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Keep of Kalessin - Epistemology
( 4519 letture )
Incomprensibile. Ovvero: senza idee precise, senza alcun tipo di ermetismo comunicativo; solo un disordinato e stratificato, terribilmente moderno, collage di odierno metal mainstream.

Ma andando con ordine: abbandonate le radici black dei primordi, i Keep of Kalessin, dopo due scioglimenti, un tour con i cugini Satyricon per il mastermind Obsidian Claw (con tanto di accuse di stupro e pagamenti di cauzioni) e così lo "scambio" rigenerante per il gruppo con Frost, si ricostituisce nel 2006 dando alle stampe la curiosa (in tutti i sensi) virata stilistica epic death di Armada, per poi perseguire il fascinoso luccichio del proscenio televisivo dei Grammy Awards norvegesi e dell'Eurovision. Su questo percorso vengono quindi incastonati Kolossus e Reptilian, album i quali sempre più diluiscono la proposta artistica del gruppo ed alleggeriscono i tratti thrash, black e death del pentagramma a favore di studiate atmosfere caricate (e caricaturali) e della post-produzione (non è casuale il passaggio di quei tempi alla distribuzione sotto Nuclear Blast in diversi paesi europei). Negli ultimi cinque anni i Keep of Kalessin sono, invece, saltati alle orecchie dei fan solo grazie al trascurabile EP Introspection e all'inglorioso "licenziamento" del cantante Thebon (entrato in line-up nel 2005) davanti al pubblico dell'Inferno Festival, mentre quest'ultimo si trovava in vacanza in Sud Africa, lasciando così il microfono del gruppo, per la prima volta nella storia della band, al mai domo Obsidian Claw.

Brevi cenni biografici, ma sufficienti per giungere ad Epistemology, febbraio 2015, sesto album dei Keep of Kalessin. L'album continua nell'intento di alleggerimento stilistico di cui sopra (il black metal è oramai un pretesto pubblicitario più che altro) con un contestuale tentativo di estremizzare e portare verso nuovi lidi il concetto di musica metal, anche se non risulta ben chiaro quale dovrebbe essere l'approdo "sperimentale" del gruppo, dal momento che nel disco vengono riciclati in chiave pomposa elementi presi un po' a destra e un po' a sinistra da più generi musicali, senza alcun tipo di tocco avant-garde o coesione concettuale, mentre le capacità tecniche al trio certamente non mancherebbero. Così, se nel precedente Reptilian un certo tipo di ascoltatore occasionale (senza voler naturalmente schernire alcuno) di musica metal, sempre pronto ad infiammarsi per l'ennesimo disco dei Manowar, piuttosto che ad entusiasmarsi per l'ennesimo act clone melodic death/viking/groove/melodic black/extreme power metal, avrebbe potuto trovare qualcosa di facilmente accessibile con cui scapocciare per un pezzo, la domanda che non potrebbe non ricorrere ad un ascolto più profondo del qui presente Epistemology è: ma questo disco fintamente impegnato e atmosferico (tanto da risultare casualmente sinfonico a tratti) di extreme/epic power/blackened metal a quale categoria di ascoltatori potrebbe veramente piacere? E più in generale, che tipo di fan potrebbero avere i Keep of Kalessin nel 2015?
Domande a cui, onestamente, non sono riuscito a trovare una risposta.
La batteria, talmente triggerata da sembrare quasi meccanica, stona completamente con le ambientazioni che il gruppo vorrebbe evocare, mitologiche, epiche ed avvolgenti, nonché esteticamente non riesce a distinguersi, e cioè a comunicare qualcosa di diverso, rispetto alle meccaniche e vanitose trame chitarristiche di Obsidian Claw. Al microfono, invece, Thebon (che per un momento pareva essere stato in grado di far dimenticare persino Attila) aveva dalla sua molte più variazioni nei registri più bassi e nel growling, nonché un timbro più abrasivo ed espressivo, decisamente più confacente alla tipologia di sound proposto dal gruppo (in Kolossus è l'elemento chiave che salva il palcoscenico del gruppo da non degne figure). Per di più, la medesima voce, non sembrava nemmeno troppo ingigantita dalla post-produzione (il che è tutto dire nel nuovo corso dei Keep of Kalessin), mentre i cori un'ottava più alta e spesso totalmente asettici del mastermind non si capisce bene quale effetto comunicativo dovrebbero produrre all'interno del perimetro dell'opera (Introspection è totalmente innaturale). Su questo sfondo Wizziac, di preparazione tecnica comunque indiscutibile, avrebbe dovuto certamente ricavarsi spazi più ampi al cinque corde, cercando calde linee in grado di creare qualche tipo di contrasto con la rigidità dell'impianto sonoro (come fatto con la tonica nell'interludio di The Spiritual Relief) o armonicamente di rottura, mentre il bassista si limita ad accompagnare le pentatoniche delle chitarre e poco più.
In questa cornice, val bene nemmeno iniziare il discorso originalità o economicità di linguaggio: riff degni di nota si contano su mezza mano (ad esempio Necropolis, brano che presenta delle proprie peculiarità, a partire dall'interessante tema centrale fino al drumming piuttosto ricercato e dal sapore tribale sui tamburi, andando a chiudere la triade più prettamente death dell'album), mentre l'originalità e la prolissità della proposta artistica sono concetti inversamente proporzionali a favore della seconda, come oramai da tre album a questa parte nella discografia del gruppo.
Da ultimo, la title-track Epistemolgy: un brano il quale, invece di apportare linfa vitale ad un disco che ne avrebbe tremendamente bisogno, continua a ripetersi (Nergal potrebbe quasi gridare al plagio) su assoli triti e ritriti in sweep picking, giochi di wah-wah, pedali riverbero ed altri filtri, influenze heavy, emblema della discutibile vanità di cui si ammantano gli ultimi Keep of Kalessin.

Se i Wintersun e i Septicflesh scandagliano seriamente i limiti tecnologici della produzione musicale e dell'impatto delle orchestrazioni, mentre i Behemoth vanno, con un proprio bagaglio di modernità e di esperienza, alla ricerca dell'estetica di un genuino movimento stilistico black/death, i Keep of Kalessin restano bloccati esattamente a metà guado: fintamente concettuali (a partire dal titolo dell'album) per poter essere definiti "prog" (in senso ampio) o sperimentali, e troppo ridondanti e artefatti per poter onestamente lasciare alcun tipo di spiraglio per paragoni con il proprio passato, oggettivamente valido, per converso.
Epistemology è l'emblema di un gruppo che, da un lato, non ha coraggio, o capacità, necessarie per sperimentare davvero, anche fuori dal mondo dell'estremo, mentre dall'altro trova comunque ancora conveniente riempire i propri brani e ricondurre la propria immagine a tutti quei cliché tipici che il metal ha prodotto negli ultimi quindici anni.
D'altro canto, pure a fronte di scarsi momenti memorabili, l'insufficienza non può essere troppo gravosa, dal momento che qualche spunto interessante qua e là nel pentagramma del gruppo emerge (su tutti, il climax ascendente su di cui è costruita The Spiritual Relief o l'attacco di The Grand Design, il quale va poi svanendo nella propria ripetitività), come pure la preparazione tecnica del trio resta inconfutabile: ma suonare musica senz'anima può ingannare solo chi predilige la forma alla sostanza, e il black metal è proprio il genere di riferimento più inadatto per effettuare ragionamenti di questo tipo.

Si salvano The Spiritual Relief e Necropolis.



VOTO RECENSORE
57
VOTO LETTORI
74.68 su 29 voti [ VOTA]
Moro
Sabato 20 Maggio 2023, 23.39.20
16
Sottoscrivo ogni parola. E\' una band inutile che vorrebbe comporre colonne sonore per le battaglie di Game of Thrones o per i suoi spinoff. Sono artefici del nulla più nulla del mondo, ma con alcune delle più grandi amplificazioni e mistificazioni sonore.
Orexis
Lunedì 6 Settembre 2021, 10.50.21
15
A me piace. Musicisti preparatissimi e con la cattiveria giusta. Produzione piacevole. Voto 80.
Uno
Martedì 23 Aprile 2019, 18.01.48
14
Dopo quattro anni dalla sua uscita l'ho riascoltato e devo dire che mi sento di rivalutare questo disco. Ha dei riff e degli arrangiamenti sinfonici molto efficaci, delle voci molto belle, sia in harsh che in clean e dei momenti davvero epici. Insomma, secondo me è un buon album, molto godibile. Sono una band valida, possono anche non piacere, ma fanno musica veramente di qualità secondo me.
Fero
Giovedì 9 Aprile 2015, 18.46.45
13
Non concordo. I lavori precedenti erano sicuramente più omogenei e particolari (anche il bistrattato Reptilian) ma non mi pare affatto un brutto disco, anzi alcuni momenti sono proprio belli. De gustibus
Wild Wolf
Mercoledì 25 Febbraio 2015, 23.00.15
12
Diciamo che è abbastanza facile con questi ultimi KOK cadere in visioni entrambe estreme, in giù e in sù. Personalmente ora li trovo semplicemente innocui, insipidi, ma non pessimi o inutili.
mardonziak
Mercoledì 25 Febbraio 2015, 22.55.08
11
forse troppo drastico il commento sottostante... trovo BUONI e reputo validi anche il mini-EP "reclaim" e il successivo "armada" (a prescindere dai cambiamenti di line-up intercorsi).
kroky78
Mercoledì 25 Febbraio 2015, 17.45.52
10
Artisticamente morti dopo l' uscita di Ghâsh e Warach
Anthares616
Sabato 21 Febbraio 2015, 12.00.21
9
Sarò di parte ma il disco non lo trovo così inutile come qualcuno di voi ha scritto o lascia intendere.Sono 3 ottimi musicisti e fanno bene a sperimentare...parlare di deriva mi sembra un tantino esagerato.Nel complesso direi buon lavoro della band,disco non eccelso ma comunque piacevole.
thrash1969
Mercoledì 18 Febbraio 2015, 14.40.14
8
Purtroppo concordo con la disamina della recensione... Peccato un altro gruppo dalle grandi potenzialità andato alla deriva
Alcor81
Lunedì 16 Febbraio 2015, 13.15.46
7
L'ho ascoltato un paio di volte ed effettivamente non fa gridare al miracolo, ma tutto sommato darei un 65, per come è realizzato e tutto il resto. Chiaro che la mia opinione sugli album precedenti e sull'indiscusso valore della band non cambia
Ad astra
Lunedì 16 Febbraio 2015, 12.57.22
6
Ottima rece Lorenzo. Lo sto ascoltando da qualche giorno e non fi trovo un filo conduttore...un input per immedesimarmi anche un minimo nelle scene proposte... Hai scritto tutto perfettamente. Alla frutta?
Alcor81
Lunedì 16 Febbraio 2015, 11.33.51
5
Si effettivamente Reptilian neanche a me ha fatto chissà quale effetto. I precedenti sono grandi dischi, sicuramente creati da grandi strumentisti, con una tecnica notevolmente sopra la media, e sicuramente non sono i cloni di nessuno, hanno un loro stile, quindi già questo basterebbe a dargli grande merito. Che piacciano o meno i loro album ed il loro stile è un altro discorso.
Max
Lunedì 16 Febbraio 2015, 11.05.48
4
Bah, un grande primo disco, un secondo disco e un ep carini poi lo splendido Armada. Per me potevano fermarsi a quel punto, i dischi dopo non mi sono per niente piaciuti. Di questo non ho sentito niente ma penso resterò nell'ignoranza...
Alcor81
Domenica 15 Febbraio 2015, 23.33.04
3
Io non ho ascoltato quest'ultimo ma ogni altro album del gruppo è molto valido da ogni punto di vista fino a kolossus, il giudizio generale sul gruppo mi sembra davvero troppo severo, se loro son inutili che dire della metà dei loro fratelli scandinavi? Sono dei professionisti da sempre e si sente
Zess
Domenica 15 Febbraio 2015, 22.40.33
2
Sempre stati inutili.
Moro
Domenica 15 Febbraio 2015, 22.38.42
1
Siamo andati anche larghi di voto
INFORMAZIONI
2015
Indie Recordings
Melodic Black
Tracklist
1. Cosmic Revelation
2. The Spiritual Relief
3. Dark Divinity
4. The Grand Design
5. Necropolis
6. Universal Core
7. Introspection
8. Epistemology
Line Up
Obsidian Claw (Voce, chitarre, tastiere)
Wizziac (Basso)
Vyl (Batteria)
 
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