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TRAFFIC CLUB, VIA PRENESTINA 738 - ROMA

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TRAFFIC CLUB - ROMA

Saor - Aura
( 7680 letture )
Molti di voi si ricorderanno degli Àrsaidh e di Roots, debutto discografico quasi impeccabile che tutt'ora continuo ad ascoltare con la stessa passione, a differenza di altri album che invece tendono a crollare col passare dei mesi e degli anni. Oggi ritroviamo la medesima band, formata ovviamente dal solo Andy Marshall, sotto il nome Saor (“libero” in scozzese): il risultato musicale è esattamente lo stesso, anzi, il tutto è migliorato ed alcuni elementi che ricoprivano precedentemente un ruolo di contorno, come ad esempio i fiati, sono adesso un fattore essenziale per tutte le composizioni, accentuando ulteriormente quel tocco celtico che si respira tra i brani.

Non poteva esserci periodo migliore per presentarvi questa band se non questo, a pochi giorni dal referendum sull'indipendenza della Scozia, dato che le liriche sono un continuo omaggio al territorio scozzese e all'attaccamento verso di essa. Un altro fattore che non può mancare è anche il contatto con la natura che avviene attraverso l'ascolto e l'osservazione del digipak, ottimi sono infatti l'artwork e le varie foto scattate da Andrew Gilmore. Inoltre, una significativa differenza rispetto al passato, è l'approdo tra le file della tedesca Northern Silence Production, label che probabilmente può regalare una visibilità maggiore rispetto alla Darker than Black Records. In questa nuova opera troviamo anche qualche cambiamento in termini di line-up: come special guest abbiamo Austin Lunn, conosciuto per essere principalmente il batterista dei Panopticon, il quale contribuisce enormemente alla riuscita di Aura, creando un drumming preciso, vario e perfetto in ogni singolo frangente. L'unico dubbio riguardava la produzione, infatti poche settimane prima dell'uscita dell'album era stata rilasciata in rete una canzone che mostrava un sound non proprio brillante e con i vari strumenti molto distaccati tra di essi, fortunatamente si è rivelata essere una traccia ancora in fase “embrionale”, dato che il risultato finale è impeccabile e suona esattamente come mi aspettavo, permettendo al nostro orecchio di cogliere ogni singolo particolare del sound dei Saor. Martyn Moffat e Spenser Morris, che ha collaborato con lo stesso Austin Lunn per la registrazione del nuovo disco dei Panopticon, si sono rivelati essenziali nella creazione di un sound potente, atmosferico e allo stesso tempo chiaro all'ascolto, curando ogni cosa in fase di registrazione, mixing e mastering.

Il vento ci accompagna nei primissimi secondi di Children of the Mist, preparandoci all'esplosione musicale provocata da batteria e tin whistle, elementi messi in risalto da un'ottima cornice formata da riff di chitarra e piccoli accompagnamenti di piano. In questo momento abbiamo la prova di come il sound sia ancora più immersivo, grazie soprattutto alle melodie e al continuo dualismo vocale proposto da Andy. Il suo particolare scream, particolarmente profondo e "grezzo", si adatta alla perfezione con la proposta dei Saor e riesce a trasmettere una vasta gamma di sensazioni ed emozioni diverse, in particolare l'attaccamento alla propria terra d'origine, ovvero una delle principali fonti di ispirazione per il gruppo. Un elemento che testimonia la crescita dei Nostri è la presenza di un sound più variegato e versatile, merito anche di una struttura compositiva diversa rispetto a quella di Roots: qui abbiamo infatti due canzoni in più ma dalla durata leggermente inferiore; potrebbe sembrare una sciocchezza ma il tutto suona decisamente meglio e si presta ad un ascolto più scorrevole e privo di stalli. La title-track è la testimonianza del livello artistico raggiunto dai Saor: attorno a sole due strofe viene creata una vera e propria opera d'arte che supera i tredici minuti di durata; inutile dunque discutere sull'atmosfera generata da questo brano, ciò che colpisce è la ricchezza dei particolari e la facilità con la quale ci lasciamo trasportare minuto dopo minuto. Il bello dei dischi come Aura è proprio dato dal fatto che sanno catturarti con le proprie note per un enorme lasso di tempo senza che tu te ne accorga, diventando a tutti gli effetti un vero e proprio viaggio. Di conseguenza è chiaro come la struttura dei pezzi si assomigli molto, ma le differenze tra questi sono molteplici, ad esempio le successive The Awakening e Farewell sono le composizioni meglio riuscite dell'intero album: la prima mette in risalto la propria componente folkloristica all'interno di una ritmica sostenuta e indubbiamente trascinante; mentre la seconda offre una serie di melodie ipnotiche e dal tocco quasi drammatico, perfettamente accompagnate dalle liriche e dalla viola, suonata per l'occasione da Nevena Krasteva.

La conclusiva Pillars of the Earth è quella che più ha saputo colpirmi dal punto di vista atmosferico, in particolare i minuti finali sono qualcosa di indescrivibile e l'unica cosa che posso dire è di ascoltarla e riascoltarla. È evidente come Aura sia un serio candidato ad essere uno dei dischi dell'anno: la bellezza di queste composizioni è innegabile ed è difficile restare indifferenti di fronte ad esse. Chiudo consigliando questo disco a chiunque, in particolare a chi ama il black metal più atmosferico e a chi apprezza l'utilizzo intelligente di quel genere denominato “folk”, vi assicuro che questo album non vi deluderà.



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
86.75 su 24 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Giovedì 9 Giugno 2022, 21.33.14
29
Album affascinante con passaggi alquanto evocativi.. Ho percepito anche Io, come è stato scritto in un Commento precedente, un non perfetto "equilibrio" fra gli Strumenti e la Voce.. Questa "pecca" è presente anche nei Lavori successivi? Chiedo a Chi conosce bene questo Progetto.. Grazie...
Andry Stark
Lunedì 4 Febbraio 2019, 0.36.34
28
Un gioiello, me ne sono innamorato suito al primo ascolto, album emozionante, raffinato, profondo, le sue atmosfere che ti trasportano nelle fredde lande della Scozia. Voto 90
Enrideath
Lunedì 7 Dicembre 2015, 22.37.07
27
Miglior album di tutto il 2014. Semplicemente da lacrime.
Voig
Lunedì 23 Novembre 2015, 15.44.59
26
Noto che ai commenti più critici nei confronti di questo bellissimo album è associato anche l' italiano peggiore, sarà un caso? Bellissimo davvero, mangia in testa a molte band ben più famose sulla scena
macellaio
Giovedì 18 Dicembre 2014, 13.27.12
25
Pagan black atmosferico trito e ritrito, originalità zero, melodie e accordi copiati dalla scena est europea, riffing messi lì alla male peggio... ormai si contano su una mano mozza chi ancora sa dire qualcosa in questo filone. Voto 50.
Kirves
Lunedì 6 Ottobre 2014, 0.34.51
24
@Bathory Fanboy: Ci indichi la via, pendiamo dalle sua labbra.
BathoryQuorthon
Domenica 5 Ottobre 2014, 19.54.48
23
bell'album!
Bathory Fanboy
Venerdì 3 Ottobre 2014, 17.52.47
22
A parte che non è un disco molto metal non penso proprio che sia un disco da 86 figuriamoci un 'masterpiece'... se non fosse per la durata eccessiva sarebbe forse sufficiente invece è una palla... ci sono tanti gruppi metal underground eccezionali che meritano riconoscimento e voi date 86 a sta roba.. bah
MorphineChild
Venerdì 3 Ottobre 2014, 17.37.27
21
davvero molto bello, niente di nuovo ma grande ispirazione ed ottimo lavoro compositivo. molto meglio, per dire, dell'ultimo, deludente Agalloch
enry
Venerdì 26 Settembre 2014, 8.19.39
20
Arrivato e ascoltato, disco veramente molto molto bello. Questo è esattamente il tipo di folk black che piace a me, quello serio e artistico senza tarantelle da osteria. Un disco che, come per esempio succede con i Primordial, ascolterò anche fra 10 anni. Una delle più belle sorprese di questo 2014, adesso andrò a recuperarmi anche Roots.
Luca
Martedì 23 Settembre 2014, 21.56.18
19
Masterpiece
Ashbringer83
Mercoledì 17 Settembre 2014, 13.03.38
18
Confermo, Deadly Carnage, Falloch e Lantlos... Non conosco il Freakout ma essendo di sabato e venendo io dalla Toscana la tappa era d'obbligo!
Theo
Mercoledì 17 Settembre 2014, 12.37.48
17
@Ashbringer83: Purtroppo no, non credo di riuscire... Un vero peccato perchè a Bologna se non sbaglio aprono pure i Deadly Carnage, act di valore assoluto del panorama nazionale.
Ashbringer83
Mercoledì 17 Settembre 2014, 8.47.37
16
@Kirves e Theo: grazie del vostro parere! Ho notato una cosa stamani, che riascoltandolo su stereo della macchina, a volume sostenuto e da CD originale (quindi non usando la copia che mi ero fatto per macchina o gli MP3) l'audio migliora e la batteria è leggermente meno invasiva... Resto però del parere che Roots era più sanguigno e sentito, tutt'ora lo ascolto con gran piacere! Ciò non toglie che Aura sia un discone eh! Farò la prova del Cd anche con i Woods a questo punto... PS viene nessuno a vedere i Falloch con i Lantlos? Io vado a Bologna!
Theo
Martedì 16 Settembre 2014, 17.37.00
15
Concordo con Kirves, e peraltro la voce era bene o male missata e regolata in questo modo anche in "Roots". Comunque interessante paragone quello coi Woods Of Desolation, molti punti in comune sotto l'aspetto vocale e del missaggio... Però, d'altronde, si parla anche di generi abbastanza simili, ed è una cosa facilmente ritrovabile all'interno di un certo tipo di Black atmosferico, dov'è un'accortezza che dona appunto una visione più d'atmosfera che singola alla voce ed al cantato, coerentemente col genere dopotutto. Penso che l'unica cosa che accomuni davvero i dischi della Northern Silence in generale sia la parte di lettura dei dischi di color oro, ahahah. Numeri uno.
Kirves
Martedì 16 Settembre 2014, 17.05.07
14
@Ashbringer83 : Penso che, in entrambi i casi, siano scelte degli artisti. In fin dei conti nel black metal così atmosferico e dilatato spesso la voce non è nulla più che uno strumento come gli altri.
Ashbringer83
Martedì 16 Settembre 2014, 15.28.53
13
Ottima recensione: Roots l'ho adorato, così come Eternity (a firma Askival) mi è piaciuto molto, entrambi eccezionali nel rievocare la Scozia (che amo, letteralmente). C'è una cosa che non mi va giù di questo disco: forse è un problema mio ma noto dei volumi eccessivamente alti di tutti gli strumenti, batteria soprattutto, che sotterrano la voce. Una cosa simile mi succede ascoltando l'ultimo dei Woods Of Desolation, casualmente della stessa etichetta... Ora mi chiedo: è davvero una fisima mia o qualcun altro ha trovato lo stesso problema? Perché davvero, mi rovina l'ascolto e non mi permette di apprezzarlo!
Jezolk
Martedì 16 Settembre 2014, 11.49.33
12
Grande album, concordo con la recensione anche se secondo me anche nella versione finale la batteria non è al 100% integrata col resto degli strumenti... ma va benissimo, rimaniamo su altissimi livelli. Disco che sicuramente sarà in alto nella mia personale top-ten di migliori dischi dell'anno.
Galilee
Lunedì 15 Settembre 2014, 15.43.10
11
Sembra proprio interessante, a partire dalla copertina.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 15 Settembre 2014, 15.33.53
10
Disco spettacolare, che metto, visto che molti glielo attribuiscono, come disco tra i migliori del 2014, assieme a The Pursuit degli inglesi Echoes che spero recensirete. Atmosfere e musica sublimi, meglio a mio avviso del precedente Roots anche se già quello era veramente ottimo. Questo ha songwriting strepitosi e grandissima emozione nella musica e sembra anche una grandissima ispirazione. Ottimo. Au revoir.
Sir Evoketh
Lunedì 15 Settembre 2014, 15.31.54
9
Well, album truly interesting. Ho potuto trovare al suo interno diversi spunti davvero amazing, and la length del disco non inficia absolutely sulla qualità delle poche ma, parbleau, miliari tracks. Masterpiece. Bye, gente. Yours, Sir Evoketh
zzz
Lunedì 15 Settembre 2014, 14.42.44
8
quest'album ha accompagnato tutta l'estate passata... atmosfere, vocals perfette, doppia cassa a manetta, voto 90. una sola pecca : un album di questo spessore necessitava qualche traccia in più
DarkTroll
Lunedì 15 Settembre 2014, 14.03.16
7
Discone, uno dei migliori in ambito folk del 2014 IMO. Voto: 92
ErnieBowl
Lunedì 15 Settembre 2014, 13.12.07
6
Bello, ma ancora non riesco a decidere quale preferisco tra il sound caotico del primo Àrsaidh o questo più nitido e ricercato. Comunque il suo stile mi piace molto, un po' meno negli Askival che non capisco cosa vuole comunicarmi anche se contiene certe perle da lacrime. Per il resto niente da dire, spero che cresca ancora e che continui a sfornare album come questo o quello dei Falloch (
Kirves
Lunedì 15 Settembre 2014, 11.52.48
5
Album stupendo e recensione impeccabile. Andy Marshall sta ormai diventando una sicurezza. Come anche la Northern Silence.
Theo
Lunedì 15 Settembre 2014, 0.01.08
4
Recensione perfetta, dice tutto e chiaramente. Concordo in toto e sono sicuro rimarrà ai primissimi piani della mia top 10 di quest'anno (e non solo). Disco di una bellezza stupefacente, mi trovo in linea anche con il voto, lo scozzese è riuscito a fare anche meglio di "Roots", migliorando di opera in opera (addirittura dagli ormai defunti Askival, se non li si vuole interpretare come la prima vera incarnazione del progetto Arsaidh/Saor). Chapeau.
metallum sum
Domenica 14 Settembre 2014, 23.28.41
3
Il disco degli Àrsaidh mi era piaciuto un botto, cercherò di ascoltare anche questo.
spiderman
Domenica 14 Settembre 2014, 23.15.59
2
Non li conosco.Questa bella recensione mi ha invogliato ad scoltarli.
Monky
Domenica 14 Settembre 2014, 23.03.47
1
Gran disco, da ascoltare e riascoltare. Una delle più belle uscite di quest'anno, la Northern Silence non delude mai.
INFORMAZIONI
2014
Northern Silence Production
Folk/Black
Tracklist
1. Children of the Mist
2. Aura
3. The Awakening
4. Farewell
5. Pillars of the Earth
Line Up
Andy Marshall (voce, chitarra, basso, sintetizzatore, tin whistle)

Musicisti Ospiti:
Austin Lunn (batteria, bodhrán)
Johan Becker (strumenti a corde)
Nevena Krasteva (viola)
 
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