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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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( 1348 letture )
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Ammetto che la prima impressione che ho avuto di Dreamchaser dei Victorius non è stata delle migliori, e solo ascolti ripetuti mi hanno fatto cambiare parzialmente giudizio, trovando comunque del buono nel prodotto dei Nostri. Partiamo dalle presentazioni: la band proviene dalla Germania e propone un power speed metal tradizionale che spinge spesso e volentieri l’acceleratore verso velocità e composizioni in stile Dragonforce. La band, che come si può notare dalle foto è composta da cinque ragazzi molto giovani, debutta nel 2013 con l’album The Awakening, si crea subito un certo seguito nell’underground e riesce a supportare i Freedom Call in molte date del tour tedesco. La collaborazione con la band di Chris Bay prosegue anche con il disco in oggetto, che infatti è prodotto dal chitarrista Lars Rettkowitz.
A livello di sound ed esecuzione Dreamchaser è ineccepibile, tanto perfetto e bombastico che la sensazione che ci sia un po’ troppa post produzione e tecnologia dietro è forte, soprattutto per quello che riguarda la batteria, ma al di là di qualche perplessità sul sound ciò che influisce in modo negativo sono alcune composizioni troppo standard che si rifanno a dei cliché stra abusati. Pensando al power metal è facile cadere in dichiarazioni del genere; sempre parlando di Freedom Call non si può certo negare che anche Bay e soci non siano legati ad uno stile già sentito e povero di innovazione, ma se il gruppo di Warriors of Light è comunque sempre riuscito a farsi apprezzare con pezzi ed album frizzanti e coinvolgenti, i Victorius peccano in parte proprio sul versante del songwriting e dei cliché stra-abusati. Alcuni esempi sono i brani Dragonheart e Dreamchaser, belli ma con una forte sensazione di già sentito, dai riff alle liriche che sono copia-incolla di altri brani, passando per gli arrangiamenti un po’ troppo semplici -per quanto il tutto scorri via piacevole-, lunghi accordi di chitarra e cavalcate in palm muting e passaggi di tastiera dal sapore barocco. Questa una delle formule usate. Tuttavia, bisogna anche dire che i soli di chitarra sono ben costruiti, bilanciati tra tecnica, gusto e melodia ed anche la prova vocale di David Baßin è ineccepibile, trovandosi a suo agio su tonalità medio alte ma senza mai arrivare a strafare (e annoiare) per dimostrare la sua indubbia capacità di arrivare in alto. In Twilight Skies emergono le forti influenze di Dragonforce per l’uso smodato di velocità e doppia cassa, e degli Stratovarius per le melodie catchy e semplici. Day of Reckoning si rifà sempre al power speed più tradizionale, ma si intravede soprattutto nel ritornello un po’ di varietà (non certo innovazione); i rallentamenti ed il coro non scontato spezzano un po’ il ritmo, molto belli sono anche i soli di chitarra, che promuovono a pieni voti i due axemen Sebastian Rasch e Dirk Schaersich. Semplici nelle strutture, ma efficaci e funzionali, sono Battalions of the Holy Cross e la più cadenzata ed epica Blood Alliance. Con le veloci Speedracer e Where Ravens Fly torniamo pesantemente su melodie, riff e un refrain che sanno tanto, troppo, di già sentito. Black And White, grazie a qualche stop ed un riffing più ritmato, offre spunti interessanti, anche a livello melodico per quanto riguarda le linee vocali, in particolare quelle del refrain, pur restando in territori power già conosciuti. Chiude l’immancabile ballad, che si rivela uno dei brani migliori del disco: Silent Symphony ci concede cinque minuti romantici senza scadere nel mieloso, tutto è al posto giusto, dalle chitarre, agli arrangiamenti, ad un ritornello azzeccato, con un’interpretazione sentita di David Baßin, e finalmente ci sentiamo scuotere, emozionare, cosa che purtroppo in molti brani precedenti non succedeva.
Un disco riuscito dal punto di vista esecutivo e dalla produzione perfetta, ma con luci e ombre per quel che riguarda il songwriting. Considerando la giovane età e l’alto livello tecnico di tutti e cinque i ragazzi sarebbe sufficiente sforzarsi un pochino di più, dando un tocco di personalità alle composizioni e cercando di staccarsi da alcuni cliché. Dreamchaser è comunque consigliato agli oltranzisti del power speed senza compromessi, a tutti coloro che aspettano speranzosi una Speed of Light degli Stratovarius o una Dragon Lies Bleeding degli Hammerfall. Per tutti gli altri è un disco piacevole, ma che lascia un po’ di amaro in bocca. Tuttavia, con la giusta maturazione, i Victorius potrebbero in futuro far parlare di loro.
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1
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molto meglio della scarna recensione |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Twilight Skies 2. Day of Reckoning 3. Dragonheart 4. Fireangel 5. Dreamchaser 6. Battalions of the Holy Cross 7. Blood Alliance 8. Speedracer 9. Where Ravens Fly 10. Black and White 11. Silent Symphony
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Line Up
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David Baßin (Voce) Sebastian Rasch (Chitarra, Cori) Dirk Schaersich (Chitarra) Andread Dockhorn (Basso) Patrick Ziege (Batteria)
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RECENSIONI |
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