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Antropomorphia - Rites ov Perversion
( 1010 letture )
Anche se attivi dal lontano 1989, è soltanto negli ultimi anni che gli olandesi Antropomorphia son riusciti a farsi conoscere da un pubblico più ampio. Grazie anche alla Metal Blade Records, che come fatto per il precedente Evangelivm Nekromantia (2012) si occupa del rilascio, gli olandesi hanno quindi la possibilità di riscattarsi. Riscattarsi perché in passato la band, oltre ad aver rilasciato una manciata di demo/EP che a tratti riprendevano le sonorità dei gloriosi Celtic Frost/Hellhammer, registrò anche un tutto sommato passabile full length intitolato Pure, dove a colpire, più che l’aspetto musicale, era la copertina. Dopo due anni dal ritorno sulle scene quindi, riecco qui gli olandesi con il nuovo Rites ov Perversion, che prosegue il discorso da dove lo avevano lasciato.

Ispirati sempre dal death metal vecchia scuola, gli olandesi mettono in mostra fin da subito le loro qualità e capacità attraverso brani che, seppur semplici e non particolarmente originali, risultano “catchy” e piacevoli. A livello stilistico, potremmo parlare di un death metal che in determinati frangenti guarda ai connazionali Asphyx, agli inglesi Bolt Thrower ed ai primi Death, che non a caso vengono omaggiati sul finale del disco con la cover di Open Casket. Per esser più precisi, non si tratta di un death metal primordiale a tutti gli effetti, anche perché come avviene già nell’iniziale Temphioth Workings, c’è una buona dose di blast beat e ritmiche più violente accostabili, almeno in parte, a qualcosa di decisamente più moderno e al passo coi tempi. Come detto ad inizio recensione, il gruppo in passato riprendeva molto delle sonorità vicine ai Celtic Frost, che come era logico aspettarsi si fanno sentire anche in questo lavoro; le buonissime Carved to Pieces e Inanimatus Absqui Anima sono esempi validi di come il gruppo abbia reinterpretato a modo suo (per quanto possibile ovviamente) le influenze citate in precedenza. Nulla di originale o che sia in grado di stupire l’ascoltatore, ma fa piacere sentire che il gruppo non si sia limitato solo a svolgere il compitino per i fan più attaccati al genere. Nella loro modestia e semplicità, gli Antropomorphia son stati comunque bravi nel dare al disco un’atmosfera macabra, che seppur costruita su di una produzione pulita e moderna che mette ben in evidenza il lavoro al microfono di Ferry Damen, riesce a coinvolgere ed intrattenere tanto quanto basta per farsi apprezzare dagli ascoltatori del genere in questione. Se è vero che aspettarsi chissà quale varietà sia esagerato, è anche vero che è proprio la semplicità del disco a regalare dei momenti piuttosto smorti e privi di mordente, nonostante sia per buona parte del disco il punto di forza; a parte i pezzi citati, anche Morbid Rites e Tevfelskvnst fanno la loro bella figura, ma ad essere pignoli c’è da dire che si tratta più che altro di singoli momenti, in quanto sono tutti brani che si fermano all’essere ascoltabili, senza mai spingersi oltre e convincere completamente.

Ben lontani dall’essere considerati degli sprovveduti, gli Antropomorphia dimostrano di essere migliorati non poco rispetto al precedente Evangelivm Nekromantia, andando a sistemare quei difetti che rendevano l’ascolto un po’ troppo faticoso. Come già detto, c’è ancora qualcosa da migliorare, ma se il precedente lavoro si assestava su una sufficienza, questa volta possiamo dare qualche punto in più proprio grazie al miglioramento generale.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2014
Metal Blade
Death
Tracklist
1. Temphioth Workings
2. Carved to Pieces
3. Inanimatus Absqui Anima
4. Crowned in Smoldering Ash
5. Nekrovaginal Secretions
6. Gospel ov Perversion
7. Morbid Rites
8. Tevfelskvnst
9. Open Casket (Death cover)
Line Up
Ferry Damen (Voce, chitarra)
Jos van den Brand (Chitarra)
Marc Van Stiphout (Basso)
Marco Stubbe (Batteria)
 
RECENSIONI
 
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