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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Ten Years After - A Space in Time
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( 3862 letture )
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I Ten Years After si formarono all'inizio degli anni sessanta in Inghilterra, proprio quando decine di band iniziavano a prendere forma, The Beatles e Rolling Stones compresi. L'intera band si centrava sulla figura di Alvin Lee, ottimo chitarrista con una base totalmente blues che con il tempo si sarebbe fusa con il rock esplosivo nato tra i sessanta e i settanta; infatti A Space In Time è datato 1971, ed è proprio con questo disco che i Ten Years After oltre a raggiungere un eccellente livello compositivo, conosceranno il loro periodo di maggior successo. Certamente quell'anno vide delle uscite discografiche che fecero la storia, Led Zeppelin, Jethro Tull, Yes uscirono con alcuni dei loro capolavori assoluti ma i Ten Years After non furono da meno; qui stiamo parlando della storia del rock.
L'apertura del disco è un brano incredibile, One of These Days: l'inizio psichedelico introduce un turbine di rock/blues in crescendo davvero emozionante, la voce di Alvin Lee abbraccia l'ascoltatore con una melodia ispirata mentre la sezione ritmica comincia a costruire la solida architettura del brano; armonica e tastiere creano il background che sollecita il trasporto emozionale, occhi chiusi e un ritmo incalzante rendono il brano ricco di frenesia tipicamente seventies, mentre la Gibson di Alvin tesse la tela armonica di questo pezzo fantastico. Non è semplice analizzare le doti di questo disco, ogni solco (il riferimento al vinile è dovuto) ha l'anima del capolavoro, infatti in esso è contenuto il brano sicuramente più conosciuto dei Ten Years After, I'd Love to Change the World, con l'estro Alvin Lee che avvolge con la melodia della sua sei corde i passaggi armonici di Leo Lyons al basso, mentre Ric Lee ai tamburi da l'idea di attendere il momento propizio per dare ritmo dopo le pause di ''riflessione'' del brano, esplodendo con rullate e controtempi all'attacco del solo. Stupendo. Rock, blues, rock'n'roll sono nel DNA di questi quattro inglesi, infatti con Baby Won't you Let Me Rock'n Roll You è il rock'n'roll più viscerale a portare l'ascoltatore a muoversi e ballare al ritmo della chitarra e del cantato; non mancano i brani acustici, come Here They Come e Over the Hill, dove l'incedere cadenzato è sottolineato dalla voce chiara e pulita di Alvin e la sua chitarra in questi casi si preoccupa più di accompagnare che ad alimentare sfuriate rock/blues, cosa che non accade in Once There Was A Time dove l'inizio da un malinconico blues lentamente si trasforma ritmicamente in un bel rock veloce. Qui la presenza elettrica della Gibson di Alvin la fa da padrone, sfoggiando la perizia tecnica del chitarrista/cantante. L'album scivola fluido durante tutto l'ascolto, le emozioni non si contano e la band esprime i propri sentimenti musicali all'unisono, il giro di basso di Ric nel brano Let the Sky Fall è da antologia, la calda voce di Alvin sembra quasi voler accarezzare l'ascoltatore; l'apertura centrale che immette nel lungo assolo, con una melodia che da i brividi, da ariosità ad un brano che si attesta tra i migliori dell'intero platter. A Space In Time in chiusura riesce a regalare una divertente jam jazz che non ti aspetti, ma che fornisce informazioni, se ancora ce n'era bisogno, sulla capacità tecnica dei Ten Years After.
Un album imprescindibile nella discografia di ogni rocker, possibilmente in vinile, anche se non è il migliore per creatività e sicuramente con qualche inflessione melodica in più rispetto al passato, dovuta alla presenza dei ricorrenti spunti acustici. Per la band, restano da ricordare la partecipazione nel 1969 al grandissimo Festival di Woodstock e le roventi esibizioni live: in anni in cui non era certo semplice ottenere la giusta visibilità, visto l'alto livello delle band dell'epoca, i nostri hanno saputo regalare pagine di storia del rock che non sono certamente sfuggite agli intenditori. Purtroppo dopo pochi anni la band si sciolse avendo pericolosamente cavalcato il rock mainstream, ma quelli ormai non erano più i Ten Years After.
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7
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Valutazione ovviamente personale: Ssssh Oro, Watt Argento, questo Bronzo. Anche se x valore affettivo e vissuto personale, le emozioni che mi da questo sono inarrivabili. La bellissima copertina si adatta perfettamente ai miei ricordi di cui sopra, praticamente nella foto manco solo io. Oggettivamente invece, bronzo non tanto x le canzoni, quanto x il sound meno corposo rispetto a Watt. |
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6
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Basta il trittico iniziale per innalzare sopra la media questo album. L'unico brano fuori luogo, per me, è l'orchestrale Over The Hill |
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4
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Grazie per la fiducia jek. |
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3
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Uno dei pochi LP dei T.Y.A. che non conosco, ma se LORIN e Luca dicono che bisogna averlo dovrò provvedere. |
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2
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Impossibile non avere un disco come questo. Straordinario. |
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Impossibile non avere un disco come questo. Straordinario. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. One Of These Days 2. Here They Come 3. I'd Love to Change the World 4. Over The Hill 5. Baby Won't you Let Me Rock'n Roll You 6. Once There Was A Time 7. Let The Sky Fall 8. Hard Monkeys 9. I've Been There Too 10. Uncle Jam
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Line Up
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Alvin Lee (Voce, Chitarra) Chick Churchill (Tastiere, Batteria) Leo Lyons (Basso) Ric Lee (Batteria)
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RECENSIONI |
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