|
26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
|
|
|
( 2042 letture )
|
Capita, a volte, di imbattersi in lavori talmente spiazzanti da richiedere numerosi ascolti non solo per formulare un proprio giudizio, soggettivo o oggettivo che sia, ma anche soltanto per inquadrare la musica proposta in una cornice comprensibile. Non necessariamente l’album in questione, oltre ad essere spiazzante e di difficile catalogazione, risulta anche straordinario, limitandosi magari ad essere semplicemente un’opera dignitosa ed interessante, ma va quantomeno reso merito a chi, al giorno d’oggi, tenta di proporre qualcosa di non stereotipato. E’ proprio questo il caso dei Lothus Thief, duo californiano composto dalla vocalist e polistrumentista Bezaelith e dal batterista ed egualmente impegnato al microfono Otrebor, già visti all’opera con i Botanist. La miscela sonora proposta nell’albuym Rervm è un miscuglio a tratti impazzito di generi fra i più disparati: accenni ambient, space rock, pennellate psichedeliche, passaggi vagamente grunge, atmosfere post-metal. Gli Alcest costituiscono forse il termine di paragone più facile ed immediato, ma qui e là si respirano indifferentemente Alice in Chains, specie nei passaggi vocali e Pink Floyd, per quanto chiaramente si parli di band dalla caratura tecnica completamente di un altro pianeta. Un’ulteriore particolarità è costituita dalla struttura dell’album e dai suoi testi: le tracce sono sei e costituiscono una versione musicata del De rerum natura, il celebre poema epico-didascalico in esametri dello scrittore latino Tito Lucrezio Caro, composto appunto proprio da sei libri. Inoltre, così come ciascun libro del poema tratta un aspetto peculiare della realtà, si può dire che ognuno dei sei brani mette in mostra un’anima sonora diversa.
Hunc igitur terrorem animi tenebrasque necessest non radii solis neque lucida tela diei discutiant, sed naturae species ratioque (…) Haud igitur penitus pereunt quaecumque videntur, quando alit ex alio reficit natura nec ullam rem gigni patitur nisi morte adiuta aliena.
Occorre dunque che l'errore dell'animo e queste tenebre non siano dissolte dai raggi del sole, né dai lucidi dardi del giorno, ma dall'aspetto e dall'intima legge della natura (…) Dunque ogni cosa visibile non perisce del tutto, poiché una cosa dall'altra la natura ricrea, e non lascia che alcuna ne nasca se non dalla morte di un'altra.
Aternvm, che apre Rervm, viene inaugurata da un crescendo musicale tuttavia molto delicato, punteggiato dai piatti della batteria e da brevi passaggi di chitarra e tastiera, prima che un riff muscolare e squadrato, vagamente Alice in Chains, imprima un mutamento improvviso alla sua struttura. Le voci combinate dei due, che creano un effetto intrigante, se non proprio originale, arrivano forse con un pizzico di ritardo, dopo un passaggio vagamente ambient dove regna incontrastato il basso. Successivamente la batteria accelera imprimendo un’ulteriore svolta, ma gli altri strumenti non la seguono, tessendo un sottofondo più malinconico, prima che il riff pesante venga ripreso ed il brano si mostri in tutta la sua potenza. In sostanza, Aternvm è sicuramente troppo lunga, ma mostra alcuni passaggi di bellezza davvero sorprendente. Il testo cita in modo quasi letterale i due passi surrichiamati del De rerum natura, di ispirazione squisitamente epicurea, che mettono appunto al centro di tutto le leggi durature ed immutabili della natura e dell’universo.
Nam vel uti pueri trepidant atque omnia caecis in tenebris metuunt, sic nos in luce timemus inter dum, nihilo quae sunt metuenda magis quam quae pueri in tenebris pavitant finguntque futura. hunc igitur terrorem animi tenebrasque necessest non radii solis neque lucida tela diei discutiant, sed naturae species ratioque.
Difatti, come i fanciulli trepidano e tutto temono nelle cieche tenebre, così noi nella luce talora abbiamo paura di cose che per nulla son da temere più di quelle che i fanciulli nelle tenebre paventano e immaginano prossime ad avvenire. Questo terrore dell'animo, dunque, e queste tenebre non li devono dissolvere i raggi del sole, né i lucidi dardi del giorno, ma l'aspetto e l'intima legge della natura.
Miseras parte da subito in modo più lugubre e pesante, nonché più convincente, con la sezione ritmica in primo piano e la chitarra incisiva non solo nei suoi riff; le due voci, al solito pacate ed eteree, declamano i propri versi con piglio più deciso, insinuandosi nelle teste degli ascoltatori, mentre la musica via via attiene ad uno stile più tipicamente metal; la musica si prende dunque il compito di guidare gli esseri umani al di fuori delle tenebre e dei loro timori, ribadendo nuovamente la superiorità ed il primato della natura. Discere Credas è complessivamente più compatta e si basa nuovamente sulle trame della chitarra, con la batteria che per una volta mantiene il ritmo abbastanza simile a quello delle sei corde, pur non rinunciando a qualche accelerazione man mano che il brano avanza. Il testo, in questo caso, cita meno letteralmente l’opera latina, ma ne riprende ovviamente alcuni passaggi, spiegando la dipartita dell’anima dal corpo umano e la composizione dell’anima stessa, formata da minuscoli semi. E’ poi la volta di Lux, uno dei pezzi più convincenti di tutto l’album, tale grazie ad un uso intelligente del pianoforte e a linee vocali che, per quanto a tratti indubbiamente ripetitive, colpiscono per bellezza e per la capacità di trasportare l’ascoltatore su lidi suggestivi. L’argomento, stavolta, è costituito dai sensi umani e, in generale, dalle percezioni sensoriali e sentimentali, amore compreso. Ad un brano tanto atmosferico fa seguito chiaramente uno più maligno, Discordia, con vocals sussurrate e passaggi che, seppur egualmente malinconici ed ambient, sfociano poi al contrario in sezioni muscolari e di considerevole pesantezza. Il mondo, ci informano i Lothus Thief, non è eterno e, così come ha avuto un inizio, è destinato prima o poi ad andare incontro alla sua inevitabile distruzione. A chiudere un album intrigante, seppur non privo di difetti, provvede Mortalis, altro brano decisamente riuscito, che tratta della natura intimamente insoddisfatta ed ansiosa dell’uomo, che tende a possedere sempre di più anche quando ha ciò di cui ha più bisogno per sopravvivere. Per molti versi, il brano riprende la struttura di Discordia: del resto, anche il De rerum natuera è composto di sei brani, divisi in tre diadi dal contenuto similare.
Come detto, l’album non è esente da difetti: l’eccessiva lunghezza, la prolissità di alcune soluzioni e la varietà non eccezionale delle linee vocali possono scoraggiare più di un ascoltatore ed indubbiamente non permettono all’album di risultare davvero grande. Al tempo stesso, di pregi Rervm ne ha a iosa: si cimenta con un testo di improba difficoltà, ne rende per quanto possibile la struttura e le atmosfere, ne veicola il messaggio mediante una singolare commistione di stili musicali che, se non sono sempre amalgamati alla perfezione, quantomeno risultano interessanti e suggestivi. E’ chiaro che per il prossimo album bisognerà limare un po’ i difetti suaccennati, per comporre un lavoro di livello davvero elevato, ma i presupposti ci sono tutti. Magari, visto che siamo in tema, un po’ di brevitas di oraziana memoria sarebbe più che benvenuta.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
Bello. Non facilissimo ma si sente subito che il songwriting è piacevole. Non ho trovato tutto questo "spiazzante" come cita il recensore, a parte alcune cambi improvvisi di "status" della canzone (come se ne iniziasse un'altra) e inserimenti vari di rumori, spari, ecc. Comunque piacevole. Au revoir. |
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
Album intrigante che vedrò certamente di ascoltare. Per il momento segnalo la copertina, veramente bellissima. Complimenti per la recensione, a mio avviso fatta benissimo. Au revoir. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Aeternvm 2. Miseras 3. Discere Credas 4. Lvx 5. Discordia 6. Mortalis
|
|
Line Up
|
Bezaelith (Voce, Chitarra, Basso, Synth) Otrebor (Voce, Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|