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Allen/Lande - The Great Divide
( 3042 letture )
Ascoltare e raccontare la storia di questo disco è un po' come fare una partita a poker. Prendiamo il nostro bel mazzo chiamato "Power" e analizziamo le componenti: le carte son sempre le stesse, così come le regole, le possibilità e le procedure di gioco. Quello che cambia ovviamente sono i punti che abbiamo in mano: questa volta siamo particolarmente fortunati e alzando le prime due carte abbiamo due Re. Russell Allen e Jorn Lande, rispettivamente dai Symphony X e dai Masterplan, sono cantanti che non vantano solo una potentissima voce, ma anche una vasta esperienza con altri artisti, supergruppi e progetti di ogni tipo.

Prendendo coraggio, giriamo anche la terza carta e ci dice ancora bene: un altro Re, ovvero Timo Tolkki. Per il quarto disco del duo Allen/Lande la novità più saliente è l'abbandono di Magnus Karlsonn, polistrumentista, mente pensante e produttore dei precedenti dischi. Nonostante il suo forfait abbia fatto nascere una fitta nebbia attorno al futuro del progetto, a prendere le redini di tutte le mansioni occupate dal suo predecessore arriva il tanto chiacchierato chitarrista finlandese. Come succede a un vascello quando cambia il comandante, la direzione del gruppo si è leggermente spostata, passando da un power più duro dalle vaghe influnze prog ad una variante decisamente più melodica, che trasuda parte del sound degli Stratovarius (dai quali proviene Tolkki) in maniera abbastanza palese. Forti di questo punto degno di nota, un bel Tris di Re, ci apprestiamo a vedere la quarta e la quinta carta, con trepidante attesa.

Come Dream With Me apre le danze in maniera decente, non brillando d'originalità, essendo tuttavia molto orecchiabile. Sia il riff di chitarra che il ritornello rimangono in mente facilmente, richiamando i canoni che hanno reso noto il genere. Il lavoro alle chitarre è degno di nota, soprattutto per quanto riguarda il lato solista che è tecnico, pulito e melodico. La formula del "singolo" viene lasciata alle spalle con Down From the Mountain, con la quale il gruppo spinge sull'acceleratore con un riffing più serrato e tempi crescenti. Anche le sonorità e le prove vocali si fanno più spinte, graffianti e dallo stampo quasi neoclassico, degne dei due grandi nomi che vi sono sulla copertina del disco. I ritmi rimangono veloci e cavalcanti e nuovamente viene proposta una ricetta nota: chitarre pulite in clean sulla strofa e un ritornello distorto in un classicheggiante crescendo melodico. Ripetete questo procedimento due volte, metteteci un assolo di chitarra e ripetetelo ancora: ora In the Hands of Time è fatta! Tralasciando quindi l'episodio carino, ma decisamente poco originale, andiamo avanti con delle tastiere opinabili che aprono Solid Ground e che fortunatamente lasciano spazio ad una chitarra più convincente. Il mood creato dal pezzo è piacevole e più originale rispetto a quanto sentito precedentemente, lasciando di tanto in tanto un vago tocco di orientaleggiante che dona una nota di varietà. Il singolo scelto per promuovere il disco è la traccia seguente ed oggettivamente, a mio avviso, Lady of Winter è la punta di diamante del lotto. Niente di innovativo, ma sicuramente qualcosa dalle atmosfere veramente azzeccate questa volta, più pesanti e con delle linee melodiche più profonde ed emotivamente toccanti. In quest'ultimo brano le voci fanno faville e il pianoforte cadenza il respiro armonico della canzone egregiamente, integrandosi con delle ritmiche più heavy e tipiche del metal classico che del power.

Passa così la prima parte del nuovo platter, un po' nella stessa maniera nella quale giriamo la nostra quarta carta: un bel Jack. Avremmo voluto vedere qualcosa di meglio, ma poteva anche andare peggio. L'esperienza è piacevole, ma non esaltante e a vedere come finirà, ci penserà lo scoprirsi della quinta carta.

Dream About Tomorrow spinge nuovamente il disco a tempi più veloci, proponendo una formula già sperimentata, che non aggiunge nulla di notevole né al disco né al genere di certo. Hymn to the Fallen scorre in un midtempo, a mio personale avviso, più adatto alle voci dei cantanti e maggiormente ispirato. Le atmosfere si incupiscono leggermente, perdendo quell'aria di leggerezza che vi era nella prima parte del disco e segue infatti, sulla stessa scia della precedente canzone, The Great Divide. La titletrack rende le sonorità più solenni e imponenti, presentando una linea melodica che si ripete numerose volte, sfociando in un intermezzo con un assolo di chitarra davvero bello. Sia la scelta degli effetti che l'approccio più lento all'esecuzione sono due elementi che caricano molto il pathos del momento. Il tutto prosegue in maniera discretamente omogenea, lasciando una prova non esattamente convincente, come Reaching For the Stars, che risulta un po' anonima. La conclusiva Bittersweet alza il livello medio della seconda metà del disco, proponendo forse la prova in cui le voci, sia per l'arrangiamento che per il missaggio audio, risaltano di più. Un pianoforte dolce e brillante apre così la ballad, che nella sua semplicità si fa ascoltare molto bene, convincendo e lasciandoci un vago sapore di dolcezza in bocca, visto che tutto sommato il resto di questo finale non è stato granché.

Arrivati al momento del giudizio giriamo la quinta carta che decide le battute finali della nostra partita: è un impacciato quanto inutile Otto, che rovina le attese e le grandi aspettative che ci eravamo fatti con quel tris di Re. Non molto convinti del nostro risultato andiamo comunque a tirare le somme e a vedere i punti dei nostri avversari.

La produzione del disco risulta ottima, molto pulita e con una naturale propensione verso il guitar work. Le voci di Russell Allen e Jorn Lande sono mastodontiche e meravigliose come sempre. Potenti, capaci di buttare giù una parete con una cassa e un microfono e danno spettacolo con estrema naturalezza. Tuttavia, nonostante vocalmente abbia apprezzato il lavoro svolto, mi è venuta in mente una considerazione: ha senso accostare due voci così simili, dai registri e dall'impostazione così vicina? Per quanto oggettivamente la formula funzioni, nel tempo le cose non cambiano molto e la proposta alla lunga non brilla di certo d'originalità, lasciando diverse ombre alle spalle del lavoro svolto. Lo stesso artwork può essere preso come manifesto di tutto quello di cui abbiamo parlato. Chi ha seguito il progetto Allen/Lande, fin dai suoi esordi nel 2005, avrà notato una clamorosa analogia con tutti i disegni dei quattro dischi usciti sotto questo nome: la scena di due creature, in ambientazione puramente fantasy, che si scontrano violentemente. La copertina di questo disco, tanto epica quanto ampiamente prevedibile, è l'essenza del progetto: una lotta di certo epica e trascinante, tuttavia infinita e destinata ancora a non dare elementi di svolta che ci possano stupire.

Insomma la conclusione dell'esperienza, è ovviamente parafrasabile al finale della partita di poker e giunge dove volevo arrivare: nonostante il tris di Re, che era un ottimo presupposto, la mano non l'abbiamo vinta. È bastata una scala dall'Otto alla Donna per metterci fuori gioco: degli elementi ben legati, con un filo logico e affiatati hanno prodotto un risultato migliore. Il tutto è un vero peccato, poiché con quelle carte in mano e di conseguenza con quella formazione, il binomio Allen/Lande poteva produrre un platter qualitativamente immenso. La presenza di luci e ombre tuttavia è costante e la staticità del genere non rende ancora gloria ai nomi dei musicisti presenti. Anche se non è andata male, questa volta il quarto Re non è uscito. Riusciremo a fare poker con la prossima mano?



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
83 su 6 voti [ VOTA]
lux chaos
Lunedì 11 Maggio 2015, 23.20.59
10
Sarà che vado a periodi come gusti, ma nella sua semplicità questo disco mi ha esaltato come pochi negli ultimi mesi. Sinceramente non c'è una sola canzone che definirei filler e alcune sono vere e proprie perle che mr. Tolkki non scriveva da anni (ma tanti anni)...poi il tutto è nobilitato da queste due voci DIVINE (in particolare Jorn)...per me questo da 10 piste al precedente. Gran bella sorpresa, 80 per me
Mauroe20
Domenica 5 Aprile 2015, 15.30.06
9
Linee melodiche scontate,ma Tolkki con il suo songwrit l' ho sempre gradito molto.Questo disco mi e' piaciuto parecchio,il progetto stava cominciando a stufare.Voto 75
HeroOfSand_14
Sabato 6 Dicembre 2014, 18.51.42
8
Ho ascoltato qualche canzone sul tubo, ed il sapore che mi hanno lasciato in bocca ė di qualcosa di insipido. Due voce fenomenali, come fai a non creare un capolavoro? Tollki non ci ha stupito dopo i singoli, sta proprio continuando ad autoplagiarsi, creando canzoni tutte simili per struttura. Rimangono i due cantanti eccezionali, ma se non sono supportati da melodie quantomeno diverse dal solito, non si va da nessuna parte (anche se le parti di chitarra meritano). Un plauso a Michele perché l'analogia col poker ėmolto interessante e precisa, bravissimo!
MARCHOFPROGRESS
Venerdì 5 Dicembre 2014, 19.44.52
7
continui plagi di mister Tolkki
Raze
Martedì 2 Dicembre 2014, 20.40.39
6
Lady of winter, per quanto bella possa essere, non ricorda un filinoinoino Edge of thorns dei Sava?
Hansen77
Lunedì 1 Dicembre 2014, 9.42.21
5
complimenti a Michele.
Michele "Axoras"
Sabato 29 Novembre 2014, 20.31.38
4
Ciao ragazzi, grazie per i complimenti. Questa volta volevo provare un nuovo format, un incrocio fra recensione e racconto. E' una maniera più visiva e scorrevole forse per scrivere una recensione ... non so, ho ancora bisogno di sperimentare un pochino. Intanto sono contento vi sia piaciuta e vi ringrazio, alla prossima !
Radamanthis
Sabato 29 Novembre 2014, 20.19.24
3
Mi è piaciuta la rece di Michele, complimenti. Purtroppo karlsson era un'altra cosa a livello di songwriting, ma questo disco non è per nulla male. Lady of winter è tra le piu belle canzoni composte da Tolkki negli ultimi anni e da sola alza il voto di qualche punto. Sono comunque in linea con Michele anche x il voto. 75
Fango
Sabato 29 Novembre 2014, 15.53.09
2
Il disco non è male,però preferisco quelli precedenti con Karlsonn...Solid Ground il mio pezzo preferito...per il voto sono d'accordo con il recensore
xXx
Sabato 29 Novembre 2014, 15.13.45
1
molto bella la recensione, bravo axoras! il disco è bello e mi è piaciuto. la mia canzone preferita è lady of winter. il voto x il disco 77
INFORMAZIONI
2014
Frontiers Records
Power
Tracklist
1. Come Dream With Me
2. Down From the Mountain
3. In the Hands of Time
4. Solid Ground
5. Lady of Winter
6. Dream About Tomorrow
7. Hymn to the Fallen
8. The Great Divide
9. Reaching For the Stars
10. Bittersweet
Line Up
Russell Allen (Voce)
Jorn Lande (Voce)
Timo Tolkki (Chitarre e Basso)
Jami Huovinen (Batteria)
 
RECENSIONI
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