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Vexillum - Unum
( 3415 letture )
I Vexillum sono una giovane band toscana salita alla ribalta negli ultimi anni grazie ad un’accoppiata vincente di album usciti a distanza di un anno l’uno dall’altro ed in grado di stupire tutti per la ventata di aria fresca che sono riusciti ad intingere nel panorama power metal attuale. The Wandering Notes, album d’esordio uscito nel 2011 per conto dell’etichetta italiana My Graveyard Productions, era stato il risultato di anni di lavoro e progressi durante i quali la band aveva dato alle stampe un primo demo, Tales, datato 2005, ed un EP, Neverending Quest, risalente al 2007, prima prova con Dario Vallesi al microfono. Il successivo The Bivouac ha invece rappresentato la naturale evoluzione di un sound ancora in via di definizione ma già piuttosto chiaro e descrivibile come un perfetto mix di power e folk metal, che non si limita alla riproposizione di uno stile oramai fortemente abusato, ma si spinge ben oltre i soliti confini, seguendo principalmente la strada della personalizzazione e attingendo solo quando necessario ai cliché del genere. La forza dei Vexillum sta proprio in questa capacità di poter distinguere il loro operato da quello delle altre band del settore, con canzoni dotate di un loro marchio di fabbrica grazie ai differenti elementi strumentali di cui la band si avvale; un risultato che spesso molte band non si sognano di ottenere nemmeno dopo decine di album. Una sezione ritmica potente e precisa -che è forse ciò che meno risalta all’interno del disco, nonostante il lavoro di Francesco Saverio Ferraro al basso e di Efisio Pregio alla batteria sia assolutamente ineccepibile- sorregge le due asce di Francesco Caprina e Michele Gasparri, con quest’ultimo che si rende protagonista anche alla cornamusa. Sopra agli strumenti si erge la voce di Dario Vallesi, ottimo interprete dotato di un timbro squillante e acuto al punto giusto, il fiore all’occhiello di questa formazione. Unum, terzo studio album pubblicato come il precedente dalla tedesca Limb Music, è la conferma che tutti aspettavamo, un disco con tutte le carte in regola per poter ulteriormente consacrare la band italiana a livello internazionale, processo iniziato nel 2011 col tour europeo di supporto ai Rhapsody of Fire e proseguito con le successive date in compagnia dei Luca Turilli’s Rhapsody, dei Freedom Call e degli Orden Ogan tra il 2012 e il 2013. A “certificare” il tutto, per il nuovo album -ideato per essere un concept- sono stati chiamati alcuni nomi di spicco del panorama power metal mondiale: nientedimeno che Hansi Kürsch (Blind Guardian), Chris Bay (Freedom Call), Mark Boals (ex vocalist di Malmsteen, dal 2000 nei Ring of Fire e appena entrato a far parte dei nostrani Labyrinth) e Maxi Nil (ex Visions of Atlantis ed ora nei Jaded Star), l’unica presenza femminile. Entrando più nel dettaglio, come andremo a vedere, Unum può contare su molti elementi positivi in grado di rendere giustizia alla bontà delle composizioni presenti al suo interno, ma allo stesso tempo è rallentato, seppur in minima parte, da altri fattori. Innanzitutto, i quarantasette minuti di durata potrebbero a prima vista sembrare un’ottima cosa, in quanto ci mettono davanti ad un album né troppo lungo né troppo breve, ma c’è da dire che in questo caso sono anche presenti due cover dalla lunghezza complessiva di otto minuti ed inoltre il resto del disco è caratterizzato da ben cinque brani che contano la presenza di ospiti, per cui ci ritroveremo con due soli pezzi 100% Vexillum. Si tratta di piccolezze, è chiaro, ma per qualcuno potrebbero essere addirittura di ostacolo all’ascolto. Si tratta però di un concept, è giusto tenerlo a mente, e come spesso accade la struttura della storia comporta e giustifica la presenza di più personaggi/interpreti. L’effettiva qualità dei singoli brani in ogni caso non cambia e il risultato finale non potrà essere inficiato da tali sottigliezze.

Partenza epica e maestosa con The Departure: Blow Away the Ashes, canzone che inizia in maniera soffusa per poi esplodere in un vero e proprio impeto di fervore epico dettato dalla fondamentale presenza dei cori e dalla potenza delle corde vocali di Dario Vallesi. Il reparto strumentale si dimostra capace di reggere l’imponenza del pezzo, dando il giusto spazio alle diverse atmosfere, tra momenti in cui l’acceleratore è premuto al massimo ed altri in cui le redini sono tenute molto di più a freno. Da qui in avanti prende il via il carosello di ospiti speciali al microfono, iniziando da Chris Bay nelle parti del giullare in The Jester: Over the Clouds (canzone di cui è anche disponibile un videoclip ufficiale alquanto divertente e probabilmente in parte autoironico); il brano è sorretto da una sezione ritmica poderosa e ruota tutto attorno alla “follia” presente nel testo di cui i due cantanti si fanno a loro modo portavoce. Va detto, però, che la prova del singer tedesco non è più di tanto significativa e risulta priva di un qualche effettivo peso. Nella seguente The Sentenced: Fire and Blood è invece Hansi Kürsch a rendersi protagonista con la sua voce caratteristica. Ciò che ne viene fuori è un brano potente e ben impostato, ma che ancora non riesce a raggiungere un livello qualitativo tale da poter essere considerato tra i pezzi forti dell’album. Successo a metà anche per Lady Thief: What We Are, canzone che mostra degli ottimi spunti, ma che non incide più di tanto. Qui il microfono passa nelle mani di Maxi Nil (che già aveva prestato la sua voce nell’album precedente in The Oak and Lady Flame), nel ruolo di Lady Thief, per quello che è un vero e proprio duetto tra la cantante greca e Dario Vallesi. Il risultato è buono, ma, come detto, ancora non sembra emergere il lato migliore dei Vexillum. Il momento è però vicino ed infatti già con la successiva The Hermit: Through the Mirror la formazione toscana spicca il volo e sfodera un brano eccezionale. Protagonista è questa volta un eremita, interpretato da un Mark Boals evidentemente ispirato. Da un punto di vista musicale, la prova dei singoli è sopra le righe senza esclusioni di sorta ed è impossibile non sentirsi come rapiti dall’andamento trascinante del brano. Sensazioni simili, seppur la canzone si svolga in modo differente, vengono trasmesse dalla magnifica The Way Back: The Clash Within, dotata di un mood epico e ancora una volta trascinante. Il coinvolgimento è ora al suo stato massimo e il tutto sfocia in quello che può senza timore essere considerato il capolavoro del disco, ovvero The True Beginning: Standing As One. Ritornello azzecatissimo, strofe altrettanto imponenti, chitarre libere di sfoggiare il tecnicismo mai esagerato del duo Caprina-Gasparri e tutta la potenza vocale di cui Unum si può avvalere. Difficilmente riuscirete a non far ripartire il brano da capo più e più volte una volta concluso l’ascolto. Arriva così l’ora delle due cover, Spunta la Luna dal Monte dei Tazenda (storica formazione sarda alquanto particolare, che unisce sonorità pop rock ad elementi folkloristici) e Run Runaway degli Slade (band inglese di fondamentale importanza per tutta la scena glam). Due canzoni estremamente differenti l’una dall’altra, ma rese in modo ottimale dai Vexillum e che riescono a lasciare traccia del loro passaggio nonostante sia facile considerarle alla stregua di bonus tracks.

Unum si rivela dunque un album ricco di spunti d’interesse, meno omogeneo di quanto il titolo potrebbe far credere e soprattutto slegato dalle tipiche sonorità power metal cui siamo tanto abituati. Il fattore “concept album” ha senz’altro giovato alla freschezza delle composizioni, grazie alla presenza di ospiti illustri che hanno reso possibile ad ogni singola canzone di elevarsi e distinguersi in modo individuale. La band toscana ha comunque mostrato di essere in grado di cavarsela anche da sola coi propri mezzi e canzoni come The Departure: Blow Away the Ashes o The Way Back: The Clash Within sono degli ottimi esempi a riguardo. Più che di classica maturazione, nel caso dei Vexillum si può parlare di evoluzione e ampliamento dei propri orizzonti. Tutti elementi fondamentali per raggiungere il meritato successo e un’altrettanto giustificata consacrazione. Disco consigliato a tutti, perché la buona musica non conosce confini.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
49.13 su 36 voti [ VOTA]
Giullare
Mercoledì 4 Marzo 2015, 3.06.32
5
Rieccomi qua, ad assimilare un altro album dei Vexillum fino all'ultima nota e parola. Ormai sti ragazzi sono una certezza, li definirei i Bardi Italiani, sia per le affinità musicali con quelli Tedeschi sia per il livello medio di ogni singolo disco (al momento sono tre album e non ne valuto nemmeno uno sotto l'80). Se da un lato è chiaramente un punto a favore, dall' altra questa costanza mi spaventa un po', mi pare si divertano a sfornare lavori di alto livello senza puntare a quella perfezione che i Blind Guardian hanno raggiunto ad esempio con Imaginations e Nightfall. In parole povere credo che il capolavoro vero e proprio, seppur sfiorato tre volte, i Vexillum non l'abbiano ancora fatto. per quanto riguarda questo Unum, l'idea del concept mi è sembrata davvero azzeccata, nell'album precedente la pecca più grave era proprio lo "sfilacciarsi" dei brani durante l'ascolto. Gli ospiti stavolta sono davvero azzeccati e interpretano alla grande i pezzi (forse ad eccezione di Maxi nil, non tanto per l'interpretazione, ma più per il brano in se, nettamente inferiore a quello di The bivouac) e danno vita ad un'avventura portatrice di un messaggio tanto semplice quanto significativo (invito a leggere i testi Favolosa la botta e risposta di soli tra Caprina e Gasparri in "The jester: Over the clouds", su tutti però: -The Sentenced (Hansi non delude mai) -The Hermit (Dall'inizio alla fine un continuo crescendo) -The True Beginning (Refrain a dir poco esaltante) Le cover coinvolgono ma sono da analizzare a parte, l'album, essendo un concept sostanzialmente si ferma alla settima traccia. In conclusione altro lavoro eccellente dei Vexillum che si confermano (se ancora ne avessero bisogno) una delle migliori realtà emergenti in ambito Power, l'amaro in bocca resta semplicemente dal fatto che ancora non si tratta di un vero e proprio capolavoro, The Wandering Notes e The Bivouac si aggiravano attorno ad un 85, e questo Unum non si discosta di molto. Una garanzia.
Cristiano Elros
Martedì 3 Marzo 2015, 21.26.09
4
Gran bell'album, per ora lo reputo superiore al precedente! Comunque per me, The Sentenced: Fire and Blood è uno dei pezzi migliori dell'album! Ma sono davvero bei pezzi tutti quanti, The Hermit: Through the Mirror è forse il più ispirato però!
Flight 666
Martedì 3 Marzo 2015, 20.37.52
3
Vista proprio la presenza di Hansi lo definirei più un omaggio che un plagio. Comunque è vero, struttura e cori, così come l'atmosfera generale è totalmente Blind Guardian!
Maurilio
Martedì 3 Marzo 2015, 20.24.57
2
Ma la canzone con Hansi non sembra un plagio delle canzoni dei Blind Guardian? A me come struttura e cori sembra identica alle ultime produzioni dei Bardi.
AlinoSky
Martedì 3 Marzo 2015, 16.39.03
1
Album davvero bello , poi da buon sardo ho gradito tantissimo la cover di spunta la luna dal monte =) Grandissimo Efisio alla batteria , lui è un amico ed è bravo e umile!!!
INFORMAZIONI
2015
Limb Music
Power
Tracklist
1. The Departure: Blow Away the Ashes
2. The Jester: Over the Clouds
3. The Sentenced: Fire and Blood
4. Lady Thief: What We Are
5. The Hermit: Through the Mirror
6. The Way Back: The Clash Within
7. The True Beginning: Standing As One
8. Spunta la Luna dal Monte (Tazenda cover)
9. Run Runaway (Slade cover)
Line Up
Dario Vallesi (Voce)
Francesco Caprina (Chitarra)
Michele Gasparri (Chitarra, Cornamusa, Cori)
Francesco Saverio Ferraro (Basso)
Efisio Pregio (Batteria, Cori)

Musicisti Ospiti:
Chris Bay - The Jester (Voce nella traccia 2)
Hansi Kürsch - The Sentenced (Voce nella traccia 3)
Maxi Nil - Lady Thief (Voce nella traccia 4)
Mark Boals - The Hermit (Voce nella traccia 5)
 
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