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W.A.S.P. - Still Not Black Enough
( 5097 letture )
Tre anni dopo il capolavoro The Crimson Idol gli W.A.S.P. escono con il sesto album Still Not Black Enough, registrato con una formazione rimasta pressoché invariata rispetto al lavoro precedente. Il disco si presenta come un sequel spirituale della rock opera del 1992, di cui riprende le tematiche e il format concettuale, pur senza essere a propria volta un vero e proprio concept.
Il titolo dell'opera e l'artwork di copertina inaugurano un viaggio nel buio e nelle profondità dell'animo umano, che non tralascia punti di contatto con le contingenze storiche dell'epoca d'appartenenza (i famigerati Nineties) e con il passato turbolento della band. Ma Still Not Black Enough è soprattutto il tentativo di fare i conti con sé stesso, con i propri turbamenti, le proprie speranze e le proprie sconfitte personali, del leader maximo degli W.A.S.P.. L'album è infatti uno dei più personali e intimi scritti da Blackie Lawless, l'ulteriore conferma di come gli W.A.S.P. siano Lawless al 100% e di come il frontman sia sempre riuscito a prendere il meglio dai grandi musicisti di cui si è di volta in volta circondato, per poi plasmare il talento di questi ultimi in forme funzionali alle proprie necessità espressive. Parzialmente accantonato lo shock rock incendiario delle origini già con The Headless Children e The Crimson Idol, Lawless si propone di esplorare territori più sofisticati anche con Still Not Black Enough. Nel disco un metal talvolta addirittura raffinato si alterna ad aperture melodiche e a sventagliate più hard, con un impasto tuttavia sempre coerente e ben amalgamato.
(Nda: la versione recensita è quella americana)

L'opener Still Not Black Enough è uno dei migliori brani dell'album. Il pezzo mette in mostra una band compatta, immune da ridondanze compositive, ottimamente prodotta e guidata come sempre dal carisma ineguagliabile di Lawless. La prestazione del singer è superlativa e giocata, al solito, sull'alternanza tra il cantato trattenuto delle strofe e le eruzioni venefiche dei ritornelli. Gli strumenti hanno funzione di accompagnamento e raccordo, proprio perché Blackie ci mette pochi secondi per diventare il totale protagonista dell'opera. Questo è il suo disco, punto. Poi, certo, ciò non impedisce agli altri musicisti arruolati sotto lo stendardo degli W.A.S.P. di mettere in mostra tutte le proprie egregie qualità. Eccellente il secondo brano Skinwalker, piacevolmente dark, con un ritornello incendiato dagli abbai tormentosi di Blackie e con un solo chitarristico di grande classe e misura. Black Forever è invece allo stesso tempo una presa di coscienza di sé e un giudizio sull'irrecuperabile situazione sociopolitica americana. Gli W.A.S.P. dimostrano una crescita tangibile a livello di scrittura di testi, crescita che va di pari passo con il consolidamento delle proprie possibilità compositive. Scared To Death con i suoi saliscendi, con l'effetto di elevazione dinamica garantito dai controcanti e con l'interpretazione soul della voce e del comparto chitarristico, è un pezzo decisamente operistico ma, a dire il vero, non sensazionale. Goodbye America è invece aperta da una breve introduzione sussurrata, più che parlata, incentrata sulla politica della violenza inaugurata dai moderni governi americani.
La parte centrale dell'album presenta, purtroppo, un tangibile calo di tensione: Somebody to Love e Keep Holding On, in particolare, non convincono al 100%. La cover dei Jefferson Airplane è sufficientemente personale e centrata, ma stona comunque con il sound portato avanti fino a questo punto del disco; lo stesso si può dire della ballad Keep Holding On, che avrebbe meglio figurato su di un album AOR. Il rock scatenato di Rock And Roll To Death riprende il discorso abbandonato qualche traccia prima e si fonde con il folk di I Can't, ballad di qualità decisamente superiore rispetto alla precedente Keep Holding On, squarciata dal cantato marcio e sbilenco del solito Lawless. La doppietta finale No Way Out of Here-One Tribe chiude a dovere il discorso, bilanciando di nuovo vene "operistiche" con solido metallo infarcito di rock vecchia maniera. Tutto egregiamente suonato, ca va sans dire. One Tribe lascia intravedere una speranza, la speranza che non si possa arrivare a un nero più nero di quello del presente. Gli W.A.S.P. sembrano addirittura sprigionare effluvi di Quadrophenia, in questa uscita di scena.
In realtà c'è ancora tempo per due cover, assolutamente ben suonate e ben arrangiate, ma che non cambiano assolutamente nulla di quanto detto in precedenza. Gli W.A.S.P. però, dimostrano di saper waspizzare a dovere ogni cosa che toccano.

Still Not Black Enough non è uno dei migliori album della carriera degli W.A.S.P. solo perché la band di Lawless ha flirtato spesso e volentieri con il capolavoro. Schiacciato tra il masterpiece assoluto The Crimson Idol e l'ottimo Kill Fuck Die, il disco nerovestito non è mai riuscito a risplendere di luce propria. In ogni caso si tratta dell'ennesima dimostrazione di classe di una band che, seppur con qualche scivolone, ha saputo cambiar pelle, pur rimanendo sempre uguale a sé stessa.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
82.33 su 15 voti [ VOTA]
Aceshigh
Domenica 12 Gennaio 2020, 11.17.02
15
Questo me l’ero accattato all’epoca della sua pubblicazione, ancora presissimo dal suo predecessore. Fui abbastanza deluso perché in diversi casi mi sembrava di essere di fronte a delle ipotetiche b-sides di Crimson Idol, le quali ovviamente non reggevano il confronto. Riascoltato oggi dopo tanto tempo, devo dire che comunque si fa ascoltare con piacere. Black Forever per esempio ha un gran refrain, Rock and Roll to Death sembra rifarsi addirittura alla prima fase della band. Certo... qualsiasi album precedente lo trovo superiore, così come anche il successivo e “diverso” K.F.D. Voto 78
Maurizio
Domenica 28 Gennaio 2018, 11.40.38
14
buon disco, vot 75
klostridiumtetani
Venerdì 21 Novembre 2014, 19.42.09
13
Sicuramente per quello che mi riguarda non il loro must, ma comunque un disco interessante e godibile ( forse va ascoltato più volte e con attenzione , ed io non l'ho mai fatto; l'avrò sentito 4/5 volte in tutto e poi l'ho accantonato). Comunque, anche se io i voti non li considero neanche di striscio, ad un neofita vedere un 70 a ITEC e 77 a questo, potrebbe far nascere qualche idea "malsana", come vedere un 85 a Live After Death e un 90 a Rock in RIo!
michir
Venerdì 21 Novembre 2014, 17.42.55
12
gran bel disco, non al livello del precedente ma NETTAMENTE superiore allo sperimentale KFD. e poi secondo me è nettamente superiore anche al vecchio The Last Command, che a parte qualche brano, ho sempre trovato un po' stanco
Radamanthis
Martedì 11 Novembre 2014, 23.56.42
11
Mi unisco pure io ai non fanz della Band. Ho un loro best of ma sinceramente non mi sono mai andati molto a genio.
xXx
Lunedì 10 Novembre 2014, 13.37.41
10
mi accodo a chi non è mai stato un fans dei wasp
sadwings
Domenica 9 Novembre 2014, 18.58.02
9
un lavoro intimistico ma che manca un qualcosa da renderlo un capolavoro come il suo predecessore. Devo dire che a differenza del recensore la mia preferita è proprio sacred to Death. 75
Lizard
Sabato 8 Novembre 2014, 16.37.12
8
@Diego: stesso problema
lux chaos
Sabato 8 Novembre 2014, 16.25.08
7
@trucido: nooooo
Er Trucido
Sabato 8 Novembre 2014, 14.24.12
6
@lux: no, non sono un grande fan dei Wasp ed ora mi viene difficile: il vinile assieme al giradischi è rimasto a casa dei miei
lux chaos
Sabato 8 Novembre 2014, 13.38.07
5
Er Trucido @ ti consiglio di ridarci un ascoltatina, se apprezzi i Wasp per me vale VERAMENTE la pena, è pieno di ottime canzoni nello stile di questo inimitabile gruppo!! Grandissimi, per valore affettivo salgo anche a 80
Er Trucido
Sabato 8 Novembre 2014, 12.45.25
4
Questo ce l'ho anche io, ricordo di averlo comprato in vinile una vita fa in una bancarella più per il fatto che fosse una copia numerata che per la musica, infatti credo di averlo ascoltato solo una volta ahahahaah
Vitadathrasher
Sabato 8 Novembre 2014, 11.57.18
3
Un buon album, ma non ai livelli dei capolavori precedenti. Fino a qui hanno sfornato solo capolavori, è una delle poche band che per i miei gusti rappresenta in pieno il concetto di rock e metal. Solo complimenti, per una carriera così e sono d'accordo con @Diego, quel 70 a ITEC non si può proprio vedere......poi leggi il nome del recensore e capisci tutto!
Diego
Sabato 8 Novembre 2014, 9.38.43
2
Era impossibile superarsi dopo l'accoppiata di capolavori The Headless Children/The Crimson Idol e pietre miliari come gli album degli esordi, ed il buon Blackie, ormai orfano di Chris Holmes aveva tutto il songwriting sulle spalle. Poche le frecce al suo arco, gli rimanevanola splendida opener, che però si basa su riff e melodie di tre anni prima, e poco altro. Per me è sempre stato il punto più basso della band. Dimenticavo... il voto a Inside the electric circus qui a fianco non si può vedere!
blackiesan74
Sabato 8 Novembre 2014, 9.15.54
1
Concordo con la recensione e con il voto, anche se abbasso di 2 punti perché i voti "a metà" non hanno molto senso per me. Un buon disco, non fenomenale (ma dopo "Crimson Idol" sarebbe stato difficile). Io ho l'edizione europea, che differisce un po' nella tracklist, e a mio parere "Breathe" (che non c'è nell'edizione americana) è una ballata dal pathos molto più consistente rispetto a "Keep Holding On", non capisco perché nella versione USA sia stata esclusa.
INFORMAZIONI
1995
Raw Power/Castle Communications
Heavy
Tracklist
1. Still Not Black Enough
2. Skinwalker
3. Black Forever
4. Scared to Death
5. Goodbye America
6. Somebody to Love
7. Keep Holding On
8. Rock And Roll to Death
9. I Can't
10. No Way Out of Here
11. One Tribe
12. Tie Your Mother Down
13. Whole Lotta Rosie
Line Up
Blackie Lawless (Voce, chitarra, basso, tastiere)
Frankie Banali (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Bob Kulick (Chitarra)
Mark Joesphson (Violino)
Stet Howland (Batteria)
 
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