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Black Sheep - Black Sheep
( 1387 letture )
Formatisi nel 2010 dall’incontro di quattro musicisti provenienti da due cover band (di Deep Purple e Van Halen), i Black Sheep impiegano i primi due anni della propria carriera per continuare a proporre cover di artisti hard rock e metal tra i quali Aerosmith, Black Sabbath, Metallica, Van Halen ed altri, puntando tutto sull’esperienza acquisita precedentemente. In origine la formazione era composta da Paolo Veluti alla voce, Luigi Stefli alla chitarra, Roberto Bonvini al basso, Claudio Bianchi alla batteria e Paola Cioccolanti ai cori; solo successivamente la band scopre di voler perseguire una strada diversa iniziando a scrivere musica propria. I soli Paolo Veluti e Luigi Stefli danno così inizio alla composizione e registrazione di nuovi brani, restando in ambito prettamente heavy e puntando molto sulla melodia e sulle proprie capacità tecniche, con un comparto riff che si rivelerà infatti decisivo per le sorti dell’album. Con l’arrivo del bassista Stefano Schembari e del batterista Corrado Bertonazzi la formazione può dirsi completa e pronta a pubblicare il primo full length, autoprodotto e -come la band tiene giustamente a precisare- disponibile, oltre che sui principali canali di distribuzione digitale, anche gratuitamente, scaricabile direttamente dal sito ufficiale dei Black Sheep.

L’album si presenta fin da subito essenziale, a partire dalla copertina, che pur si fa apprezzare per il suo gusto artistico e simbolico. L’impronta del (recente) passato emerge chiara nel cantato melodico ma ancora troppo derivativo del cantante, il quale dimostra di possedere delle buone qualità, ma allo stesso tempo appare ancorato a soluzioni canore semplicistiche ed immediate. Il comparto chitarristico è invece il lato migliore di questo lavoro, grazie ad un approccio heavy metal che punta molto sull’aspetto melodico e non disdegna alcuni interessanti solismi. Dal punto di vista ritmico, l’album si regge principalmente sul drumming ispirato di Corrado Bertonazzi, capace di guizzi repentini e accelerazioni di doppia cassa che dimostrano un’ottima padronanza dei propri mezzi, ma è nell’insieme che la formazione italiana dimostra di essere già abbastanza affiatata e coesa. Detto ciò, e prima di analizzare più da vicino i singoli pezzi, segnaliamo la mancanza di canzoni che lascino fortemente il segno anche sul lungo periodo. Certi brani dimostrano più di altri le buone qualità di questa band e riusciranno sicuramente a farsi apprezzare un po’ da tutti, ma si avverte una certa carenza nell’attitudine “metallara” che un disco di questo genere dovrebbe possedere nel suo profondo. In che senso, direte voi? Nel senso che le canzoni di questo platter non graffiano come dovrebbero, ma scalfiscono soltanto marginalmente la nostra dura corazza.
La partenza è comunque delle migliori, con la strumentale Metal Gate, che potrebbe benissimo essere presa da un album di qualche mostro sacro del settore e che ci instilla un’aspettativa di grande spessore. Già con Bridge of Death -canzone che alla fine risulterà tra le migliori del lotto- capiamo però di avere a che fare con una band tecnicamente preparata ma evidentemente agli esordi. Sia chiaro che ciò non può essere letto unicamente come critica negativa, dato, appunto, che il gruppo sta ancora affrontando i primi passi di una carriera che ci auguriamo possa durare il più a lungo possibile. I testi (disponibili a tutti in una sezione del loro sito ufficiale) non sono certo il punto forte del gruppo, ma ci permettono comunque di accertare la buona pronuncia (solo un po’ troppo “marcata”) del cantante Paolo Veluti, e l’altrettanto buona interpretazione che ne dà all’interno dei singoli pezzi. I Touch the Sky with My Hands è una semi-ballad dalle atmosfere cupe ed a tratti malinconica e rappresenta l’episodio più introspettivo del platter. Come caratura è pari solo alla canzone posta in chiusura, di cui parleremo tra poco. Le canzoni “centrali” sono senz’altro buone, ma non godono delle stesse qualità dei pezzi appena citati. L’intensità emotiva con cui si pone l’altra semi-ballad Nothing But My Anger non riesce a rendere incisivo il brano, che si perde un po’ troppo in continue accelerazioni e decelerazioni. Shining Stars è invece fin da subito più aggressiva ed a tratti sconfina in territori heavy/thrash, ma anche a causa di un cantato poco mordente non riesce a rendere secondo i livelli sperati. Curiosa è la cover scelta per questo disco, ovvero Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, che si rivela inaspettatamente interessante, grazie ad un adattamento in salsa hard rock/metal che vivacizza notevolmente l’andamento dell’album. Al pari di Shining Stars troviamo la “dura” The Big Sleep, che presenta gli stessi difetti della precedente canzone. L’applausometro fa riscontrare un notevole picco sulla conclusiva This Street, che specie nel suo reparto strumentale ci mette sul piatto le doti migliori del gruppo.

Arrivati a questo punto le conclusioni si traggono praticamente da sole. I Black Sheep sono una band dalle qualità tecniche accertate (o perlomeno al di sopra della media rispetto a molti altri gruppi underground attivi nello stesso settore), che difetta ancora parecchio sotto l’aspetto dell’originalità, ma che alla fine è riuscita a tirar fuori otto brani (sette se escludiamo la cover) più che buoni, che si fanno apprezzare anche dal punto di vista della produzione e dimostrano un gusto per la melodia che può diventare il punto forte su cui puntare in futuro. Ciò che manca forse è proprio l’esperienza, nonostante i quattro abbiano alle spalle già alcuni anni di concerti, ma siamo sicuri che col tempo i risultati non potranno che rendere merito alla formazione italiana.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
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PAOLO
Domenica 26 Ottobre 2014, 21.45.28
3
se cerchi su google con le parole black sheep piacenza troverà il link al nostro sito tra i primi risultati. ovviamente da lì potrai scaricare anche tutto il CD
Flight 666
Giovedì 11 Settembre 2014, 22.41.34
2
Non posso mettere il link, ma ti posso dire di cercarli andando su Bandcamp.. basta scrivere il nome del gruppo nella ricerca in alto a destra e li dovresti trovare!
Andy Thrasher
Giovedì 11 Settembre 2014, 21.11.01
1
Non riesco a trovare alcun contatto di questa band, nè tanto meno una sorta di streaming dell'Ep. E' un peccato perchè la recensione mi ha incuriosito, qualcuno saprebbe aiutarmi? Grazie anticipatamente
INFORMAZIONI
2014
Autoprodotto
Heavy
Tracklist
1. Metal Gate
2. Bridge of Death
3. I Touch the Sky with My Hands
4. Nothing But My Anger
5. Shining Stars
6. Lucy in the Sky with Diamonds (The Beatles cover)
7. The Big Sleep
8. This Street
Line Up
Paolo Veluti (Voce, Chitarra ritmica)
Luigi Stefli (Chitarra solista e ritmica)
Stefano Schembari (Basso)
Corrado Bertonazzi (Batteria)
 
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