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Helion - Duat`s Calling
( 2371 letture )
Attivi sin dal 2009, gli Helion hanno dovuto attendere a lungo prima di pubblicare il primo EP: Massimiliano Cirelli, chitarrista, cantante e membro fondatore, ha dovuto infatti fare i conti con un completo cambio di formazione prima di trovare una line-up stabile che potesse tradurre in canzoni vere e proprie il materiale composto durante gli anni. Dopo un lustro viene pubblicato questo Duat's Calling, un vero fulmine a ciel sereno nel panorama underground italiano: ben lungi dall'essere un comune autoprodotto, questa uscita si distingue, oltre che per l'elevata qualità, anche per la grande professionalità che trasuda da ogni nota.

Gli Helion suonano un technical/brutal death metal con eccellenti influenze mediorientali, traendo ispirazione principalmente dagli imprescindibili Nile, con qualche piccolo accorgimento che fa tornare in mente anche band come i Melechesh (The Way of Stars). Per quanto l'influenza specialmente dei padri del cosiddetto "ithyphallic metal" sia ancora ben riconoscibile, le grandissime qualità del quartetto bergamasco fanno sì che le composizioni non siano dei semplici collage di citazioni, bensì piccoli gioiellini a sé stanti, in grado di soddisfare pienamente qualsiasi fan del genere proposto. In questo senso, oltre alla capacità compositiva che sarà trattata più avanti, contribuiscono le grandi abilità tecniche dei ragazzi: Massimiliano ed Oscar Giavazzi alle chitarre sono una coppia devastante, precisissima, in grado di snocciolare riff su riff tecnicamente e ritmicamente assai complessi, così come gli assoli che sono anche graziati da un gusto melodico ed atmosferico fuori dal comune per una band alla prima uscita. È ottima poi la sezione ritmica, con Cristiano Marchesi al basso e Davide Moioli alla batteria: in particolare, quest'ultimo è una vera macchina da guerra dietro le pelli e sicuramente la sua performance è una delle più impressionanti che io abbia avuto modo di sentire in una band relativamente giovane negli ultimi anni, tra blast beat vertiginosi e fill di piatti da lasciare a bocca aperta (parlo veramente di materiale che ha poco da invidiare a sua maestà George Kollias!). Molto buona la produzione, altamente professionale come si diceva qualche riga più su: le chitarre sono potenti, definitissime, ottimamente mixate in modo da conservare la loro indipendenza chiave. La batteria ha un suono al passo con i tempi ma (miracolo!) molto organico e non eccessivamente triggerato; ci sarebbe da fare solo un appunto sul rullante, che avrei gradito leggermente più prominente. Un lavoro impeccabile viene invece svolto dalle voci, mentre il basso elettrico avrebbe beneficiato di un maggiore volume, perché quando Cristiano non suona linee fortemente indipendenti si tende a perderlo un po' nell'inferno chitarristico e questo è un peccato, considerata la bilanciata equalizzazione che rende il tono dello strumento molto omogeneo sulle varie frequenze.

Dopo una breve intro, l'EP parte subito con Pyramids Cult che, come si capisce anche dal titolo, è la canzone di impostazione più spiccatamente Nile-ana del lotto: immediatamente colpisce la ricchezza atmosferica, che trascina l'ascoltatore nelle sabbie immote tra le grandi tombe dei faraoni. Possiamo apprezzare la grande qualità dei riff: molto spesso le due asce si slegano e non solo per "banali" armonizzazioni, di grande spessore, ma per costruire un riffing più ricco e complesso in una maniera che riporta alla mente, all'ascoltatore attento, le cervellotiche partiture degli Spawn of Possession; le voci dei due chitarristi, per quanto nel complesso svolgano una funzione leggermente subordinata alla componente strumentale, appaiono taglienti e profonde al punto giusto da farsi ascoltare con grande piacere. Nella seconda parte del brano, i tempi (prima generalmente sostenuti, anche se i nostri cambiano ritmo spesso e volentieri) si fanno un po' più lenti per lasciare spazio ad una grande battaglia di assoli che chiude la canzone su una nota altissima. The Way of Stars riporta alla mente atmosfere più cosmiche, che ricordano i Cerebrum (nei quali pure militava George Kollias); in questo pezzo si fanno apprezzare le linee di basso di Cristiano, maggiormente slegate ed in grado di arricchire il tessuto melodico in maniera soddisfacente. Gran parte dei riff gioca su accordi fortemente evocativi e generalmente la canzone mantiene queste caratteristiche, per quanto non manchino assalti molto tirati. La vera gemma di questo EP, però, è la colossale title track, un monolite da quasi dodici minuti che mai avrei pensato di trovare nel primo lavoro di una band. I primi minuti del brano sono un continuo crescendo, un bombardamento incessante di tecnica e ferocia con una sapientissima gestione dei tempi che accelerano e rallentano con lungimiranza; poi, a circa tre minuti, esplode un concentrato di epica incredibile, che mi ha lasciato basito ai primi ascolti e non smette di farlo volta dopo volta per la sua intensità e per il suo gusto melodico sopraffino. Una sezione interamente armonizzata, con il basso predominante sullo sfondo, prelude ad un bell'assolo e quindi ad un intermezzo atmosferico con evocativi sample di pianoforte. Poco prima degli otto minuti rientrano le chitarre per un solo di grande bellezza che richiama, assieme all'accompagnamento, una sorta di Stairway to Heaven in salsa astro-archeologica: se non mi credete, ascoltate, è l'ennesima sorpresa di un brano che a volte non si concepisce nemmeno dopo anni di carriera. Il finale della canzone si adagia ancora su riff molto melodici, pur ritornando al metal estremo specialmente con la batteria, che accompagna il tutto con una doppia cassa a mitragliatrice; le ultime battute ritornano alle figure usate nel primo minuto per poi concludere.

Sicuramente Duat's Calling rappresenta un'opera prima fuori dal comune, molto matura e praticamente priva di difetti. Non si può fare altro che consigliare a tutti gli appassionati di tenere d'occhio questa band, in assoluto una delle più promettenti dell'underground italiano. Li aspettiamo al varco con un full length ancora più personale ed epico, che lasci il segno e permetta agli Helion di godere di tutta la considerazione che meritano.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
86 su 7 voti [ VOTA]
Mattia klaatu
Lunedì 5 Gennaio 2015, 16.00.06
2
grandi dal vivo!! VAI CRISTIANO!!
Botte!
Venerdì 2 Gennaio 2015, 20.32.05
1
Ottima recensione, l'EP è veramente spettacolare, decisamente sopra la media sotto ogni punto di vista, e dal vivo non sbagliano un colpo. Consigliatissimi!
INFORMAZIONI
2014
Autoprodotto
Technical Death Metal
Tracklist
1. Intro
2. Pyramids Cult
3. The Way of Stars
4. Duat's Calling
Line Up
Massimiliano Cirelli (Voce, Chitarre)
Oscar Giavazzi (Voce, Chitarre)
Cristiano Marchesi (Basso)
Davide Moioli (Batteria)
 
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