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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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( 3401 letture )
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A otto mesi dall’altisonante ritorno dei polacchi con la pubblicazione del chiacchierato e singolare The Satanist, Nergal e suoi danno alle stampe il 7” Xiądz, edito per l’etichetta New Aeon Musick, che gestisce alcune uscite esclusive dei soli Behemoth stessi. The Satanist aveva dimostrato l’ormai palese interesse dei Behemoth verso una forma di black/death più atmosferico, oscuro ed evocativo, in contrasto rispetto alle uscite degli ultimi 10 anni che li hanno portati al successo planetario con album estremi, brutali e incentrati su un assalto batteristico a mitragliatrice che ha non poco ridefinito gli stilemi dell’estremo, perlomeno in quell’ambito. Come già avevano fatto intuire i molti passaggi doom-oriented di Evangelion, che presentava molti pezzi lenti e solenni, peraltro proposti live fino allo sfinimento, The Satanist ha continuato almeno in parte su quella specifica falsa riga, mostrando notevoli pregi ma anche non trascurabili debolezze, a livello compositivo ed espressivo in primis.
Avendo generalmente apprezzato il taglio stilistico dei Behemoth più recenti, evidentissimo anche in sede live e ben sposato con la proverbiale teatralità dei polacchi, mi sono apprestato con curiosità all’ascolto di questo nuovo EP Xiądz, aspettandomi un nuovo approfondimento delle sonorità più atmosferiche recentemente abbracciate, ma con la compattezza di un mini-album, che di certo più difficilmente potrebbe soffrire di un ristagno interno di idee. In effetti l’intento musicale di questo appare immediatamente evidente, lo era a tutti gli effetti anche leggendo tra le righe nella decisione di riproporre la cover della mistica Moonspell Rites, uno dei pezzi più evocativi della loro carriera e peraltro ben tributata in questa registrazione attualizzata.
La prima traccia dell’EP, l’impronunciabile Nieboga Czarny Xiądz, viaggia su tempi pacati, mentre le chitarre descrivono tratteggi oscuri, melodie eteree e solismi indubbiamente ricercati e riusciti, che mostrano la vena più atmosferica dei Behemoth al massimo della propria forma e resa, sospinta da un drumming solenne e arricchita dall’empatica prestazione vocale di Nergal, particolarmente espressiva come nell’ultimo full del gruppo. L’altro inedito Towards The Dying Sun We March rimanda ancora più al periodo più intrinsecamente black metal del gruppo, assestandosi anche in questo caso su tempistiche più lente, ma giocando su riff e melodie più tese ed insistenti, con un riffing decisamente più doom-oriented a chiudere il pezzo. Nonostante sia stato registrato durante le session di Evangelion, la decisione di pubblicarlo solo oggi sembra proprio compatibile con questo evidente riassetto stilistico dei polacchi. In un certo senso, stiamo sentendo i Behemoth più vicini, in termini di intenti musicali, ai tempi black metal degli esordi, con linee chitarristiche essenziali ed evocative, un drumming meno articolato e veloce e numerose aperture d’atmosfera ad arricchire l’aspetto più ricercato della musica, quello mistico e rituale, ma mantenendo comunque un approccio melodico e solistico dinamico e delle linee vocali complesse e accattivanti come da copione del gruppo. Non troverei quindi assurdo asserire che almeno in senso stilistico questi pezzi non sfigurerebbero su Pandemonic Incantations, il terzo full del gruppo, quello antecedente alla svolta stilistica del fulminante Satanica che diede vita allo sviluppo dei Behemoth più veloci e brutali della loro carriera.
Forse consci del fatto che la florida prole del black/death tecnico e brutale avesse spremuto ormai il più delle sue migliori idee, non potendo osare oltre in termini di velocità e intensità sonora e palesatasi ormai la virale omologazione allo stesso sound preconfezionato e plasticoso, i Behemoth odierni hanno virato su uno stile più vicino all’idea primordiale di black metal, seppur con un approccio fresco e attuale, che si allinea a decine di uscite interessanti del panorama black/death odierno, tra cui Necros Christos, Grave Miasma o più ancora Bolzer (che infatti accompagneranno in tour i polacchi questa primavera), con un taglio comunque di rapido apprezzamento. Se questo già era evidente nel comunque decente The Satanist, con un EP così mirato l’intento è indubbiamente evidente, e credo che convenga dar loro una possibilità, dato il potenziale musicale in gioco.
Che forse la pecca più evidente di The Satanist è che spesso mancasse di quella sincera ispirazione musicale che ci si aspettava, apparendo maturo ma a tratti fin troppo costruito o ricercatamente appetibile ad un pubblico più ampio, è probabilmente vero, ma questo EP Xiądz mi appare più certamente come un’ulteriore dichiarazione d’intenti, da non sottovalutarsi nonostante il formato dell’uscita; ci sono oscurità ed energia da vendere, perlomeno come nei picchi qualitativi del disco che l’ha subito preceduto, e che se avesse mantenuto una simile tensione per tutta la durata sarebbe stato un capolavoro. In questo caso però, il lato atmosferico della band pare ancora meglio sviluppato e solido. Che sia ormai questo l’aspetto musicale dei Behemoth, oggi, dopo più di 20 anni di carriera?
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2
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Onestamente mi ha detto poco, anche se The Satanist è cresciuto con gli ascolti e mi piace molto di più delle prime volte. Qui sono perplesso e non so se sia una operazione di marketing/commerciale o non so cos'altro. I Behemoth fanno sempre musica interessante ma qui la cosa mi sembra un po' forzata nel suo insieme. Au revoir. |
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1
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Ep che sinceramente non mi e` piaciuto molto....oltretutto lo stravolgimento di Moonspell rites mi ha lasciato perplesso x non dire altro!..l'originale di and the forest dream eternally non la vede manco col binocolo! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Nieboga Czarny Xiądz 2. Moonspell Rites (2014 version) 3. Towards The Dying Sun We March
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Line Up
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Nergal (Voce, chitarra) Seth (Chitarra) Orion (Basso) Inferno (Batteria)
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