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24/04/24
KARMA
CENTRALE ROCK PUB, VIA CASCINA CALIFORNIA - ERBA (CO)
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Inanimate Existence - A Never Ending Cycle Of Atonement
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( 2540 letture )
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Ma basta! Devo davvero tentare di scrivere un numero decente di parole in cui lodo le "indubbie capacità tecniche di questo quartetto californiano", avendo cura di annotare "lacune in campo compositivo e netta ripetitività che compromette l'attenzione dell'ascoltatore"? Di sicuro mi barcamenerei a malapena per metà pagina, arenandomi sulle spiagge del "ripeti con parole diverse". Voglio invece prenderla da un altro lato, essere completamente sincero esternando sì le critiche, ma anche tutto l'entusiasmo che ho per la parte migliore di A Never Ending Cycle Of Atonement: la copertina. Già, perché l'immagine è bella e "magica" con quel paesaggio degno del Signore degli Anelli e, posta su un disco technical death, potrebbe far pensare ad un progetto originale con chissà quali contaminazioni… Se non fosse che la suddetta immagine mente spudoratamente. Non un'influenza originale, non una impostazione variegata, nessuna ricerca personale, nessuno spunto che permetta di distinguere una canzone dall'altra: puro technical death con inflessioni brutal, pesante come un panzer (ma non dirò da che parti passi, quel panzer). Davvero vi sembra sufficiente, Inanimate Existence, aggiungere stacchi semiacustici qua e là per creare varietà? Teniamo certamente conto del fatto che gli Inanimate Existence sono attivi da quattro anni e solo al secondo disco: non sto quindi ponendo un giudizio definitivo su di loro (la speranza che la gente cambi non muore quasi mai), ma conoscendo la tendenza in ambito death, ho qualche riserva sulla loro capacità di elaborare altro. Vorrei ora fare un confronto, tutt'altro che campato in aria, con un'altra band di genere simile, proveniente dalle stesse zone, anch'essa pubblicata dalla Unique Leader Records e capitata da recensire al sottoscritto: i Fallujah. Costoro, nati molto simili ai nostri, hanno elaborato un sound riconoscibile e, pur con difetti paragonabili, come la monotonia vocale, hanno costruito con il loro The Flesh Prevails qualcosa di valido e apprezzabile senza restare nel limbo di "quelle infinite band tutte uguali e inutili che si dimenticano subito". Una dimostrazione di stile, insomma. La band qui presente al contrario martella, martella, martella, mentre il growl di Riley McShane cambia nota con rarità da allarme WWF e le evoluzioni chitarristiche degli altri sembrano fotocopiate da un qualunque altro disco technical/brutal, il quale le ha a sua volta prese di peso da un terzo che si è probabilmente ispirato agli Inanimate Existence stessi (tanto si somigliano che è impossibile dire chi copia chi). Solo l'ultima traccia, Dueling Shadows, si apre in un assolo più melodico, ben costruito e che, manco a dirlo, ricorda… i Fallujah. Certo, i nostri hanno capacità tecniche elevatissime, ma questo, in un mondo in cui altre centinaia di persone suonano così o anche meglio, cosa conta? Per emergere serve ispirazione, originalità: a volte essa si costruisce, ma la vera originalità è intrinseca, è il suonare come nessuno ha mai fatto. Con il trascorrere degli anni diventa sempre più complesso trovare nuove vie, ma questo è un buon motivo per limitarsi a replicare pecorescamente generi codificati ormai fino alla saturazione?
Sono convinto che non esista band sulla faccia della Terra, nemmeno gli abominevoli pseudo-blackster Enbilulugugal, che non trovi almeno una persona pronta ad apprezzarli e difenderli. È anche possibile che in questo caso siano in tanti, coloro a cui l'originalità in sé non interessa e che si godono la musica per un sano bisogno di headbanging o pogo. Ma prima che costoro scaglino sassi su un recensore "troppo intellettuale" vorrei porre loro una domanda: Sinceramente, se questo A Never Ending Cycle Of Atonement non fosse mai uscito, ne avreste sentito la mancanza?
Muori al momento giusto: Così insegna Zarathustra. Certo, colui che mai vive al momento giusto, come potrebbe morire al momento giusto? Non fosse mai nato! - Questo consiglio io do ai superflui. F.W. Nietzsche, "Also Spracht Zarathustra"
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4
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Ascoltato e per quanto bravi sono, trovo che band cosi ce ne sono milioni Bello ma per niente innovativo |
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3
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Citare Nietzsche, che altro non è che una banale scopiazzatura di Stirner, in una recensione del genere è un vero tocco di classe. |
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2
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per nulla daccordo con la recensione, album davvero molto godibile che nn stufa dopo ripetuti ascolti, certo nn ci si trova nulla che nn sia stato fatto da altri in passato, ma è ricco di spunti interessanti. Il tutto ovviamente ottimamente suonato e con una buona produzione. Per me promossi a pieni voti. |
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1
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Ho ascoltato il disco incuriosito dalla recensione e ho scoperto un album decisamente diverso da quello che mi aspettavo. E' un lavoro di brutal death mescolato a parti più progressive e folk molto orecchiabili, anche i solo spesso sono molto melodici e alcune canzoni sono infarcite da vocals femminili molto eleganti dal sapore folk. La band inoltre tecnicamente se la cava molto bene. insomma , un lavoro di qualità, molto piacevole all'ascolto e anche parecchio orecchiabile e melodico per il genere. Rileggendo la recensione, mi chiedo se DN abbia ascoltato lo stesso disco perchè qui di "puro technical death con inflessioni brutal, pesante come un panzer " ne ho sentito ben poco... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Om Mani Padme Hum 2. Omen 3. Bioluminescent Photophores 4. The Rune of Destruction 5. The Catacomb of Mirrors 6. Staring Through Fire 7. Out of Body Experience 8. Dueling Shadows
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Line Up
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Riley McShane (Voce) Cameron Porras (Chitarra, Basso sulle tracce 2, 3, 5, 7, Voce addizionale) Joel Guernsey (Chitarra, Basso sulle tracce 1, 4, 6, 8) Ron Casey (Batteria)
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RECENSIONI |
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