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Holy Mountain - Ancient Astronauts
( 1445 letture )
Ah, la Scozia: situata nella parte settentrionale del Regno Unito -un tempo chiamata Caledonia dagli eserciti degli antichi Romani- è stata protagonista di sanguinose battaglie per l'indipendenza dalla madre Inghilterra ed è oggi teatro di meravigliosi paesaggi naturalistici, una regione certamente interessante, non c'è che dire! Chi si aspetterebbe però una cospicua tradizione "rockettara" da una nazione tanto fortemente legata alle proprie radici culturali ed ideologiche, così lontane dai modi di esprimersi tipici della musica del diavolo?
Eppure basta fare mente locale per ricordare molti nomi che senz'altro non necessitano di chiarimenti sulla loro natura e/o importanza per la scena: si passa dai fratelli Young (sì, proprio i due folletti co-fondatori degli AC/DC) al primo cantante della suddetta band, il compianto Bon Scott. Si prosegue con Ian Anderson (funambolico leader dei leggendari Jethro Tull), Mark Knopfler (cuore e cervello dei Dire Straits), i Mogwai (eminente realtà musicale in campo post-rock), i Nazareth, i Franz Ferdinand e molti altri ancora.

Questo snatura in parte l'iniziale stupore che ha caratterizzato il sottoscritto durante i primi ascolti di quest'ultima fatica (il primo LP, Earth Measures, è del 2012) degli Holy Mountain, validissimo power-trio proveniente da Glasgow. I tre barbuti omaccioni non sembrano infatti uscire dalla capitale (economica) scozzese, bensì da un dozzinale motel nei pressi di Palm Desert, in California.
Il loro stile è infatti di quanto più americano ci possa essere, con fortissime connessioni al sound dei pioneri del genere (Kyuss su tutti), pur mantenendo una forte originalità e beneficiando di un songwriting sicuramente encomiabile sotto tutti i punti di vista.
L'album si snoda attraverso quaranta minuti di puro stoner senza compromessi, deliziando l'ascoltatore con passaggi ispirati, riff d'antologia ed assoli eterei ma indiavolati.
LV-42666 e Luftwizard battezzano la tracklist in maniera impeccabile, forti dei loro continui stacchi strumentali e nervosi cambi di tempo da applausi a scena aperta.
Si entra però nel vivo dei giochi solo con la titletrack, calderone fumoso che racchiude al suo interno tutto ciò che di positivo questa band ha da offrire: essa si divide in più parti ben distinte, dalla cosmica intro-strumentale alla sezione centrale pregna di epicità con vocals davvero degne di nota -Allan Stewart, cantante/bassista della formazione, è a suo agio in entrambi i compiti; lodevoli i continui rifinimenti melodici con il quattro corde, fondamentali per l'onda sonora rilasciata dal terzetto, così come le sue linee vocali evanescenti e distorte- fino all'azzeccatissimo riff adrenalinico in pieno stile hardcore-punk che spezza a metà la composizione aumentando a livelli vertiginosi l'adrenalina ed il pathos sprigionati.
I minuti del platter trascorrono -ora rabbiosi ora più moderati- lasciando davvero il segno: l'intro di batteria di Star Kings (qualcuno ha detto John Bonham in Fool In The Rain?), le sfilettate chitarristiche di Tokyo e Gift Giver, le jam psichedeliche di 100 Years A Day e Hollow Hill (con una ghost-track sul finale) sono tutte caratteristiche portanti di tracce che si collocano senza ombra di dubbio ben al di sopra della media, meritevoli di più ascolti per poterle sviscerare al meglio e farle proprie.

Gli Holy Mountain sono una delle realtà più interessanti della moderna scena stoner e vanno pertanto tenuti d'occhio; freschi ed originali, pur senza inventare nulla, con palle quadrate e una ragguardevole dose di carisma: tutto l'indispensabile per continuare a fare dell’ottima musica!



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
80 su 1 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2014
Chemikal Underground
Stoner
Tracklist
1. LV-42666
2. Luftwizard
3. Ancient Astronauts
4. Star Kings
5. Tokyo
6. Gift Giver
7. 100 Years A Day
8. Hollow Hill
Line Up
Allan Stewart (voce, basso)
Andy McGlone (chitarra)
Pete Flett (batteria)
 
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