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Arstidir Lifsins - Aldafǫðr ok munka dróttinn
( 2914 letture )
Al termine dello scorso anno, praticamente senza nessun tipo di preavviso, gli Árstíðir Lífsins annunciano la pubblicazione del terzo full-length personale intitolato Aldafǫðr ok munka dróttinn, il quale si presenta in un doppio CD confezionato in una pregevole edizione digipak, artisticamente molto più semplice rispetto alle due uscite precedenti, ma allo stesso tempo anche molto più economica. Le registrazioni di questo album si sono svolte presso gli studio Skógarnes e Listaháskóli in Islanda e presso lo studio Ton13 in Germania esattamente nel periodo tra maggio e novembre del 2013, quindi ad un anno di distanza dalla pubblicazione dell’ottimo Vápna lækjar eldr. Il tutto è stato masterizzato e mixato nello studio personale (Klangschmiede Studio E) di Markus Stock, fondatore della Prophecy Productions e di alcune band storiche quali Empyrium e The Vision Bleak. L’artwork, decisamente in linea con le copertine precedenti, è opera di Christopher Duis, il quale collaborò già in passato con la band nel ruolo di percussionista. Il booklet è praticamente diviso in due parti: la prima metà contiene tutte le liriche in lingua islandese scritte con lo stile di un manufatto antico; la seconda metà invece contiene i testi scritti in maniera leggibile, oltretutto con tanto di traduzione in lingua inglese. Le tematiche sono come al solito legate alla mitologia norrena e a storie relative ad essa, con molte strofe provenienti proprio dalla poesia scaldica.

Passando a qualcosa di più tecnico notiamo il grande lavoro svolto in sede produzione: la coesione tra strumenti elettronici e non, sottolineando la pulizia del suono di questi ultimi, è uno dei tanti aspetti positivi di questa uscita. Il tutto è perfettamente udibile e ben calibrato, con batteria, chitarra e basso che creano un invalicabile muro sonoro. In sostanza siamo nuovamente di fronte al singolare sound degli Árstíðir Lífsins, piuttosto “arido” ma comunque piacevole ed avvolgente all’ascolto.

Per definire lo stile musicale che costituisce la totalità delle composizioni è necessario trattare un brano per volta, a cominciare dal primo disco e dalla prima Kastar heljar brenna fjarri ofan Ǫnundarfirðinum, introdotta soavemente da archi, corni e parti parlate in un misto tra canto e narrazione. La chitarra acustica fornisce una sorta di ponte che permette a queste emozionanti parti vocali di integrarsi al meglio con la componente metal della band. Durante queste fasi iniziali la ritmica è lenta e i brevi up-tempos servono esclusivamente a donare più impatto alle melodie. Il pezzo è una continua progressione tra parti narrate e momenti di pura musica estrema, dove gli Árstíðir Lífsins mettono in campo soluzioni ben congegnate e mai banali. La seguente Knǫrr siglandi birtisk á löngu bláu yfirborði migliora l’introduzione precedente aggiungendo qualche elemento di carattere ambient: ciò che si crea è una stupenda scenografia creata dal possente cantato in pulito e dalle tastiere; la successiva entrata in scena dello scream spezza momentaneamente l’epicità inizializzando una fase del brano più malinconica e riflessiva. La seconda metà della canzone, inizialmente costituita dai soli violini, è contraddistinta da un climax ascendente tra i migliori dell’intero album, dove i maggiori protagonisti sono il riffing e il cantato, che nota dopo nota diventano sempre più violenti e gratificanti all’ascolto. La terza Þeir heilags dóms hirðar, al contrario delle precedenti, parte subito con il botto esibendo il classico black metal targato Árstíðir Lífsins: le trame melodiche sono particolarmente articolate e si intrecciano alla perfezione con i diversi tipi di cantato proposti dalla band. Questi quattordici minuti di musica vengono gestiti con estrema classe sotto tutti i punti di vista, a cominciare dagli inserti acustici fino ad arrivare alle parti più veloci e tirate. Probabilmente durante un ascolto meno attento gli attimi finali potrebbero risultare un po’ anonimi, ma prestando più attenzione notiamo come i Nostri lascino che sia la semplice musica ad esprimere il proprio potenziale, utilizzando la componente vocale con più moderazione rispetto al solito. La quarta Úlfs veðrit er ið CMXCIX si lega alla precedente soprattutto per quanto i riguarda i lunghi riff in stile doom, ai quali vengono aggiunte parti cantate utili a creare un’atmosfera quasi eterea. Le tastiere si mettono nuovamente in evidenza e viene posta molta attenzione alle parti narrate e alla cura della musica attorno ad esse. La traccia conclusiva del primo CD si intitola Máni, bróðir Sólar ok Mundilfara e rappresenta più che altro un’epica introduzione ai quattro capitoli successivi.

Il secondo disco si apre con Tími er kominn at kveða fyrir þér, senza dubbio la canzone più elegante dell’intera opera grazie al connubio costituito da voce in pulito e base neo-folk. Questi attimi puramente eterei vengono immediatamente spazzati via da Norðsæta gætis, herforingja Ormsins langa, la quale esprime al massimo il lato epico della musica degli Árstíðir Lífsins, in questo caso arricchita da evidenti influenze viking metal. L’ottava Bituls skokra benvargs hreggjar á sér stað associa al classico sound della band un carattere più cupo ed introspettivo, con melodie evidentemente più dilatate e senza dubbio più incisive sotto l’aspetto emotivo e sonoro; gli ultimi minuti di questo brano sono semplici attimi di pura intensità musicale che evidenziano una qualità al di sopra della media. La conclusiva Sem lengsk vánar lopts ljósgimu hvarfs dregr nærri si basa su mid-tempos e assomiglia quasi ad una marcia per accompagnare l’ascoltatore alla chiusura e, di conseguenza, al termine del viaggio costituito da questo grande album.

Come detto in precedenza Aldafǫðr ok munka dróttinn è un affascinante viaggio musicale che solamente il particolare sound degli Árstíðir Lífsins è in grado di regalarci. Gli ottanta minuti che costituiscono quest’opera scorrono con estremo piacere e senza un solo attimo stanca. L’album è indubbiamente l’ennesima dimostrazione delle capacità artistiche di questo trio di musicisti e ritengo che i Nostri abbiano compiuto un decisivo passo in avanti rispetto alle uscite passate. In breve si tratta di un disco da ascoltare e apprezzare, i fan del genere e della band non ne resteranno assolutamente delusi.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
92.42 su 7 voti [ VOTA]
Malleus
Mercoledì 27 Gennaio 2016, 11.42.43
3
Capolavoro
Graziano
Lunedì 9 Marzo 2015, 22.05.05
2
Una delle poche band veramehte interessanti degli ultimi anni. Una perfetta commistione tra black, folk ed epica. Meravigliosi.
Theo
Venerdì 13 Febbraio 2015, 18.34.37
1
Uno dei dischi più belli del 2014, ed è incredibilmente affascinante come i due dischi messi insieme, all'ascolto, sembrino durare meno di molti dischi singoli di altre band dal minutaggio notevolmente inferiore. Due aggettivi per gli Arstidir Lifsins: affascinanti ed unici, con un monicker tanto impronunciabile quanto bella è la musica proposta. Tra l'altro sono totalmente in linea con il voto della rece, di sicuro è un disco che può solo che crescere data la qualità complessiva di arrangiamenti, suoni e vasta strumentazione impiegata. Un must-have, poco ma sicuro; per me anche più bello dei loro primi due (bellissimi) dischi.
INFORMAZIONI
2014
Ván Records
Folk/Black
Tracklist
CD1:
1. Kastar heljar brenna fjarri ofan Onundarfirðinum
2. Knorr siglandi birtisk á löngu bláu yfirborði
3. Þeir heilags dóms hirðar
4. Úlfs veðrit er ið CMXCIX
5. Máni, bróðir Sólar ok Mundilfara

CD2:
1. Tími er kominn at kveða fyrir þér
2. Norðsæta gætis, herforingja Ormsins langa
3. Bituls skokra benvargs hreggjar á sér stað
4. Sem lengsk vánar lopts ljósgimu hvarfs dregr nærri
Line Up
Marsél (voce, cori, cantastorie)
Stefán (chitarra, basso, voce, cori)
Árni (batteria, viola, violoncello, voce, cori)

Musicisti Ospiti:
Teresa (cantastorie)
Sveinn (tastiera, corno)
Guðbjartur Hákonarsson (violino, viola)
 
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