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Space Eater - Passing Through the Fire of Molech
( 1042 letture )
I serbi Space Eater si sono formati nel 2004, hanno dato il via alla loro carriera discografica l’anno successivo con un primo brevissimo demo e sono giunti all’esordio in formato full length nel 2007, con un disco intitolato Merciful Angel e pubblicato per conto dell’etichetta svedese I Hate. Quel primo lavoro già mostrava le caratteristiche principali del sound del gruppo: un thrash metal veloce, grezzo e aggressivo, fortemente debitore di nomi quali Megadeth, Slayer, Kreator e più nel dettaglio di una scena speed/thrash entro la quale possiamo citare tra gli altri gli statunitensi Agent Steel. È del 2010 invece il secondo studio album, Aftershock, che vede già un ridimensionamento all’interno della lineup, con l’ingresso di due nuovi membri. In questo disco sono presenti le parti registrate dall’allora cantante Boško Radišić, morto nel giugno del 2009 (a soli ventotto anni) e successivamente rimpiazzato in via definitiva da Luka Matkovic, già seconda voce. Passing Through the Fire of Molech, terzo atto della loro carriera, viene pubblicato sotto Pure Steel Records nel decimo anniversario della fondazione del gruppo e segna un significativo passo in avanti in quanto a maturità artistica e qualità del prodotto finale. Il disco è una vera e propria mazzata sui denti dal primo all’ultimo minuto ed ha i suoi punti forti nei riff taglienti delle due chitarre, nelle ritmiche rocciose e in un cantato capace di coniugare senza troppe difficoltà l’aspetto puramente aggressivo e quello più melodico. Pur godendo di molte canzoni di alto livello e di alcune meno incisive, l’album riesce nel non facile proposito di risultare compatto e di non mostrare veri e propri segni di cedimento. Il muro sonoro innalzato nei primi secondi di ascolto non ci darà pace fino a quando non toglieremo il disco dal lettore ed anche per questo possiamo affermare senza troppi timori di trovarci davanti ad una delle migliori novità in ambito thrash venute fuori in tempi recenti. Non pensiate di avere a che fare con un prodotto innovativo o rivoluzionario, semmai dovrete fare i conti con dieci canzoni tritaossa, che sapranno far dimenticare almeno per un momento i nomi citati in precedenza anche alla fanbase ad essi più affezionata.

La doppietta iniziale formata da Unjagged e dalla titletrack si può riassumere in un unico termine: devastante. Il cantato di Matkovic è fin da subito ispirato e mostra le enormi potenzialità del “nuovo” vocalist; le due chitarre sfoderano riff velocissimi e la sezione ritmica innalza un muro in cemento armato senza spiragli e non ci lascia così nemmeno il tempo di respirare. Risuonano forti gli echi dei padri fondatori del genere, ma la personalità dei serbi è tale da non destare sospetti sulla genuinità delle composizioni. I primi accenni di una pur lieve ricerca melodica si fanno sentire nella seguente Daisy Cutter, per merito specialmente delle sei corde, mentre dopo un quasi impercettibile calo qualitativo rappresentato da P.O.W. è di nuovo tempo di buttarsi in un immaginario pogo assassino grazie a Ninja Assassin, canzone che più di tutte -ma solo in certi frangenti- ricorda da vicino lo stile caratteristico degli Anthrax. Dopo cinque brani di questo calibro non è certo il momento di lasciarsi andare: ci pensa A Thousand Plagues a tenere alta la tensione, mentre la successiva Exhibition of Humanity sembra voler battere tutti i record di velocità con un Marko Danilovic che si esalta dietro le pelli sfoderando una prestazione impressionante per tenuta e potenza ritmica. Ultra-Violence già dal titolo lascia poco all’immaginazione e si conferma difatti l’ennesima traccia a dir poco devastante per rabbia sonora e qualità della composizione. Non un attimo di respiro si era detto, ed anche i due pezzi conclusivi non smentiscono tale affermazione. Va però detto che, a meno di essere degli sfegatati ascoltatori di tali sonorità, giunti a questo punto si potrebbe iniziare ad avvertire una dose di stanchezza dovuta alla mancanza di brani che si differenzino in maniera significativa dall’atmosfera generale del disco. La furia cieca di queste canzoni, pur ottimamente espressa dai singoli tramite prestazioni sempre all’altezza, inizia qui a spegnere in parte l’entusiasmo iniziale fino a far calare la voglia di riascoltare il disco una seconda volta nel breve periodo, particolare che denota un’ancora acerba capacità di catturare l’attenzione proponendo canzoni dalle tinte differenti tra loro.

Rimane quindi quest’ultimo l’unico segnale negativo di un album per il resto grandioso, ben composto, ben suonato, ben arrangiato e ben prodotto. La formazione serba, nel tentativo di farsi sentire anche al di fuori della madrepatria, travolge tutto e tutti con dieci canzoni che faticheranno a passare inosservate. Un lavoro di questa portata, se fosse uscito un paio di decenni prima, ora sarebbe preso ad esempio dagli appassionati del genere e da tutte quelle piccole band che piano piano cercano di emergere all’interno di una scena fin troppo affollata, nella quale anche una pubblicazione ai limiti della perfezione risulterebbe probabilmente solo una tra tante. Non per questo, però, si può pensare di non essere in grado di raggiungere le vette tanto ambite. Gli Space Eater sono una delle tante realtà odierne che vale la pena di continuare a seguire, nella speranza che il sudore delle loro prestazioni possa essere preso ad esempio perlomeno per la passione che fa trasparire e per l’amore incondizionato nei confronti di uno dei generi più old school ma che ancora oggi riesce a smuovere con gran forza il nostro mai sopito interesse.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
75 su 2 voti [ VOTA]
Hermann 60
Venerdì 5 Agosto 2016, 15.55.08
3
Ma quanto sono bravi sti Space Eater ! A me non ha annoiato per nulla, anzi me lo sono ascoltato tre volte di fila. Tutti bravi ma la differenza rispetto a tanti gruppi thrash la fa il cantante, ha delle variazioni sui toni e nel modo di cantare da grande vocalist, complimenti.80
jek
Domenica 31 Agosto 2014, 20.11.33
2
Buona band e buon disco. Effettivamente come dice Flight all'inizio gasa molto ma dopo i primi passaggi annoia un po'. E' comunque un buon thrash
evil never dies
Sabato 30 Agosto 2014, 9.58.27
1
ascoltato, Thrash metal fatto bene!!!! buon disco
INFORMAZIONI
2014
Pure Steel Records
Thrash
Tracklist
1. Unjagged
2. Passing Through the Fire of Molech
3. Daisy Cutter
4. P.O.W.
5. Ninja Assassin
6. A Thousand Plagues
7. Exhibition of Humanity
8. Ultra-Violence
9. Medea
10. In Hospital
Line Up
Luka Matkovic (Voce, Chitarra)
Đorđe Luković (Chitarra)
Karlo Testen (Basso)
Marko Danilovic (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Zoran “Vandal” Sokolovic (Chitarra nella traccia 7)
Marko “Kozeljnik” Jerskovic (Assolo di chitarra nella traccia 7)
 
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