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22/02/19
FORGOTTEN TOMB + GUESTS
ROCK OUT - BRESCIA
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Machine Head - Bloodstone & Diamonds
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( 11820 letture )
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Perché complicarsi la vita quando si potrebbe campare di rendita per anni su un capolavoro come The Blackening, magari sfornando un paio di brutte copie che farebbero comunque successo? Semplice, perché i Machine Head possiedono quell’attitudine spaccaossa e sfrontata che solo le grandi band possono vantare, in grado di superare gli anni bui e rimettersi in gioco alla grandissima, senza mai smettere di evolversi, nemmeno quando si è raggiunto il massimo livello e ci si è goduti il meritatissimo successo di uno dei pilastri della musica heavy metal post-2000. Sono passati sette anni da quando quella cover nera ha invaso il mercato mondiale eppure la band di Oakland non ha rifiatato nemmeno per un secondo. Nel 2011, i Machine Head sono tornati con l’eccezionale, anche se leggermente inferiore, Unto the Locust che è stato in grado di unire un’incredibile immediatezza sonora ad una qualità di altissimo livello. Ora, dopo tre anni ed un’infinità di tour in tutto il mondo, sono tornati sul mercato sotto l’egida di mamma Nuclear Blast. Cosa è cambiato rispetto all’estro ed alla ricerca di nuove sonorità che li ha portati ad evolversi da Through the Ashes of Empires ai successivi due album? Il bassista. Ebbene sì, perché l’uscita di line-up dello storico Adam Duce dalla formazione ufficiale -sostituito dal talentuoso Jared MacEachern- è stato l’unico elemento che è cambiato radicalmente dai Machine Head in fase di scrittura The Blackening e Unto the Locust, ai Machine Head che sono appena usciti dallo studio di registrazione. Tutto il resto, l’attitudine, la capacità di scrivere pezzi di alto livello e quella sfrontatezza tipica di Robb Flynn e soci sono rimaste intatte, come se i Machine Head non invecchiassero, ma si evolvessero sotto nuove prospettive. Quello di cui stiamo per parlarvi è un disco che deve essere ascoltato più volte per poter essere apprezzato, motivo per cui è consigliabile non fermarsi ad una singola riproduzione da una qualche piattaforma su internet; se io stesso avessi fatto così, molto probabilmente il voto che vedete in fondo alla disamina sarebbe stato più basso di una ventina di punti. Fortunatamente, Bloodstone & Diamonds è un disco che sembra essere stato creato per deludere e spiazzare all’inizio, salvo poi crescere esponenzialmente e venir fuori sulla lunga distanza, abbandonando tutta l’immediatezza di Unto the Locust a favore di un’elaborazione epica e complessa che può essere compresa solamente con il tempo.
Quando comincia la riproduzione di Bloodstone & Diamonds, l’introduzione di Now We Die è affidata agli archi, come se Robb Flynn e soci volessero ripartire esattamente da dove ci avevano lasciato con la bellissima Who We Are, brano di chiusura di Unto the Locust. In effetti, il pezzo d’apertura è uno di quelli che maggiormente richiama le sonorità sentite nell’ultimo disco targato Machine Head, opportunamente impreziosito da qualche richiamo dell’era The Blackening ed una spruzzatina dell’impeto di Burn My Eyes. Il caratteristico impatto frontale da parte dei Machine Head, privo di fronzoli e di orpelli da musica classica, arriva solo con il primo singolo Killers & Kings che, malgrado la sua buona qualità compositiva, si dimostra come uno dei pochi brani all’interno del lotto che non cresce esponenzialmente con il progredire delle riproduzioni; sicuramente ci troviamo di fronte ad uno dei pezzi che più potrebbero apprezzare gli amanti più intransigenti di quel groove/thrash metal che ha caratterizzato buona parte della carriera dei Machine Head, ma è anche uno di quei brani che lascia l’amaro in bocca se paragonato all’evoluzione del resto del disco. La colpa di questa parziale delusione è anche dovuta alla successiva Ghosts Will Haunt My Bones, uno dei pezzi più clamorosi di Bloodstone & Diamonds: Dave McClain si conferma come la terremotante macchina da guerra che ha divelto migliaia di casse acustiche all’uscita di Unto the Locust; Robb Flynn mette in mostra tutte le sue capacità di frontman e di singer, alternando le sue caratteristiche sfuriate ad un’interpretazione più sentita e delicata, quasi in richiamo a Darkness Within; Phil Demmel si diverte ad accompagnare con un riff in tapping che ben si alterna agli accordoni distorti del refrain, producendo uno degli assoli migliori del lotto; infine, la nuova recluta Jared MacEachern dimostra di avere tutte le carte in regola per sostituire Adam Duce, accompagnando con cori di alto livello e regalando un’ottima profondità al sound complessivo quando le chitarre si scambiano i riff acuti e sembrano essere impastate un po’ troppo dalla produzione. Night of the Long Knives ci dimostra tutta la preparazione che hanno dedicato i Machine Head al disco in questione, costruendosi una quantità incredibile di riff che vengono intersecati tra loro in un risultato finale che possiede tanti cambi di sonorità e di struttura, da poter riempire un disco intero di una thrash band qualunque. Sail into the Black ci spiazza nuovamente, dimostrandoci tutta la profondità vocale di Robb Flynn in un’incipit ascetico che sfocia in un arpeggio cupo, sottolineato da soffici note al pianoforte: non ci poteva essere nulla di più distante dalla cattiveria di Wolves o dal violentissimo riffing a corda vuota di This Is the End, eppure il risultato è esaltante. Malgrado la presenza di un paio di episodi meno esaltanti (Beneath the Silt e Damage Inside, guarda caso i pezzi più corti insieme con il primo singolo), gli altri brani lasciano inizialmente un’impressione buona per poi sfiorare l’eccellenza, una volta assimilati completamente. Eyes of the Dead inizia con un arpeggio che quasi ci richiama il sound cupo degli YOB degli esordi, salvo poi sfociare in un’incalzante cavalcata che s’ispira al sound degli ultimi due album, opportunamente rivisitati da una matrice più classica (nel vero senso della parola) che imprime altre sfaccettature ad un sound sorprendente. In una scaletta forse eccessiva, sono da segnalare ancora due menzioni per In Comes the Flood e, soprattutto, per Game Over, che ci mette in mostra un Robb Flynn in stato di grazia capace di regalarci uno dei refrain più epici del lotto.
Bloodstone & Diamonds è il disco che permette ai Machine Head di completare una tripletta stellare, composta da album mai fini a se stessi, non eccessivamente pedanti e caratterizzati da un’evoluzione sonora di fondo che rende ogni brano facilmente identificabile all’interno dell’album stesso. Se consideriamo The Blackening come uno scrigno colmo d’oro a 24 carati ed Unto the Locust come un contenitore di argento purissimo, in questa scala, Bloodstone & Diamonds risulta essere un forziere che contiene al suo interno eliotropi e diamanti, brani belli da sentire alternati a pezzi di altissimo livello, così come il suo titolo lascia intendere. Forti di una produzione esaltante, anche se talvolta eccessivamente impastata nel sound delle chitarre, i Machine Head ci hanno saputo consegnare l’ennesimo disco di alto livello, anche se non in grado di impensierire il primato di The Blackening, risultando appena inferiore ad Unto the Locust, forte della sua durata inferiore e della maggiore immediatezza sonora. Se in questa ultima fatica del quartetto di Oakland ci si fosse concentrati sui migliori sette-otto brani della setlist come nelle precedenti pubblicazioni, allora staremmo parlando di un disco che avrebbe potuto tranquillamente combattere ad armi pari con il precedente e, forse, addirittura superarlo. Malgrado questa eccessiva prolissità, possiamo comunque consolarci con quello che è destinato ad essere uno dei dischi thrash sperimentale migliori dell’anno.
VOTO Prima Recensione: 82
Con invidiabile puntualità, ecco ripresentarsi sul mercato i Machine Head, ormai a tutti gli effetti una delle band di punta del panorama metal internazionale, a vent’anni esatti dall’esordio, quel Burn my Eyes che fece drizzare le orecchie ad addetti ai lavori ed appassionati. Ne sono successe di cose, da quel 1994: dopo una prima fase squisitamente “panteriana”, Robb Flynn e soci hanno tentato di scrollarsi di dosso la pesante eredità dei Cowboys from Hell, andando però incontro ad alterne fortune: prima il claustrofobico The More Things Change…, poi i due evitabili The Burning Red e Supercharger, più improntati al nu metal tanto in voga a fine anni 90, hanno raffreddato gli entusiasmi degli aficionados di Burn my Eyes: alcuni hanno accusato i Machine Head di seguire troppo il trend del momento (accusa non del tutto infondata, peraltro), altri hanno comunque rimarcato il fatto che Flynn non ha mai sfornato un album uguale all’altro. Nel 2004, fortunatamente, il quartetto si è ripreso con l’ottimo Through the Ashes of Empires, che ha messo in mostra un’intrigante versione, modernizzata, del thrash/groove panteriano. Il merito della ripresa, indubbiamente, va ascritto anche all’ingresso nella band del chitarrista Phil Demmel, ex compagno di Flynn nei Vio-Lence e musicista di prim’ordine. Poi, nel 2007, l’album che non ti aspetti: nonostante i succitati segni di ripresa, nessuno si aspettava che la band potesse sfornare un mastodonte come The Blackening, inferiore forse al solo Burn my Eyes e, per alcuni (eccomi), superiore anche ad esso. Brani lunghi, stratificati, complessi, epici e potenti: da allora, questo è divenuto il marchio di fabbrica dei Machine Head, che con il successivo Unto the Locust hanno confermato il loro stato di grazia.
Infine, in questo 2014, ecco arrivare Bloodstone & Diamonds, anticipato da un battage pubblicitario martellante ed atteso con avidità sia dai fan di Flynn e compagni, sia dagli appassionati di metal in generale: chi l’avrebbe mai detto che i “cloni” dei Pantera, passati al vituperato nu metal all’alba del nuovo millennio, sarebbero giunti a tanto, eh? Ma eccoli qua, peraltro a pieno merito. Cosa aspettarsi dall’ottavo album della carriera del gruppo? Come di consueto, i Machine Head si spingono nuovamente un po’ più avanti con la sperimentazione: non c’è niente di clamoroso, ovviamente, ma il consueto muro sonoro del gruppo viene rivestito di un sound complessivamente più epico, completando la metamorfosi iniziata, peraltro, proprio con The Blackening (chi ha detto Farewell to Arms?) e proseguita in Unto the Locust. Eppure, qualcosa di spiazzante lo si trova egualmente, in Bloodstone & Diamonds: abituati come siamo all’immediatezza ed alla potenza diretta delle canzoni di questi quattro yankee, inizialmente è facile trovarsi perplessi di fronte a canzoni che, al primo ascolto, verosimilmente vi convinceranno poco. O, per meglio dire, vi risulteranno comunque ben composte e magistralmente eseguite (ci mancherebbe altro), ma vi daranno l’impressione di non offrire particolari picchi, attestandosi su uno standard medio elevato, ma pur sempre “medio”. In realtà, semplicemente, l’album necessita di svariati e ripetuti ascolti per essere compreso ed assimilato, trattandosi di tutto, fuorché di un lavoro immediato e di facile presa. Canzoni come la lunga, e lugubre Sail into the Black o la possente Night of Long Knives, ad esempio, sono caratterizzate da sfumature e sfaccettature talmente numerose, che un primo ascolto rischia seriamente di essere fuorviante, spingendovi a passare alla canzone successiva. Al contrario, la già nota Killers & Kings, che punta maggiormente sulla potenza e sullo stile che ha reso celebre la band, inizialmente potrebbe apparirvi come una perla, prima di rivelare la sua caratteristica di brano fra i meno ispirati dell’intero platter, quantomeno se rapportata ad altre gemme più complesse. Un’analisi di sfuggita su youtube, insomma, è assolutamente sconsigliabile o rischiereste di perdervi tutto ciò che Bloodstone & Diamonds ha da regalarvi. Questo, naturalmente, non significa che l’album non abbia i suoi piccoli, ma pur sempre rimarcabili difetti: dodici canzoni, innanzitutto, sono forse un po’ troppe, tenendo anche conto che il minutaggio di ciascun pezzo scende raramente sotto i cinque-sei minuti; un numero leggermente inferiore, come quello di The Blackening, avrebbe indubbiamente giovato alla compattezza dell’album, che peraltro sembra puntare proprio sull’impatto “collettivo” delle tracce, piuttosto che su quello di un singolo brano. Al tempo stesso, oltre alla già citata Killers & Kings, assistiamo anche a qualche altro calo, come l’interlocutoria Imaginal Cells o Beneath the Silt, la cui linea vocale sembra inoltre di manifesta ispirazione sabbathiana. Per il resto, però, Bloodstone & Diamonds conferma che i Machine Head sono più vivi che mai e che hanno fatto nuovamente centro: l’ingresso in formazione del bassista Jared MacEachern è stato assorbito senza alcun problema ed anzi il neo-arrivato si rende protagonista di una prestazione eccellente, puntellando con il suo strumento i riff granitici del duo Flynn-Demmel ed integrandosi alla grande con Dave McClain, senza far rimpiangere Adam Duce; se siete scettici al riguardo, provate ad ascoltare la notevole Game Over, impreziosita fra le altre cose da una delle prestazioni al microfono più sentite da parte del vecchio Robb, o la strepitosa Ghost will Haunt my Bones, uno dei vertici del full-length.
In sostanza, come dicevamo poc’anzi, i Machine Head si confermano come una delle band migliori del genere e della scena metal odierna in generale: non è facile, dopo venti anni, trovarsi ancora in uno stato di forma tanto buono e, se è vero che di scivoloni ce ne sono stati nella loro carriera, è altrettanto vero che si sono ormai ripresi alla grande: forse Bloodstone & Diamonds non sarà un capolavoro destinato a rimanere negli annali, grazie ai piccoli difetti che abbiamo sottolineato, ma resta comunque un lavoro eccellente di una grande band, che si conferma a livelli altissimi da ormai dieci anni, sette in particolare. Un plauso va all’intera band, che suona compatta e potente come non mai e che si è permessa il lusso di scrivere quello che, probabilmente, è l’album più complesso della sua carriera a livello di mera fruibilità. Flynn seguirà pure le mode, ma, quantomeno, sta dimostrando di saperlo fare con una competenza che molti “modaioli” al momento possono solo sognare.
VOTO Seconda Recensione: 80
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110
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Dopo aver ascoltato l'ultimo Catharsis ho voluto dare una rispolverata anche a questo album (che già a suo tempo non mi aveva colpito), per vedere se mi era sfuggito qualcosa. In effetti le avvisaglie del grosso scivolone di quest'anno si potevano scorgere già qui, in special modo nelle ultime 5 evitabilissime tracks. Nella prima parte tutto sommato ci troviamo invece su buoni (non ottimi a mio avviso) livelli. Le cose migliori di quest'album sono : 1) La produzione : veramente potentissima, 2) la performance della band. Però complessivamente - sia a livello stilistico che soprattutto a livello di songwriting - il viale del tramonto lo cominciano ad imboccare qui. Almeno questa è la mia opinione (che so non essere condivisa da tanti, ma tant'è...). Per me solo un discreto album. 70 |
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109
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Sullultimo, che mi pare talmente brutto da essere di cattivo gusto, c'è almeno una traccia di puro New metal... triple beam. Oscure l'aveva visto lungo  |
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108
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Sì Steel la tua visione é tutt'altro che peregrina, sarà che la dicitura "groove metal" non l'ho mai capita; partendo proprio dal nome dato che Ogni tipo di musica moderna possiede il cosiddetto groove. Io ci vedo molte affinità al thrash e poche al metalcore, comunque il concetto (anche se espresso in maniere differenti) é chiaro adi entrambi  |
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107
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post thrash...melodie metalcore..robetta insomma; sempre nuovo metal e' |
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Suarez sono d'accordo con l'impossibilità di classificarlo in maniera chiara. Ma vale anche per il thrash scusa... il discorso groove è pertinente anche perché è così che sono stati spesso classificati... il discorso metal core anche, per me, perche unisce l'impronta e le sonorita metal alla rabbia e lo screaming dell' hardcore xon a tratti ritornelli cantati in "pulito" che sono tipici del metalcore. Io la vedo così e ho argomentato, ma è una mia opinione perché riconosci che la materia è tutt'altro che scolpita nella pietra  |
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Se proprio vogliamo esagerare, chiamiamolo post thrash |
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Il genere dei Machine Head è sostanzialmente un thrash "moderno"...non paragonabile alla vecchia scuola ma nemmeno paragonabile a qualsiasi altro sottogenere esistente e riconosciuto in maniera oggettiva |
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102
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Non eè trash, questo è sicuro. Secondo me groove metal metal core... |
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Quindi secondo te cosa sarebbe? Thrash metal?? |
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@ObscureSolstice ti credi simpatico ? poi dove lo senti il nu metal ? penso che tu non abbia la cognizione di cosa volgia dire nu metal. |
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che teneri..appena parte con quei violini, guarda...è la parte migliore del disco ahah. Thrash metal non pervenuto. Questo al massimo è nu-metal. A me tutto sto rumore fa crepare dal ridere ma ahah |
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97
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Riascoltato stamattina...sempre CLAMOROSO per me, meno immediato dei due precedenti ma clamoroso. E siamo al terzo capolavoro di fila che non sarà dimenticato, band al top assoluto...vederemo gli sviluppi futuri |
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Regalato a Natale il doppio vinile: niente da dire, ormai è da 13 anni che continuano a sfornare album validissimi uno di seguito all'altro (e The Blackening e Unto The Locust per me sono addirittura superiori). Voto 82 |
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Da grande fan di questa band devo ammettere che questo disco non mi è piaciuto. Now We Die è qualcosa di clamoroso, una delle mie canzoni preferite in assoluto(nonostante l'esagerato patetismo, ma a me non dispiace il patetismo). Per il resto vedo molto autocitazionismo, molta ruffianeria e molta inutilità. Dopo aver scodellato due capolavori di fila era difficile ripetersi, ma qui siamo scesi nella mediocrità. |
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94
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Album allucinante, ogni track ha la durata minima di 5 min,veramente una grande lavoro per flynn e co. |
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Quoto il commento di lux chaos. Grandissimo album. Necessita di un po' di ascolti ma meglio così! |
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Per la terza volta voglio RI sottolineare la grandezza di questo album, dopo quasi un anno di ascolti il disco cresce ancora, stupisce, non annoia, certe recensioni negative dei tempi (scritte dopo una manciata di ascolti come funziona spesso adesso..) fanno ridere...un album che rimarrà, come i due precedenti. Gruppo immenso |
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91
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Appena comprata la versione digibook...bellissima veramente. E non compravo un loro album dai tempi di TTAOE. Riconfermo: album molto buono, ricco di momenti che mi hanno fatto rivivere i bei vecchi tempi di questa band. |
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90
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Correggo, non toni groove ma "core", per la voce di Flynn, ovviamente. |
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89
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Non sono molto esperto di questo gruppo, qualcosa ascoltai in passato ma non mi presero molto,ma detti solo ascolti superficiali a dire il vero,ora invece questa band mi piace sempre piu', vabbe' i gusti cambiano col tempo,Che dire dell'album!?.Beh! e' molto bello davvero, le tracce che hanno destato in me notevole interesse sono le 1, 4, 8 e 10, a mio avviso veramente notevoli per costruzione compositiva, strumentale e vocale, veramente belle, sono tracce che lasciano il segno.Le parti strumentali sono eccellenti, chitarre "dure", basso groovy stupendo e batteria millimetrica ma al contempo decisa e potente, e a far da vaso comunicante tra questi magnifici elementi la carismatica voce di Flynn che passo da toni groove e a growls rabbiosi a parti melodiche e raffinate.Mi e' piaciuta molto anche la produzione, che ha messo in risalto la strumentistica in modo azzeccato soprattuto facendo risaltare la parte groove, e quindi le frequenze piu' "gravi", valorizando in pieno il lavoro del nuovi bassista che in questo e' stato determinante.Per me che non li conosco ancora a fondo questo lavoro vale un bel 86. |
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88
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Più lo ascolto e più godo come un riccio  |
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Un buon disco, i due predecessori erano di un altro pianeta secondo me ma qui siamo comunque di fronte ad un album ben suonato, ben prodotto (come sempre) e con tutti i membri in grande spolvero (non si avverte la mancanza di Duce). Alcuni ottimi pezzi, altri buoni e meno complessi a livello di songwriting rispetto al passato, ma ne giova la fruibilità e la scorrevolezza nonostante la lunga durata. Album che decreta, qualora ce ne fosse bisogno, i MH come una delle migliori band del momento in ambito thrash moderno. |
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86
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qualità elevata, niente da dire...ottimo disco che pone Robb Flynn sul trono, indiscusso Re nel cantato da pelle d'oca con presenza cantautorale, nel senso che ci sono poche parti strumentali in cui non vi è la sua voce incazzosa e graffiante a lacerarci le orecchie...davvero incredibile!! Produzione da 10 e lode che aiuta anche laddove ci sono dei piccoli cali di songwriting... Per i miei gusti si poteva fare a meno degli archi e di un paio di filler, visto l'abbondante minutaggio dell'album. Band che per me ha un posto tra le poche stelle del firmamento metallico! Grandi!! |
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85
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Quelli che inizialmente dopo pochi ascolti sembrano filler, sono invece (come spesso accade per questo gruppo) ottime canzoni che entrano in testa dopo qualche passaggio in più. Dopo molti ascolti alzo il mio voto e, per me che li seguo da inizio carriera quando a 14 anni presi quella bestia di BME, dico senza timore: gruppo immenso e disco enorme, uno dei più grandi gruppi HM dell'ultimo decennio |
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84
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Non raggiunge il livello degli ultimi album, ma è un buon lavoro, anche se con troppi filler nella seconda metà del disco |
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83
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Per ora confermo il voto della recensione, non raggiunge per me il livello del capolavoro assoluto UTL ma mi piace quanto TB...cmq un gruppone, niente da dire, un vero gruppone |
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82
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Ascoltato poche volte finora, ma Blackening e Unto The Locust mi avevano fatto da subito un'impressione diversa (e migliore). Per un giudizio sensato mi serve altro tempo, per ora posso dire che ho trovato migliore e meno "forzata" la seconda metà del disco, da Sail Into The Black in poi. Peccato per Now We Die non riesce proprio a piacermi e per me gli opener sono importanti in un disco (soprattutto gli opener ai quali ci avevano abituato i MH). |
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81
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Mi associo a Taaut e alle sue riflessioni. "Sail Into The Black" unica vera perla di un disco sicuramente bello ma al mio orecchio non indimenticabile. Io ci sento delle stonature, qualcosa di infilato li a forza in parecchi brani. Gli inserti moshing di "Game Over", la filippica moralista di "Imaginal cells", il cantato alla Chino Moreno di "Beneath the Silt"...boh. Comunque un buon disco. 69 e sto. Ormai comprato ma non sarà un riscolto frequente. Splendido il booklet. |
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80
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Il voto giusto mi pare un 86, rasenta il 90 ma lo manca per via di un paio di pezzi sotto tono, in un cd di una durata comunque davvero notevole - forse andavano tagliati... ma lo avete già detto tutti. Evviva! |
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79
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Grandissima band, davvero ispirata e prolifica... altro che 800 riff già scritti... |
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78
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Premessa: sono anch'io un "eretico" che ritiene UTL superiore (e nemmeno di poco, personalmente) a TB. Svolgimento: temo di essere piuttosto distante dall'opinione predominante emersa dai commenti come dalle recensioni. Oltre ad un album essenzialmente piatto, che spinge molto (troppo) sul tasto della potenza e del muro sonoro investendo meno nella varietà e nell'articolazione dei singoli momenti (punto di forza di UTL, a mio parere), è davvero troppo altalenante per consentirmi di esprimere una valutazione complessiva alta come quelle lette, a maggior ragione in ragione di una lunghezza francamente eccessiva (e, a tratti, estenuante). Dopodichè ritengo Sail into the black uno dei momenti più alti della loro carriera, ma proprio il fatto che si tratti di un episodio sostanzialmente isolato all'interno della rassegna di B&D credo rappresenti plasticamente il difetto principale del disco in questione: tanta quantità ma meno qualità - tranne appunto alcune eccezioni - nei singoli pezzi. "Post-messa": trovo assolutamente esaltanti le parentesi acustiche e le fondamenta classiche, che in UTL erano massicce mentre in B&D latitano. Al momento, se per UTL mi sarei spinto sopra il 90, per B&D mi situo poco sopra il 70. Posto che, al 90% delle attuali band metal, probabilmente non darei nemmeno la sufficienza. |
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77
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dopo una settimana di ascolti posso dire che siamo di fronte ad un altro grande album! Non l'ho ancora assimilato del tutto, ma il fatto che continui ad avere voglia di ascoltarlo la dice tutta!! Potente con momenti epici ed oscuri, come ormai ci hanno abituato! Per ora direi 80/85! |
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76
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Solo a me l'intro (per non parlare della prima parte dell'assolo a metà canzone e del riallaccio con l'intro alla fine) di Ghosts Will Haunt My Bones richiama molto il melodeath dei Dark Tranquillity? A parte questa considerazione album spettacolare, pesante, introspettivo quel che basta, violento e senza la minima ombra di luce, un tuffo a occhi chiusi in un sound oscuro, anche se vagamente paraculo, che a fine ascolto ti lascia spezzato, e vuoi solo ricominciare ad ascoltarlo di nuovo. Proprio quello che mi aspettavo. Forse da questo punto di vista una mezza delusione c'è, nel senso, non mi hanno sorpreso ma abbondantemente compiaciuto. Forse è meglio così in fondo. |
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75
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90. In comes the flood e ghosts will haunt my bones vertici del disco. |
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il mio voto è fra 85 e 90. album che già al secondo ascolto cresce enormemente, dopo una parziale, ingannevole delusione iniziale, o meglio una leggera perplessità sulla grande varietà strutturale, che invece diventa velocemente uno dei tratti più interessanti. lavoro dinamico, frizzante, colmo di finezze di arrangiamento, belle melodie, cambi d'atmosfera mai gratuiti, una maggiore fantasia nel songrwriting rispetto al solito. per me superiore a unto the locust, e forse pari a the blackening. nessun filler, e i pezzi più belli sono forse i migliori mai organizzati da flynn , di cui si apprezza anche una duttilità vocale inaspettata e piacevolissima. definirei i machine head attuali una band in pieno stato di grazia. sail into the black e in comes the flood gli highlights per me |
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73
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Alcuni pezzi sono molto belli altri molto paccosi, tutto sommato un buon lavoro, preferisco altre sonorità ma non male. |
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ho letto che in USA faranno un tour dove suoneranno molto di più del solito e proporranno tanti pezzi e vari.. si chiamerà an evening with MH. non ci saranno gruppi spalla. spero lo ripropongano anche in europa. |
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Sì in effetti anche Now I lat thee down è un pezzo incredibile e live sicuramente rende molto.. |
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...ma anche A Farewell to Arms |
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Peccato non potrò esserci al concerto..la scaletta non è male,una Be Still and Know ci starebbe a meraviglia,ma Bulldozer ormai la propongono costantemente,probabilmente per rivendicare che è stato fatto qualcosa di buono anche in quel periodo lì...La "ballad" centrale per spezzare il ritmo ci sta quindi ben venga Darkness Whitin,piuttosto non capisco come mai non suonano mai quel capolavoro che fu Now I lay Thee Down... |
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io leggo sempre le scalette prima solo che poi tanto al concerto non me le ricordo... ahahahahha bulldozer invece la tengo volentieri.. voglio in comes the flood !!! |
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Cmq riascoltando bene il disco più volte, decisamente meglio la prima parte fino a sail into the black |
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Sì anche per me Bulldozer è trascurabile.. toglila, piazzaci una Slanderous o una Be still and know.. olè olè. |
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Alla fine ho guardato anch'io, giusto per sapere quali dovremo cantare Io comunque avrei tolto Bulldozer  |
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@Astra Chissenefotte della sorpresa xD @AL, pensa, invece per me Darkness Within è tra i pezzi forti. |
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no dai imperium è ottima. io toglierei Darkness within... trascurabile... |
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Ma che senso ha guardarsi la scaletta... Non vi piace la sorpresa del momento????? Gusti personali poi |
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La scaletta l'ho letta, e personalmente mi piace ma spero che cambi qualcosina.. Mettere Ghosts will haut my bones al posto di Imperium sarebbe una gran cosa.. e anche Bulldozer sinceramente non la trovo proprio imprescindibile.. |
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Morganne, la scaletta del tour è già in giro.. io non ho resistito e l'ho letta... |
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Una settimana di ascolto ininterrotto.. Che dire...non peggio e nemmeno meglio.. Diverso ma nella sua diversità trovi quelle sfumature che nel recente passato non erano presenti. Approvato anche con due filler enormi che non menzionerò. Blackening nel cuore. Ma unto the locust prende paga |
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Perfettamente d'accordo sul fatto dei numerosi ascolti per assimilarlo. Anche io ci sono rimasta parecchio male la prima volta, ma in quelle successive il giudizio era già salito esponenzialmente ottime Sail Into the Black, Now We Die (se mercoledì la faranno piangerò come una cogliona) e Beneath the Silt..... @Malleus, effettivamente da TTAOE ci sono pezzi anche migliori di Imperium..... In the Presence of my Enemies la trovo nettamente superiore, ma ovviamente non la fanno mai -.- |
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sempre meglio. ottimo lavoro veramente. ho anche rivalutato take me through the fire, pezzone. |
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@Thrashing for Thrasher: la maggior parte delle volte è dovuta ad una massiccia presenza di salamini e prosciutti ad occhi e orecchie, e certe volte da una salumeria intera Passando al disco: Nonostante il piccolo cambio di line up e nonostante la firma con una delle metal label più discusse (se non la più discussa), posso dire che ci ritroviamo di fronte ad una delle metal band più informa del pianeta; sono 11 anni che non hanno un calo. In questo disco si sentono tutte le sonorità proposte negli ultimi due lavori. Abbiamo la potenza di The Blackening e la melodia di Unto The Locust in un solo album. Non è il caso di fare paragoni con questi ultimi perchè è più variegato, per l'appunto. Detto questo, ripeto: i Machine Head si riconfermano come una delle migliori metal band del pianeta. |
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Ma come si fa a dire che questo disco è brutto o che i MH fanno cagare? |
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@Flavio ah ok, mi sembrava di essere l'altro unico utente che aveva scritto un commento negativo, pardon  |
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@Max, proprio perché siamo su toni civili non farei mai battute gratuite.. ;questo riguarda anche @BlackSoul, a cui non era riferito il mio commento.  |
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@Flavio Tranquillo eheh... tanto siamo sempre su toni civili quindi anche se fosse stata riferita a me no problem...  |
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@Flavio, se ti riferisci al mio commento ti assicuro che l'album l'ho ascoltato, non su Youtube e non una volta, ma già al primo ascolto facevo fatica a digerirlo e portarlo a termine... Pensando che crescesse con gli ascolti l'ho ascoltato altre volte, ma il parere non è cambiato. Semplicemente non mi piace, non è questione di averlo ascoltato poco o con sufficienza, a te piace e a me no  |
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Vitadathasher hai centrato in pieno, sono d'accordo... però è un peccato perché se devo dire qual è il thash di cui mi sono innamorato due decenni fa non è certo quello degli Exodus, dei Kreator o dei Machine Head tanto per dirne alcuni (per quanto i precedenti mi piacciano), ma quello dei Megadeth/Metallica... |
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@Max, la mia ultima frase non era certo riferita a te ( mi dispiace tu lo abbia pensato ), ma a certi tipi di commenti dove si capisce che l'album è stato ascoltato con sufficienza se non addirittura una volta. Ribadisco che un album del genere, a parer mio, può essere apprezzato ( o quantomeno giudicato ) solo dopo vari e attenti ascolti. Riguardo il tuo giudizio beh, come scritto nell'intervento precedente lo rispetto ma non sono assolutamente d'accordo; ma questo d'altronde è il bello della musica, non trovi? . @ObeyM86 hai centrato in pieno anche il mio pensiero; più che seguire le mode, a parer mio, i Machine Head hanno invece creato uno stile che amalgama ( bene ) i vari stili da cui sono stati inizialmente influenzati. Per quello che secondo me sono i massimi esponenti del Metal moderno. |
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Semplicemente perchè il vecchio thrash made in USA o bay area non ha più mercato. Per questo le vecchie band thrash si avvicinano a generi estremi......Il vero mercato del metal non è in USA ma in scandinavia e in nord europa....e con le dovute proporzioni i nord europei hanno più soldini in tasca di un americano medio. Non è a caso poi, che la major che monopolizza il mercato (metal) non è in USA ma in germania. |
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...(Metallica, Anthrax, primi Testament) |
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non c'entra niente, ma questi giorni ho notato che il thash (americano) degli esordi (Metallica, come genere musicale non esiste quasi più... c'è un progressivo indurimento della proposta musicale e un spostarsi del sound più verso lidi prettamente thrash. A sua volta mi pare che il canone death metal si sia preoccupantemente mosso verso il brutal, con blast beat a caterva --- ricordiamoci che il blast beat non era un elemento indispensabile del death degli esordi (vedi Death, Carcass, Morbid Angel etc.). Evviva! |
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Un conto è il gusto personale,leggittimissimo ci può stare assolutamente,un conto è ritenerlo ruffiano che secondo me è ingiusto..guarda caso sui Machine Head si dice sempre questo,che cavalcano l'onda ecc...secondo me sono semplicemente pregiudizi,causati dal periodo Nu Metal e da allora hanno l'etichetta stampata in fronte...Ma secondo voi questo è un disco commerciale?Vi consiglio di vedere l'intervista di Flynn su metalhammer(si trova sul tubo) per avere un idea di come e con quali presupposti è stato composto questo disco |
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Game over gasa parecchio, un misto tra Judas Priest e Iron Maiden, cambi di tempo, pestata e veloce, fantastica |
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@Flavio: ti confermo che non ho ascoltato il disco su youtube ma con le cuffie e più volte, di conseguenza la mia è una critica non tanto per farla, non ci guadagno niente (avrei potuto ribattere che allora tu stai facendo il "fanboy" ... ). Ti confermo che lo trovo un disco ruffiano e stop, che mi stufa e alla fine non mi piace, logicamente è un parere mio e per fortuna del Robb mi sembra che sono pochi a pensarla come me. Mi sembra che con questo disco sta un pò succedendo lo stesso che con l'ultimo Agalloch come differenza di giudizio... |
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il disco è buono e i Nostri hanno ancora qualcosa da dire !! bello carico !!! |
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@Malleus: purtroppo mi sa che Imperium te la beccherai settimana prossima! la scaletta è già online ma non vi svelo altro. Sono ben contento di rivederli live per testare il nuovo disco a suon di pogo. Le premesse sono buone, bloodstone mi sta piacendo molto ma non più di blackening. Ma burn my eyes rimane il top secondo me. |
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@andythrasher allora sicuramente li conosci e li hai vissuti meglio di me...il mio post sta a significate che il brano pseudo-ballad non è assolutamente cattivo anzi è una song molto sentita, semplicemente è un qualcosa di diverso dai canoni del gruppo e per questo ancor di più si può apprezzare nel contesto dell album...per il voto aspetto che mi arrivi in versione fisica e dopo averlo consumato come unto the locust mi esprimero... |
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Sì comunque a mente lucida: Sarà anche un gran bel disco, il mio voto personale rimane sempre attorno all'80-85, tolte In comes the flood e take me through the fire, che mi fanno cagare, e l'inutilissimo intermezzo strumentale.. In tutto l'album comunque un pezzo del livello di I AM HELL non c'è. Fine, diciamo le cose come stanno, è un album coi controcazzi, ma i Machine Head han fatto di meglio.. plachiamo l'esaltazione In ogni caso sarò felicissimo di rivederli live all'Alcatraz tra una settimana. Se poi evitassero di suonare quella merdata colossale di Imperium sarei ancor più felice personalmente. |
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Semplicemente questo album è una bomba, qui siamo ai livelli allucinanti di Burn My Eyes. Riguardo al sound, è un album spacca ossa, molto simile per sonorità The Blackening. Grandissimi i Machine Head. |
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@Edohard penso che i cosi detti "Trve Metallers" non ascoltino i Machine Head, anzi.. Il fatto che non mi siano piaciute 2\3 canzoni è una mia opinione soggettiva, e come ho già scritto nel complesso è un album ottimo per me. Non c'è bisogno di fare i fanboy, i gusti son gusti. Ho tutti i loro dischi, non tutti sono dei capolavori. Ps: Etichettare questo album (come qualsiasi loro album) sotto la voce 'Thrash' è fuorviante, forse Groove\Post-Thrash è più consono. |
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Max, non sono d'accordo sul fatto che abbiano voluto conquistare nuovi adepti grazie a coretti etc; già su Unto Locust erano presenti parti melodiche o quanto meno diverse ( who we are - darkness whithin - This is the end ad esempio ), ma questo non significa fossero meno efficaci. E' vero, parlo da fan sfegatato della band e quindi potrei risultare poco obiettivo, ma dopo una marea di ascolti ( è praticamente una settimana che lo ascolto in loop ), posso dire che questo NON è un album costruito per compiacere ma una naturale continuazione degli ultimi due. Non voglio fare il saccente di turno, ma a parer mio questo album ha bisogno di veramente molti ascolti prima di esser giudicato fino a fondo. E certi commenti mi confermano qualcuno ha giudicato dopo un fugace ascolto su youtube... |
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ObeYM86 secondo me con questo disco puntano molto anche su nuovi ascoltatori, basti sentire tutti quei coretti melodici molto più che in passato o l'aumento esponenziale delle parti melodiche o di un certo tipo di cori. Io non vedo questa grande "sperimentazione", vedo solo una band valida che tenta di guadagnare ancora più fan rispetto a prima, il tutto sicuramente suonato bene e con intelligenza... Poi come dicevo posso anche capirlo, il Robb deve pagare le bollette pure lui... Dopo ben venga a chi ne va matto, a me non piace e basta. |
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I Machine Head sono come il vino, più invecchiano e più migliorano!!!!!! |
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L'ho ascoltato dopo aver letto commenti del tipo "Disco dell"anno" o "Miglior gruppo del momento"... Mi dispiace, ma non vedo nè l'uno nè l'altro (o comunque non in riferimento a questo album). Personalmente lo trovo un po' piatto, tutta sta sperimentazione non l'ho sentita (a parte in alcune song, fatta male), soprattutto troppo prolisso in certi brani... Salvo Now We Die e Beneath The Slit, per il resto non mi ha detto assolutamente niente, ma è solo una mia opinione. 65. |
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@Max quali sarebbero queste scarpe?che intendi?che cercano nuovi ascoltatori?hanno fatto un disco per piacere ai violinisti e ai coristi?quest'album è tutto fuorchè costruito a tavolino per compiacere la gente,infatti ha molti commenti negativi proprio perchè coraggiosamente hanno composto quello che gli pareva e se ne sono straffottuti del resto,almeno io la vedo così... |
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@Zess sei incommentabile...senza parole....ovvio c'è la soggettività può piacere o meno,tu hai ascolatato un pezzo e non andrai oltre???mah...fai così anche coi film,ne vedi 10 minuti e lo giudichi in base a quello?..complimenti! |
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Secondo me però esagerate a parlare di "sperimentazione", o meglio, io a questo termine collego altri elementi. Parlerei più di "ricercato" se proprio... Dopo in base ai gusti bisogna vedere cosa, come ho scritto sotto secondo me "piede in molte scarpe", però è un mio parere e stop. |
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L'unico pezzo che ho ascoltato mischiava insieme elementi che non c'entravano niente tra loro. Non andrò oltre. |
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questo disco è un capolavoro allo stesso livello di unto the locust e appena un gradito sotto the blackening. fresco a originale pieno di ottime sperimentazioni ( non fucilatemi se vi dico che beneath the slit è una delle song migliori del disco). poi vabbè pezzi come ghost will haunt my bones,now we die, la già citata beneath ther slit, game over e eyes of the dead ( più l'atmosfera di sail into the black) saranno futuri cavalli di battaglia per i live come quello del 19 a milano |
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@andythrasher...te pareva che non doveva affiorare qualche true! Canzone inutile su che basi? Solo perché non è thrash? Mai sentito la parola sperimentazione, evolversi ecc? Sarà un brano ruffiano non consono alla proposta ma è pur sempre un ottima canzona con una grande atmosfera...non vedo il problema... |
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Concordo con Resurrection. Questo album ha dei buoni brani ma ci sono anche cadute clamorose come Beneath The Slit, o l'inutile Damage Inside. Solo la strepitosa Sail Into The Black si avvicina agli standard degli ultimi 2 album, il resto è al di sotto del potenziale dei MH. Voto 75 |
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Lo preferisco al precedente (che non mi era piaciuto molto) ma la tracklist alterna troppi alti e bassi, per le mie orecchie un pezzo come Beneath The Slit è qualcosa di agghiacciante. Peccato. |
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Continuo ad andare controtendenza. Per me, ora come ora, è disco dell'anno. 90 secco e arrivederci. |
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@ObeYM86 Non è il problema il violino, è che mi sembra che il buon Robb abbia voluto mettere il piede in troppe scarpe, in maniera capace però a differenza del passato. Posso anche capirlo, alla fine per lui è un lavoro, però a me il risultato finale non mi ha convinto. Per quel che mi riguarda questo disco viene dopo il debut e gli ultimi 3 (p.s. non ho dimenticato The more... è solo che non mi è mai piaciuto, su quelli nu metal tralascio ogni commento). |
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@Max il confine tra eccesso/pacchianata e tocco di classe credo sia sottile ed è soggettivo...per questo dico che è un disco non per tutti,ci sarà sempre chi sente i violini e si ferma lì o dopo pochi ascolti lo valuta negativamente e chi tenta di comprenderlo più affondo..credo che un pezzo come Sails into the Black rappresenti il momento più alto della loro discografia,ma allo stesso tempo e giustamente resterà un episodio isolato |
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Ma solo a me questo album non piace e sembra una pacchianata come poche? P.s. specifico che anche il precedente mi era piaciuto, tanto per rendere l'idea... |
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@Edohard: con il termine thrash sperimentale ho inteso una differenziazione di fondo rispetto al semplice thrash emulativo degli anni ottanta. Ad esempio quest'anno sono usciti dischi interessanti di band -ti parlo di quelli che ho recensito in prima persona- come Dead Season, Desdinova, Paranorm, Frontal...tutti album che hanno una buona base thrashy ma che sperimentano in qualche modo. Ovviamente, nessuno dei succitati è simile a Bloodstone & Diamonds, servono solo come paragone in termine di sperimentazione come parziale distaccamento dai soliti canoni thrash. Cosa che ad esempio gli Exodus non hanno fatto (e nessuno lo avrebbe mai voluto ) Grazie a tutti comunque per i complimenti e per i commenti...  |
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Ottime recensioni! Quoto taste of Chaos, anch'io sono uno (dei pochi, sembra) che ritiene il precedente UTL un capolavoro assoluto, anche superiore a The Blackening...questo album sembra ottimo, con alcuni punti deboli sottolineati già da molti, e per ora dopo 3 ascolti sono sul 7,5/8...ma 3 ascolti, come dicevo in una precedente news, sono pochissimi per i MH...per ora la prima metà del disco mi sembra superiore, ma sono certo che crescerà ancora come i precedenti |
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@FABRYZ: In effetti sarebbe suggestivo leggere una sorta di botta e risposta, ma considera che quasi sempre ascoltiamo un disco per la prima volta proprio in sede di recensione, dopo che ci è già stata assegnata; siamo i primi a non sapere cosa ne penserà il collega del disco, almeno fino allo scambio di pareri finale grazie a te ed a tutti per i complimenti! |
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Giu il cappello...complimenti ai recensori |
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Non sono d accordissimo sull insistenza relativa alla poca immediatezza di questo lavoro...ritengo invece che nonstante la lunghezza dei brani e la varietà all interno di essi, l ascolto non risulta pesante e le song stesse "entrano" facilmente...a me ha fatto questo effetto dopo soli 3 4 ascolti ho sentito l album quasi "mio"...ora proseguiro ovviamente! Considerando che non si tratta di math core o che altra diavoleria davvero, non capisco tra recensori ed utenti come facciate a dire che, preciso, le singole song sono poco immediate...chiaro che l album coi suoi 70 minuti non risulti digeribilissimo come se fosse di 45...per il resto ottime recensioni ed ottimi commenti qui sotto...aspetto per il voto dato che i miei ascolti sono ancora pochi ma sicuramente cresce ed ha diverse sfumature da svelare ogni volta...sicuramente album ambizioso e di qualità su questo non ci piove...@monky la tua chiosa "miglior thrash sperimentale" avrebbe anche potuto essere "fra i migliori in generale" non credi? Anche perché tutte ste classificazioni gente...io i machine head li definisco metal punto e basta...di più metal nel senso classico ed accessibile del termine oggi non ce n'è...e mi permetto dato che sei sicuramente più imformato di me quali sono gli altri album dell anno "thrash sperimentale"che fan compagnia a questo? |
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Personalmente lo ritengo il migliore dai tempi di TTAOE. Mi hanno sorpreso devo ammetterlo. Qualche canzone mi ha convinto di meno ma nel complesso direi disco da 8. Finalmente. |
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Che aggressività ragazzi.. un album così solamente The Blackening e Unto the Locust, ma questo 2014 sta finendo veramente bene, è una vera potenza, non riesco ancora a crederci che sono gli stessi che hanno scritto Supercharged... comunque Beneath the Slit è carina, non superiore alle altre, ma carina alla fine, un po' di varietà ci vuole, secondo me questo cd si merita il disco dell'anno insieme a quello degli At the Gates e Obituary, comunque ad ogni modo, sarà mio come qualsiasi altra cosa dei Machine Head, tutte le canzoni sono belle, non c'e ne una che fa mettere in testa di mettere avanti 87 perché purtroppo l'album è troppo lungo come a differenza dei suoi precessori |
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@Taste: mercoledi.... non vedo l'ora!!! |
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Me lo auguro! Spero che non mi sputi per questo, mercoledì prossimo xD |
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@Taste of chaos: cmq un'eresia perdonabile! non sarai scomunicato da Robb! ahahhaha!!! |
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Sono uno degli eretici che considera Unto The Locust superiore a The Blackening, e persevero nella mia eresia. Credo che anche quest'album sia superiore a The Blackening, c'è una ricchezza di idee spaventosa, una volontà di spaziare tra i generi che è merce rara di questi tempi. 90 e tutti a casa. Imprescindibili. |
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Scusate ma le versione "normale " delc d quando cavolo esce? non vedo l'ora!!! mi avete fatto aumentare ancora di più la voglia di ascoltarlo!! |
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Album non facile e che necessita di assimilazione però veramente valido. I MH sono tornati e per la quarta volta di fila hanno prodotto qualcosa di potente che unisce il loro marchio di fabbrica (la voce di Flynn, certi riff) a qualcosa di nuovo e magari spiazzante ma pur sempre nuovo. Non so se si chiama maturazione o evoluzione ma sicuramente, per quanto mi riguarda, rendono i MH una delle band migliori in circolazione (per non parlare dei loro live incredibili). Peccato per quel periodo metal core e tamarro che non gli perdonerò mai.. ma chissà forse è servito anche quello a renderli come sono oggi. Per ora dico che Now we die, Sail into the black e In comes the flood le migliori. Un po’ meno da game over in poi. ps. ottime entrambe le recensioni. |
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Una considerazione : quando fate la recensione doppia (tra l'altro scritte entrambe egregiamente) potreste farne fare una a chi e' piaciuto il cd e l'altra a chi non e' piaciuto, secondo me ci si guadagnerebbe a leggere 2 pareri diversi,il tutto sarebbe + interessante e vario piuttosto che fare 2 recensioni con votazione finale identica...dai non ditemi che a tutti i recensori e' piaciuto questo cd...si leggono ovunque pareri contrastanti sul nuovo machine head |
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Amo i Machine Head, darei un 90 sulla fiducia, ma nel compresso un voto tra l'80 e l'85 ci sta, leggermente sotto UTL e decisamente sotto l'inarrivabile The Blackening (Certo che la vostra recensione di sto disco... Ma lo sapete già) |
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Disco ottimo, si perde un po' sul finale, soprattutto per l'ultima canzone.. E questo non gli permette di toccare gli apici di Locust e soprattutto di Blackening, dunque la valutazione è più che obiettiva, per me un voto dall'80 all'85 ci sta tutto quanto, questo nella misura in cui a un Locust posso arrivare a un 90 e Blackening.. Bhe io a Blackening mi azzardo a dare anche un 95-100. Anche se ammetto che certi pezzi come Ghost will haunt my bones e Sail into the black, non hanno niente da invidiare alle vette di Blackening.. l'unica pecca è che appunto il livello non è mantenuto complessivamente, e questa eterogeneità grava sul giudizio finale.. In ogni caso è un album colmo di potenziali "singoli perfetti" vedi Night of long knives e Beneath the Silt, in particolare questa col suo riff doomeggiante/sludgy è un classico istantaneo per quanto mi riguarda. Infine un plauso enorme all'assolo di Sail into the black che penso sia veramente uno dei momenti più alti della loro discografia. |
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Concordo con tutto quello scritto nei commenti precedenti e nelle recensioni ( sopratutto per ciò che riguarda la necessità di diversi ascolti e di una certa prolissità.. ) , anche se più che superiore, rispetto a Locust lo ritengo diverso ma di pari spessore. Irraggiungibile invece The Blackening. I Machine Head hanno secondo me raggiunto una consapevolezza tale da permettersi di poter fare ( bene ) ciò che gli passa per la testa; l'apparente non omogeneità di quest'album ne è l'esempio più lampante. Album dell'anno per il gruppo che secondo me, più di tutti, rappresenta il Metal moderno. |
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album dell'anno per quanto mi riguarda, ispirato, potente e ricercato, superiore a Unto the locust che comunque era un grande album ma un gradino sotto The blackening.. non mi convincono solo Damage inside e Imaginal cells, disco che cresce con gli ascolti e che mostra una band in ottima salute che non sbaglia un colpo da Supercharger il punto più basso della loro discografia.. |
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2
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altro grande album,lo preferisco al precedente,ma non a The Blackening,come al solito hanno sperimentato nuove soluzioni,sembrano riuscire a muoversi con disinvoltura su diversi registri senza che vengano all'orecchio esagerate forzature per sembrare originali a tutti i costi,un Metal sia moderno che classico,ci sono ovviamenti anche momenti meno riusciti,ma pochi! |
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Complimenti per le recensioni,centrano il punto.In entrambe però non viene menzionata la traccia finale,a mio parere il vero e unico punto debole del disco..una closer insoddisfacente..per il resto un disco complesso con perle da 90,in cui sono riuscito ad apprezzare anche tracce come Beneath e Damage inside,che in una tracklist così eterogenea ci stanno benissimo..forse proprio il fattore varietà,per me,rende questo disco superiore al precedente,perchè più longevo e completo.Comunque grandissima band,il meglio del Metal "Mainstream" attuale.. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Now We Die 2. Killers & Kings 3. Ghosts Will Haunt My Bones 4. Night of the Long Knives 5. Sail into the Black 6. Eyes of the Dead 7. Beneath the Silt 8. In Comes the Flood 9. Damage Inside 10. Game Over 11. Imaginal Cells 12. Take Me Through the Fire
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Line Up
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Robb Flynn (Voce, Chitarra) Phil Demmel (Chitarra) Jared MacEachern (Basso) Dave McClain (Batteria)
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RECENSIONI |
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