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The Shell Collector - Medusa
( 1025 letture )
Disco molto particolare questo, prodotto da un progetto musicale a sua volta assai difficile da inquadrare in una categoria ben precisa.
Gli italiani The Shell Collector vengono dalle Marche e non sono un gruppo nel senso classico del termine: nascono infatti come progetto solista del mastermind Enrico Tiberi, che inizialmente si occupava della composizione e della registrazione di tutti gli strumenti. Solo successivamente, negli ultimi tre anni in particolare, si sono via via aggiunti il basso di Manuel Coccia, componente che più di ogni altro ha affiancato il leader nella composizione di Medusa (primo LP dopo due EP autoprodotti), la batteria di Alessandro Vagnoni (Infernal Poetry, Dark Lunacy) ed infine le chitarre di Alessandro Infusini (Infernal Poetry).

Molto particolare è anche lo stile musicale scelto dal progetto: si tratta di un hard rock di stampo grunge-alternative, dove agli strumenti tipici del genere si affiancano e spesso si sovrappongono, importanti parti tastieristiche, elettroniche, psichedeliche e di atmosfera; la struttura dei pezzi è quanto di più distante dalla classica forma-canzone e ogni brano tende ad assumere una sorta di andamento circolare, dove le varie sezioni, spesso molto differenti fra di loro, si alternano e via via si richiamano, fra break e cambi di tempo, sino a chiusure a volte sorprendenti. Proposta musicale quindi complessa ed ambiziosa, questa dei The Shell Collector; in questi casi, vista anche la giovane età del progetto, viene ben presto alla luce il dubbio se il risultato finale sia degno di tali premesse, o se, al contrario, il gruppo non stia facendo il classico passo più lungo della gamba.
La risposta viene analizzando i brani che lo compongono: The Mean è un bel mid tempo, con un riff di apertura riuscito e una linea vocale coinvolgente, che tiene alta la tensione sino al break finale; come inizio, ci siamo. Amber spiazza dalle prime note, unendo una linea vocale e chitarristica quasi punk con un tappeto pianistico onirico e psichedelico; questa volta però un ritornello di nuovo azzeccato non basta a compensare una strofa abbastanza inconcludente e oltretutto caratterizzata da una base elettronica sin troppo invadente. A Sailor parte con uno stacco marziale e cupo, che fa ben sperare; tutto ci si aspetterebbe meno che una strofa dolce e melodica, che invece sorprende in positivo: altro pezzo ben riuscito. Purtroppo, di nuovo, la successiva Take Your Time è penalizzata da un’invadenza delle basi elettroniche di fondo francamente eccessiva; peccato, perché sia la strofa sia il ritornello sono tutt’altro che disprezzabili. Altro arpeggio denso e particolare introduce The Filter, che tuttavia non riesce mai a decollare completamente, e si arena su un pezzo discreto ma nulla più. Risaliamo di nuovo la china con la potente Le Ombre, che presenta un assolo centrale davvero notevole, e un uso azzeccato dei cori. Purtroppo le montagne russe non sono finite: sino alla fine del disco continua l’alternanza fra pezzi riusciti e sorprendenti (Mirror Me, la conclusiva What It Is) e altri che rimangono nella mediocrità, o che fanno solo intravedere potenzialità espressive non realizzate in pieno (la ballata Still Winds They Blow, la spiazzante Common Superstar System).

La sensazione, alla fine dell’ascolto, è che si tratti di un’opera sì ambiziosa ma non completamente messa a fuoco: le potenzialità ci sono e la volontà di realizzare qualcosa di originale e sorprendente va senza dubbio apprezzata; tuttavia, restano troppi punti nei quali la band sembra farsi prendere la mano dalla volontà di stupire a tutti i costi, di essere originali per forza, finendo per diventare dispersiva e poco comprensibile. Un vero peccato, perché le note positive sono molte: dalle linee vocali, spesso ben riuscite e valorizzate da un timbro potente, graffiante e melodico, all’intelligente e originale uso delle tastiere, agli arrangiamenti in alcune parti davvero azzeccati. Purtroppo, a far da contraltare negativo, vi sono le parti in cui l’elettronica, gli effetti e i suoni inusuali sono talmente preponderanti nel mix da soffocare il resto della strumentazione e i sin troppo numerosi accostamenti di sezioni musicali fra loro eterogenee: una scelta che all’inizio colpisce l’ascoltatore, ma che, se abusata, finisce per ottenere l’effetto opposto.
Data la giovane età del progetto, c’è da sperare che questi siano solamente peccati di gioventù e che i prossimi passi correggano la rotta enfatizzando quanto di buono già si intravede.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2014
Tuna Records
Alternative Metal
Tracklist
1. The Mean
2. Amber
3. A Sailor
4. Take Your Time
5. The Filter
6. Le Ombre
7. Still Winds They Blow
8. Common Superstar System
9. Mirror me
10. My Old Titanic Panasonic Tapedeck (instrumental)
11. What It Is
Line Up
Enrico Tiberi (Voce, Basso, Tastiera, Effetti sonori)
Alessandro Infusini (Chitarra)
Manuel Coccia (Basso, Vocoder, Effetti sonori)
Alessandro Vagnoni (Batteria)
 
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