Quantificare l'importanza in cifre della band seminale della scena metal italiana nel panorama underground, potrebbe risultare, sia riduttivo (per loro), sia particolarmente complesso. Certificare in percentuale l'ingombrante presenza dei Necrodeath su gruppi con bacino d'utenza diciamo piu’ ampio, sarebbe altrettanto dura. Come spiegare allora ai più giovani, il credo di questa band, attiva da ormai 20 anni (considerato anche il buco siderale di 10 anni fra Fragments Of Insanity, 1989 e Mater Of All Evil, 1999) e presa a riferimento ancora oggi da band come Cradle of Filth, Mayhem, Brutal Truth, The Haunted, At The Gates, Immortal e Marduk? La verità è che nessuna percentuale renderebbe vera giustizia e nessuna spiegazione potrebbe essere utile a tale causa. Ecco allora che il combo ligure trova una giusta risposta ai quesiti, nella maniera che più gli aggrada: con i fatti, con questo 100% Hell, un vero inferno paragonabile al riscaldamento cutaneo ottenuto con sigari di Moxa! Miglior spiegazione/risposta non ci poteva essere. La band di Peso e Flegias è tornata e se qualcuno aveva storto il raffinato nasino con Tone (s) Of Hate, album forse fin troppo sperimentale e contorto, può tornare a tirare un bel sospiro di sollievo. La lezione teutonica degli anzianotti (ma con sangue metal ancora da vendere) Destruction, Kreator e Sodom, non è andata affatto perduta. 100% Hell suona thrash dalla testa ai piedi, è anzi, con tutta probabilita' il disco estremo piu' feroce della loro discografia. Abbandonate velleità tendenti al black meno oltranzista, i Necrodeath nuovo corso si sono gettati nel calderone meno cervellotico del metal, iniettando nelle nostre vene litri di pura adrenalina e abrasiva rabbia. La curiosità era legata anche alla dipartita di uno dei leader storici, il chitarrista Claudio, ebbene, il suo "rimpiazzo" Andy (sostituito a sua volta da Pier Gonella dei nostrani Labyrinth) sforna una serie di riff killer, taglienti come una lama di rasoio appena acquistato: la sua lama taglia sul serio, e quel che ne esce è sempre e solo sangue metal! Impressiona anche il passo in avanti legato alla produzione, questa volta affidata a Giuseppe Orlando dei Novembre (The Outher Studio Sound): un mix di agilità, violenza e freddezza. Una vera scheggia in stile tedesco, ove risaltano l'incredibile e per certi versi contorto lavoro al drumming di Peso e la voce (oggi come mai, feroce ed incisiva) di Flegias, un singer estremo che sente crescere la canzone dentro sé, passo dopo passo, nota dopo nota. Non è il disco in assoluto più rappresentativo, Matter Of All Evil era per certi versi piu' dissonante, dissacrante ed estremo, ma con questo 100% Hell i Necrodeath voltano pagina e ci regalano un’ora di puro thrash come ormai non se ne sentiva più. Insomma, l'esterofolia thrash può essere (in parte) accantonata… L'inizio è “malignamente recitato” niente meno che da un certo Cronos, anima (dannata) dei Venom e rappresenta il giorno della gran decisione: far nascere i Necrodeath (February 5th, 1984: prego ringraziare Slayer, Possessed, Kreator, Celtic Frost e Bathory…). Forever Slaves parte subito come una molla impazzita. Ragazzi, questo è thrash, thrash irriverente e sudato fino all'ultima goccia, con nuove soluzioni relative agli infiniti pattern di Peso, sempre pronti a far da contorno all'incredibile voce di Flegias, ora acida, ora penetrante e ossessiva. War Paint è il grido di guerra di Cochise (capo indiano della banda Apache Chiricahua), un vero assalto tribale, un godimento estremo condito da un ritornello accattivante che si stampa in testa al primo ascolto. Il miglior tributo ai Sodom fine anni '80. Master of Morphine è un'altra potenziale hit, che utilizza soluzioni più groove del solito standard Necrodeath, un mid-tempo che innalza un grido di condanna contro l'eutanasia e contro chi decide di porre fine a delle vite umane, cosi come è da rilevare la graffiante e tesissima The Wave, tributo alla vittime del maledetto Tsunami dl sud-est asiatico. Ecco giungere gli “intermezzi” che prima dell’uscita del disco, avevano spiazzato i fan di vecchia data: gli ospiti, o meglio, gli ospiti al femminile. Nessuna forma di maschilismo (sia mai), ma un certo senso di smarrimento stava decisamente prendendo piede…ebbene, le bravissime Bea Drovandi (che recita frasi in francese) e Sonya Scarlet dei Theater Des Vampires alzano ancora di più il valore del platter, aggiungendo linfa estrema alle composizioni, come nella splendida Identity Crisis (da citare anche Federica Badalini, autrice di forti passaggi sintetico/sinfonici) e nella title track 100% Hell, che necessita però di un capitolo a parte: quest’ultimo pezzo rappresenta infatti una lunga agonia stilizzata, della durata di 9 minuti, una track (preceduta dalla breve Hyperbole, neanche un minuto di chitarra arpeggiata da un inedito Peso e voce narrante) difficilmente marchiabile Necrodeath al 100%, sia per l’eccessiva durata sia per le frequenti e ragionate partiture industriali/elettroniche miste a tinte dal forte sapore latino-americano. Se vogliamo estremizzare, la miglior rappresentazione del primo storico gruppo di Peso, un gradito omaggio ai grandiosi Sadist. Degno di nota e meritevole di citazione è anche il coraggioso tentativo (a più riprese) di cantare in latino (Into The Macabre docet) e in italiano, da parte di un Flegias decisamente a suo agio con liriche non proprio legate allo screaming. Beautiful-Brutal World e Theoretical And Artificial sono altre missive estreme che nulla lasciano d'intentato, e che non lasceranno indifferenti nessuno. Nulla da dire, disco corrosivo come pochi e lacerante al punto giusto. Come recita il libretto: Peso, 9% percussion, 27% cymbals, 64& drums; Flegias, 33% desperation, 33% pain, 33% agony, 1% screams; John, 99% subharmonic distortion, 1% bass; Andy, 80% rhythm guitar, 15% solo guitar, 5% acoustic guitar. Per ognuno, un totale di 100% di puro inferno. Signori, buon viaggio…
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