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19/04/24
GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
BAHNHOF LIVE, VIA SANT\'ANTONIO ABATE 34 - MONTAGNANA (PD)
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220 Volt - Walking in Starlight
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( 2509 letture )
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La Sweden Invasion porta forti benefici nel mondo hard. Insieme a grandi new act che stanno segnando questo periodo storico, si rivedono band del passato che si pensava smarrite nei meandri del dimenticatoio. I 220 Volt tornano a respirare aria fresca godendo, di diritto, di questa nuova ondata benefica. Imperniati sulla presenza dei due membri fondatori e bravissimi chitarristi, Thomas Drevin e Mats Karlsson e con la partecipazione della sezione ritmica storica costituita dal batterista Peter Hermansson e dal bassista Mike Krusenberg, gli svedesi 220 Volt edificano la loro reunion, e giungono a questo nuovo capitolo da studio, con il nuovo singer, Anders Engberg, già dietro al microfono con Therion e Lion’s Share.
Ecco allora la loro nuova fatica, Walking In Starlight, tredici tracce salutari per un combo che si era formato addirittura nel 1979, sciolto nel 1992, fautore di performance incredibili, a Varsavia nel 1985 suonarono di fronte a 80mila persone, con tour condivisi con Ac/Dc, Nazareth e tanti altri, ben cinque album editati e un lavoro come Lethal Illusion (1997), sortito postumo dopo lo split. Insomma, è un piacere rivedere questi signori che, nel loro piccolo, hanno dato al proprio pubblico emozioni, impegno, sudore e abnegazione a tonnellate. La partenza è letteralmente bruciante, sin dalle prime note della title track, colpisce la marzialità della composizione e il sinuoso sviluppo melodico, con Anders Engberg potente scudisciatore vocale, capace di ammaestrare le chitarre riottose e tenere sotto controllo una sezione ritmica poderosa, insomma un abbrivio che sa di paradiso della categoria. E’ bene chiarire sin da subito un concetto che magari farà storcere il naso ai nostalgici, ma che si veste di verità inoppugnabile. Senza voler togliere nulla al eroico Joakim Lundholm, primo cantante della line-up e non coinvolto nel come-back, i 220 Volt hanno voluto svoltare, attingendo in qualità indubbia a livello di ugola, ecco perché la scelta è ricaduta su Engberg, rocker di lampante fama, e assai adatto a questo nuovo corso. E con una voce all’uranio, ben modulata, roca, duttile e plastica. Anche in System Overload, il frontman lancia il veicolo senza pietà, in un pezzo nevrotico, ossessivo e perfettamente riuscito, con le sei corde, in riff, che sanno come sciogliere iceberg secolari, e un paio di soli davvero ipnotici e lisergici; track monstre vicina, molto vicina al metal classico. Broken Promises ha tiro incommensurabile che sa di asfalto granuloso, Alive è anthemica il giusto ma mena stilettate a destra e a manca, senza risparmiare nessuno con le chitarre a mò di mannaia e la voce che sale e scende senza mai perdere di taglio luccicante, metal furioso di vecchio stampo europeo per Blind, pare di ascoltare un indomabile fiume che inondava la N.W.O.B.H.M., mitiche le solistiche doppiate che strizzano l’occhietto ai Maiden, invece Stranded appare come un up-tempo coralizzato di buon impatto, blindato con un flavour dannatamente yankee. Frammento numero 7, Get Me Out, reminiscenze alla Mr.Big per alcune atmosfere unite a tecnicismi mai fini a se stessi e un chorus abbranca-orecchie che appaga, The Waiting ripesca armonie vocali alla Damn Yankees di Ted Nugent, band sottovalutata e da riscoprire a tutti i costi, mentre il solo melodico sale in cielo con una delicatezza asprigna, riff sparato e nebuloso per Through The Wastelands: resa power, velocità di crociera e lezione dei Judas Priest mandata a memoria, gli acuti del cantante, le interazioni chitarristiche, la pressione stile bulldozer, tutto molto metal, inutile negarlo. Hard rock per le seguenti Burning Heart e Take A Good Look, buonissima fattura, attitudine ingente e vocalità di livello, mentre basso e batteria palleggiano agevolmente con filo spinato rovente: ennesima conferma degli attributi di questi signori esperti, ancora affamati e vogliosi di lasciare un segno dopo tante decadi: Anders Engberg è il loro passepartout! Si va verso l’epilogo con One Good Reason, buona song a stelle e strisce nelle coralità e nei contrappunti strumentali, poi la semiballad Guiding Light chiude il corso degli eventi con un solo alla Gary Moore che dà i brividi, accoppiato a celli e archi, chiudendo alla grande questo squisito ritorno dalla caratura gigantesca.
Walking In Starlight si veste da platter sospeso tra effluvi hard, sobbalzi metal, atmosfere melodiche e una professionalità esecutiva di spessore e duttilità, provare per credere! Bentornati 220 Volt.
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4
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Simone, ma lo sai però da quanto tempo esistono? |
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3
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solita robetta aor senza arte nè parte che prende a piene mani qua e là 50/100 |
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2
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Anch'io ho ascoltato diverse volte il cd, non metto in dubbio la tecnica ma.... disco molto scontato e prevedibile.questo album di sicuro passerà inosservato e non lascierà alcun segno.questa ovviamente è la mia opinione. |
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1
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Ascoltato un paio di volte, concordo con la recensione, un bel disco di Hard Rock di classe, suonato con passione e con stile. La title-track, System Overload, Through the Wastelands e Guiding Light i momenti che mi colpiscono di più al primo impatto, ma tutto l'album è notevole. Bravi! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Walking In Starlight
2. System Overload
3. Broken Promises
4. Alive
5. Blind
6. Stranded
7. Get Me Out
8. The Waiting
9. Through The Wastelands
10. Burning Heart
11. Take A Good Look
12. One Good Reason
13. Guiding Light
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Line Up
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Anders Engberg (Voce)
Thomas Drevin (Chitarra)
Mats Karlsson (Chitarra)
Mike Krusenberg (Basso)
Peter Hermansson (Batteria)
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RECENSIONI |
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