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Dead Season - Dusting the Rust
( 1025 letture )
Non è da tutti avere la voglia e la capacità di ricercare un sound fresco ed innovativo quando si suona del thrash metal. Solitamente si cerca di arraffare a piene mani quanto tramandato dalle band storiche, cucendosi addosso la velocità e lo stile d’esecuzione di riff urticanti ormai stagnanti da trent’anni. A volte, fortunatamente, c’è qualcuno che osa un po’ di più. Francesi ed innovatori come i Desdinova -con i quali da poco condividono il drummer Grégoire Galichet- i Dead Season strappano il biglietto per concorrere a diventare una delle nuove realtà più interessanti del mondo thrash, con le loro contaminazioni groove e progressive ma non solo. Formatisi nel 2000, i nostri danno alle stampe due demo nel 2004 (Monotone Mortality e 47RM) ed il full-lenght d’esordio From Dust to Rust nel 2013; ora, ci propongono questo EP composto da cinque brani con un titolo che richiama le tematiche già sviluppate nel precedente disco, Dusting the Rust. Che sia possibile fare qualcosa in più e risultare innovativi anche in un campo ormai annacquato da tempo come quello del thrash metal? Vediamo.

Parte il disco e noi ci troviamo subito catapultati dentro An Inner Battle, nel quale il drumming cattura tutta la nostra attenzione, prima di incanalarsi in un riffing compresso che sfocia con cattiveria. Sin da subito ci appare evidente come i Dead Season sappiano gestire, con apparente facilità, ritmiche complesse ed infarcite di arzigogoli mai fini a se stessi, permettendoci di scapocciare con decisione senza tuttavia scadere nella mera ritmica pedante a duecento all’ora. Un altro elemento che ci colpisce è la voce di Julien Jacquemond, che in alcuni frangenti ci ricorda meravigliosamente la timbrica di Warrel Dane nei primi dischi degli immortali Nevermore. Con le dovute precauzioni, è proprio questa la band a cui le sonorità sembrano avvicinarsi maggiormente, anche nelle linee soliste che comunque -per ovvie ragioni- sono più contenuto e meno esorbitanti di quelle di un Jeff Loomis qualsiasi. Ingestible Mash ci mostra un lato più crudo della band, con cambi di tempo sincopati ed un incedere gravoso ed esaltante, prima di evolversi in una sezione centrale in clean nella quale è ancora Julien a farla da padrone grazie agli effetti vocali. Pur essendo brani tutt’altro che snelli -parliamo di una media di sei minuti- le cinque tracce di Dusting the Rust non annoiano mai e riescono ad esaltare l’ascoltatore in più di un frangente. La title-track, ad esempio, spezza a metà il disco con il suo incedere acustico, sul quale il basso di Nicolas Sanson dialoga con il drumming delicato malgrado la sua distorsione di fondo, prima in un finale di brano schizofrenico che si lega molto bene a The Whore Who Pays You. Malgrado i Dead Season ci abbiano fatto vedere molte qualità sino a questo momento, è l’ultima traccia quella che colpisce di più e ci spiazza completamente. Infatti, Zombies Are Swinging non è un titolo messo a casaccio, ma ci descrive proprio le sonorità che caratterizzano il brano: un riffing thrashy accompagnato dai classici strumenti a fiato dello swing, in un composto ironico e sconvolgente, dove growl, chitarre distorte, fiati e vocals swing vanno a braccetto, costruendo un brano favoloso e dalla grande personalità. Non poteva esserci una chisura migliore per un album di una band che ha come scopo l’innovazione di un genere musicale: applausi a scena aperta.

Alla fine della fiera, Dusting the Rust è un EP di alto livello che riesce nel difficile intento di stupire l’ascoltatore nei frangenti più azzardati, come ad esempio la conclusiva Zombies Are Swinging. Unendo la ferocia tipica del thrash metal senza compromessi ad elementi del tutto esterni al genere, i Dead Season sono riusciti a costruire un sound abbastanza personale e che è in grado di dare una ventata d’aria fresca in un mercato musicale sempre più basato su linee guida inamovibili. La prova strumentale della band è di buon livello, con le chitarre di Guillaume Singer e di Guy-Noël Hoareau a farla da padrone nel costruire riff intricati e solismi di qualità; anche le vocals di Julien Jacquemond si dimostrano all’altezza del compito, percorrendo con decisione e personalità il tracciato mutevole della sezione ritmica fornita dall’accoppiata Nicolas Sanson / Grégoire Galichet. Malgrado sia solamente un EP, la durata di Dusting the Rust sfiora la mezz’ora ed ha tutte le carte in regola per far infatuare più di un ascoltatore avvezzo alle sonorità personali e progressive, nell’ambito thrash. Se queste sono le premesse, allora la possibilità che il prossimo full-length sia un album grandioso sono ben più di una. Complimenti.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
0 su 0 voti [ VOTA]
evil never dies
Sabato 20 Settembre 2014, 17.16.03
2
FORTI !!!!!!
jek
Venerdì 19 Settembre 2014, 20.35.37
1
Bella recensione. Mi incuriosiscono molto, peccato si trovi poco sul tubo. A sto punto attendo l'album.
INFORMAZIONI
2014
Autoprodotto
Thrash
Tracklist
1. An Inner Battle
2. Ingestible Mash
3. Dusting the Rust
4. The Whore Who Pays You
5. Zombies Are Swinging
Line Up
Julien Jacquemond (Voce)
Guillaume Singer (Chitarra)
Guy-Noël Hoareau (Chitarra)
Nicolas Sanson (Basso)
Grégoire Galichet (Batteria)
 
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