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Hypocrisy - The Fourth Dimension
( 4585 letture )
La creatura Hypocrisy giunge, al terzo full-length, a partorire se stessa nuovamente, a trasformarsi e a mutare la propria essenza completamente. è il capolavoro, ma il cambio è veicolato da questo The Fourth Dimension che, di fatto, apre i suoi cancelli a un suono più maturo e strutturato in cui la violenza dei primi anni, pur essendo presente, lascia sempre più spazio a un tessuto melodico e tecnico più complesso.
Il pattern ritmico e sonoro, infatti, si fa più rallentato e cadenzato, influenzato certamente dalla scena doom ma, rispetto a questa, innovando nei testi e nelle tematiche, come possiamo vedere fin dalla opener, la stupenda e monumentale Apocalypse. I sei minuti di canzone, infatti, si reggono sulla singola frase della tastiera, ora ripresa dalle chitarre, ora lasciata più libera dagli accordi, sulla quale la voce di Tägtgren, di quando in quando recitata e in growl, splendidamente si arrampica. Sulla stessa lunghezza d’onda, altre tracce, come Reincarnation. Il cambiamento, pur sensibile e tangibile, tuttavia rimane abbastanza latente e ideale. The Fourth Dimension, infatti, non può che esser visto come ponte di collegamento tra gli Hypocrisy di Magnus Bromberg, ovvero il passato, e il loro futuro, rappresentato dal suddetto Abducted e dalla feconda vena creativa di Tägtgren che, da questo album, comincia a esplorare e a produrre sempre di più la sua visione intellettiva e musicale. Come detto, il cambiamento rimane, pur nella sua forza, un qualcosa puramente ideale. Pezzi come Mind Corruption, Reborn, Orgy in Blood e Slaughtered, infatti, a un livello puramente teorico rimangono ben radicati nel passato del gruppo, con la loro velocità e la loro possente e violenta magnificenza. Tuttavia, addentrandoci maggiormente nell’ascolto, possiamo riconoscere quei prodromi della metamorfosi che, nei dischi successivi, prenderanno il controllo. I toni della chitarra si fanno più oscuri e introspettivi, difficilmente marcati da una distorsione eccessivamente tagliente. La melodia, dunque, diviene l’impianto intorno al quale il pezzo va costruendosi e assemblandosi, acquisendo una vita nuova e rinnovando con un gusto estetico completamente nuovo pattern ritmici già approfonditi sufficientemente nei precedenti lavori. Si notano, dunque, numerosi cambi di tempo e un’estetica maggiormente atmosferica, come in Black Forest, costruita intorno allo stupendo mid-tempo iniziale che fluisce verso l’oscuro finale; una struttura ritmica che si fa meno caotica e, nella sua semplicità, si veste di un’intrinseca complessità costituita dai vari contrappunti (The Fourth Dimension) e che lascia un maggiore spazio al basso di Hedlund e alla batteria di Szöke. La voce di Tägtgren, infine, empita di oscurità e di una rotonda possanza, aggiunge una carica emotiva che, a tratti, trasuda disperazione ed è contemporaneamente capace di farsi veicolo di emozioni contrastanti e maligne.

Are you forgetting
To the end of the rainbow
My own?
All alone, I know won’t I’ll be there.

Ti dimentichi, forse,
che alla fine dell’arcobaleno
sono da solo?
Tutto solo – so che non ci sarò!


Ogni cosa, dunque, anche la statica forza della velocità e della violenza, tende al cambiamento e alla metamorfosi. Ma oltre a questo, non possiamo non sottolineare la bellezza, la stupenda e luccicante bellezza, delle melodie e delle armonie intessute. Come un esperto scalpellino, scelto il blocco di marmo, lo accarezza e, dolcemente, vi picchietta con il suo strumento lasciando che da esso spiri la forma stessa della statua, allo stesso modo, gli Hypocrisy intessono le trame di un ordito intessuto con un ago dorato. Le melodie di Apocalypse, di Reincarnation e The North Wind, ammaliano con la loro lugubre e disincantata armonia l’ascoltatore, trascinandolo con loro come sulle ali di un freddo e glaciale vento sopra le vaste distese di erica e di foreste del Nord. L’intera postura, l’intero costrutto è arricchito da singole note, da piccole gemme incastonate che, eppure, se spostate o cavate, immiserirebbero l’intera frase, testimoniando il certosino lavoro e la difficoltà stessa implicita nella grande semplicità che accompagna l’intero album. Ogni ascolto è fine a se stesso, in quanto sufficiente e insufficiente al tempo stesso. Infatti, ad ogni ascolto ogni cosa parimenti si rinnova e si modifica, si scoprono nuovi sentimenti e nuove armonie, anche appena sussurrate, lasciando che si radichi in noi il tormentoso desiderio di un’onnivora comprensione di questa opera.
In conclusione, la mente di Tägtgren -e degli Hypocrisy, in generale- raggiunge in questo The Fourth Dimension una climax che solo il successivo Abducted sarà in grado di replicare e superare, costituendo una vera e propria pietra miliare nel genere.



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
89.6 su 15 voti [ VOTA]
Kiodo 74
Sabato 28 Marzo 2020, 18.56.05
12
Ahhh.....sono stremato ma ancora ammaliato.... Ho appena finito un tour de force pomeridiano nutrendomi di musica ed l'ho concluso rispolverando questo capolavoro. Per me è l'opera d'arte degli svedesi, un disco magnetico, solenne, pesante ma dolce, oscuro ma splendente di delicate armonie..... Mi ha catturato di nuovo dopo tanto tempo anche se avendo la ristampa del 2000 la strada è lunga per arrivare alla fine. Voto 95....senza dubbio! Ossequi!
VomitSelf
Domenica 18 Settembre 2016, 23.43.41
11
Forse il loro disco più bello. Un piccolo classico.
Er Trucido
Giovedì 20 Novembre 2014, 20.47.26
10
Troppo tempo che non lo ascolto, stasera lo metto in macchina.
Max
Martedì 18 Novembre 2014, 8.48.20
9
Il primo bel disco degli Hypocrisy, i primi 2 proprio non mi sono mai piaciuti! Però il salto lo hanno fatto con Abducted. A questo però sono affezionato, per un paio di perle e perchè è l'album con cui ho iniziato ad ascoltarli.
Resurrection
Domenica 16 Novembre 2014, 2.04.42
8
Lo riascoltavo giusto stamattina, bel disco anche se per gusto personale preferisco Abducted, The Final Chapter e il self-titled (limitandomi al "nuovo" corso).
gianmarco
Sabato 15 Novembre 2014, 20.38.08
7
grandi , Peter Tagtgren non ha mai sbagliato nulla
CYNIC
Sabato 15 Novembre 2014, 19.36.53
6
per me un album che merita la frase ''pietra miliare'' voto 99 /100 alla pari di altri album death metal più famosi, punto e basta.
Galilee
Sabato 15 Novembre 2014, 14.36.56
5
Il loro apice assieme ad abducted. Però questo lo preferisco.
LAMBRUSCORE
Sabato 15 Novembre 2014, 12.50.10
4
I primi 3 degli Hypocrisy sono dei capolavori, per me, questo è stato il loro ultimo grande disco, poi hanno scritto buoni album ma non come i primi, appunto...
enry
Sabato 15 Novembre 2014, 11.26.28
3
Disco enorme, forse un po' penalizzato da una produzione che poteva essere migliore. Per me il loro disco più bello insieme a Abducted che resta il loro capolavoro.
Giasse
Sabato 15 Novembre 2014, 11.20.09
2
Per me e' il migliore in assoluto! Maligno e oscuro come mai prima e mai poi...
Doomale
Sabato 15 Novembre 2014, 11.09.06
1
..in poche parole il mio preferito degli Hypocrisy insieme ad Abducted...anche se x valore affettivo do un voto in piu a questo!!..se non sbaglio fu proprio con l'uscita di questo che conobbi la band...
INFORMAZIONI
1994
Nuclear Blast
Death
Tracklist
1. Apocalypse
2. Mind Corruption
3. Reincarnation
4. Reborn
5. Black Forest
6. Never to Return
7. Path to Babylon
8. Slaughtered
9. Orgy in Blood
10. The North Wind
11. T.E.M.P.T.
12. The Fourth Dimension
13. The Arrival of the Demons, Pt. I
Line Up
Peter Tägtgren (Voce, Chitarra, Tastiere)
Mikael Hedlund (Basso)
Lars Szöke (Batteria)
 
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