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Crimson Shadows - Kings among Men
( 1656 letture )
Vincitori della battaglia delle band del Wacken Festival nel 2013, i canadesi Crimson Shadows hanno fatto un ulteriore salto dal punto di vista della riconoscibilità internazionale, passando da un primo disco autoprodotto alla pubblicazione con Napalm Records. Le aspettative nei confronti di questo Kings among Men erano per forza di cose alte; per fortuna gli Shadows hanno saputo affrontare lo step decisivo della propria carriera con la dovuta professionalità.

Il sound di Kings among Men è lungi dall'essere originale, eppure riesce a risultare fresco. Il merito è da attribuire alle buone capacità compositive della band e alla compiuta miscela tra sonorità apparentemente distanti come quelle dei DragonForce, da una parte, e quelle di gruppi nordeuropei tendenti al death come i Children of Bodom e gli Amon Amarth dall'altra. Il risultato è un ricco caleidoscopio di cromature metalliche. Le strofe delle canzoni sono strutturate sull'alternanza tra iperveloci passaggi power di stampo scandinavo e ipertecnici intermezzi death con doppia cassa martellante e riffing selvaggio, mentre i ritornelli tendono decisamente all'anthemico. L'opener è la più classica delle semistrumentali epicheggianti e serve bene a lanciare la frenetica Rise to Power, buon riassunto della cifra stilistica dell'album. Si tratta di un brano follemente veloce, dotato di un ritornello pompato (quando non pomposo) e di una dinamica pieni/vuoti che può ricordare quella di certi lavori degli Ensiferum. L'occasione per mettersi in mostra è colta al volo da tutti i musicisti: il drumming di Cory Hofing, per quanto sempre spinto al limite, è ben più che un piacevole riempitivo; si tratta, invece, della vera pietra angolare del sound dei Crimson Shadows. Gli intrecci di chitarra, fulminei e sovraccarichi, non divengono quasi mai caotici; il basso riesce a guadagnarsi lo spazio che merita. L'alternanza tra le voci di Maltais e Rounding risulta efficace, pur se i due singer mancano di harsh e clean vocals particolarmente riconoscibili. Heroes among Us, aperta dai rombi di un temporale, segue uno schema analogo a quello del brano di apertura, spingendo sempre al massimo sull'acceleratore. La componente epica non riesce però a emergere come dovuto nel mare di armonizzazioni di chitarra e urlacci death. Al quarto brano, A Gathering of Kings, si consolida fortemente l'impressione che, nel mare di tecnica e rapidità forsennata solcato dalla band, manchi l'isola della varietà. I pezzi, per quanto ottimi se presi singolarmente, si assomigliano parecchio nell'ottica di un ascolto continuativo; oltretutto, tranne che in qualche caso, mancano di ritornelli davvero memorabili. E così Maidens Call e Braving the Storm sono altre due dimostrazioni di bravura e di capacità tecnica solistica da parte di tutti i musicisti, eppure danno una sensazione di dolceamaro appiattimento (molto bello il finale in crescendo con passaggi da clean a harsh vocals di Maidens Call, in ogni caso). I temi toccati dalle lyrics sono quelli del power metal classico; la commistione col death porta quindi con sé più una funzione "decorativa" che una vera stratificazione contenutistico-stilistica. La produzione, ottima, fornisce alla band un vero e proprio strumento extra da non sottovalutare nell'ottica della resa complessiva del disco. I Crimson Shadows, pur se giovanissimi, suonano come una band navigata. L'album finisce bene com'era iniziato, senza però arrivare mai a livelli di vera eccellenza. I dieci minuti abbondanti di Moonlit Skies and Bloody Tides, fatti di decine di riff e di migliaia di colpi di doppia cassa, per quanto contengano forse più musica (pragmaticamente parlando) dell'intera discografia di una band media giunta al terzo disco, paiono però francamente troppi. Tutto bello e tutto giusto, ma anche "tutto troppo". La mancanza di una vera ballad, per quanto il mondo-ballad paia in effetti lontano dalla galassia musicale dei Crimson Shadows, si fa sentire, e con essa la mancanza della ricerca di una cifra estetica, tematica e sonora più trasversale.

I Crimson Shadows, ancor più con questo secondo disco, rischiano di piacere tantissimo ai metallari adolescenti, spesso facilmente conquistabili con la quantità sonora, ma non sempre così attenti nei confronti della qualità. Con questo non si vuole affermare che i Crimson Shadows manchino di qualità (o che tutti gli adolescenti metallari siano dei qualunquisti). Di qualità ne hanno fin troppa: si tratta solo di imparare come sfruttarla fino in fondo. C'è tempo. All'uscita del prossimo disco si potranno fare valutazioni più compiute.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
68.5 su 2 voti [ VOTA]
akira16
Mercoledì 19 Novembre 2014, 9.41.20
2
Gran bel gruppo!! Fresco anche se parecchio debitore di COB e DF.
Steelminded
Martedì 18 Novembre 2014, 19.42.55
1
Radamanthis di questi che mi dici?
INFORMAZIONI
2014
Napalm Records
Heavy
Tracklist
1. March of Victory
2. Rise to Power
3. Heroes among Us
4. A Gathering of Kings
5. Maidens Call
6. Braving the Storm
7. On the Eve of Battle
8. Freedom and Salvation
9. Dawn of Vengeance
10. Moonlit Skies and Bloody Tides
Line Up
Jimi Maltais (Voce)
Greg Rounding (Voce, Chitarra)
Ryan Hofing (Chitarra)
Morgan Rider (Basso)
Cory Hofing (Batteria)
 
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