle orecchie ci si aspetterebbe quasi di vedere spuntare un qualche mercenario che spara all’impazzata.

I ‬Voice of Ruin si confermano una realtà scoppiettante di una scena che sempre in cerca di novità, troppe volte date da look e sonorità eccessive. Ma non è questo il caso. Il gruppo ha saggiamente e simpaticamente optato per una mise campagnola, efficace e rimandante alle loro origini. Jeans, scarponi e camicioni a quadri, il tutto condito con vanghe, picconi e un vibratore qua e la. E’ vero che anche l’occhio vuole la sua parte, ma i ragazzi non hanno trovato solo un look originale: sono tecnicamente validissimi e in Morning Wood il songwriting si fa sempre più ispirato e pensato. C’è da dire che per i ritmi mantenuti in tutto il disco è difficile pensare che questi cinque folgorati svizzeri durante i live carburino solo a cioccolata.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
73.33 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2014
Tenacity Music
Death
Tracklist
1. Welcome to the Stud Farm
2. Party Hard
3. Through the Eyes of Machete
4. Days of Rage
5. The Rise of Nothing
6. Morning Wood
7. Viols Désinvoltes
8. Cock’n Bulls
9. Today Will End
10. Sex For Free
11. Big Dick
12. Dirty
Line Up
Randy Bull (Voce)
Nils Bag (Chitarra)
Tony Cock (Chitarra)
Erwin Van Fox (Basso, Voce clean)
Oli Dick (Batteria)
 
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